26 ago 2012

Mario Monti e la riscossa del liberismo meneghino



Mario Monti rappresenta il libero mercato  delle banche, che vuole avere la sua rivincita sulla realtà italiana, con atteggiamenti da Milanese, ovvero da buona società milanese.
Il libero mercato tanto osannato, bramato a parole, non è poi veramente amato da molte categorie sociali, che vivono dei privilegi consacrati da decenni e spesso da secoli: il libero mercato sta nella possibilità che sia la gente a scegliere quale merce o servizio vale e conviene di più.
Abbiamo categorie che non sono aperte a questa logica, giustificano con motivazioni pretestuose la necessità di proteggere privilegi acquisiti: la difesa della qualità grazie a commissioni di categoria.
Abbiamo la casta dei giornalisti, quella dei notai, inoltre molte altre sotto caste che si sono insediate nella provincia italiana: sono ingegneri, medici, farmacisti, etc..
E' un mondo antico che pretende di sopravvivere alle logiche economiche attuali.
Altri ceti protetti si trovano nel pubblico impiego, ma qui la faccenda è complessa e non si può fare di tutta l'erba un fascio: ci sono realtà e realtà, con avvantaggiati e sfruttati.
Il tanto esaltato liberismo economico, che ha per sua natura dei limiti e dei pericoli, se lo si vuole applicare deve essere inteso in modo integrale, per tutte le categorie sociali senza nicchie protette.
Altrimenti ci teniamo un'economia zoppa: si compete con tutto il sistema Paese nel mercato globale mondiale, si rischia di perdere posizioni ed occasioni se tutto non è "oliato" nel modo giusto.
Tutti invocano rigore giusto che queste regole ferree ed uguali per tutti siano applicate, senza privilegi.