17 lug 2016

Giornali, editoria prezzolata, pennivendoli squallidi, senza dignità

Pochi sanno che per entrare nei grandi giornali e nelle grandi editrici serve una tessera o più  tessere di partito, o meglio, bisogna dare prova di essere fedeli al partito che paga in quel momento, con i soldi nostri l'editore, che è  un privato, che vuole il suo profitto pure lui, ma spesso non nell'editoria, ma nei favori, da faccendiere, con la politica.
Io appartengo a quei sognatori, che cercarono di farsi leggere i propri libri dai grandi editori e feci la prova del ..... nodo: inviai la copia del mio romanzo all'ufficio di questo o quel editore e dopo qualche mese ricevetti risposta.
Mi restituirono, per la prima volta l'intero plico con una breve risposta scritta, con la solita frase convenzionale: "Abbiamo letto con attenzione il suo dattiloscritto, ma non possiamo pubblicarlo perché  non rientra nei nostri schemi editoriali."
Io controllai il nodo dello spago, che per aprirlo sarebbero servite le forbici o un tagliacarte e lo ritrovai intatto:  nessuno aveva letto niente, ovviamente.
Poi parlai con uno scrittore che aveva pubblicato libri di lettura nelle scuole, con una piccola editrice abruzzese, con un discreto successo, mi disse: "È impossibile farsi pubblicare dalle grandi editrici perché. ... si entra solo attraverso altre vie."
Io mi chiesi cosa intendesse e come tutti gli ingenui arrivai tardi a capire: "Gli editori hanno bisogno del politacamente corretto, ovvero qualcuno che faccia il coro degli asini per il potere in carica, il partito al governo al momento, che paga con i nostri soldi, gli editori."
Lo scrittore di turno non deve avere delle doti particolari, ma essere solo un mediocre, tale da essere messo da parte se non è  fedele.
Fu la tragica scoperta dell'acqua calda, per me.