25 lug 2020

Islam e sviluppo economico.


I Paesi islamici subiscono da sempre crisi economiche, tranne per i Paesi ricchi di petrolio, sino a quando finirà, poi la crisi arriverà pure da loro.
La gente più povera al mondo è tra loro, escludendo i soliti emiri: il fatalismo e l'integralismo creano miseria e infelicità.
Inoltre la ricchezza dei Paesi islamici è quasi sempre in mano a minoranze di infedeli, i Copti in Egitto, i Cinesi in Indonesia, gli Armeni anche in Turchia e in diversi situazioni islamiche che gestiscono, manipolano gli affari, i commerci, anche l'artigianato.
La storia e la realtà attuale dimostrano tale verità oggettiva, poi da sempre i governanti islamici, combattono i loro infedeli interni, li umiliano, li tassano, ma non ne possono fare a meno o le loro economie precipitano nella miseria nera.
L'islam ha molti volti, con decine, decine di migliaia di sette e sotto gruppi, spesso a carattere etnico e culturale.
Da queste realtà nascono le tante guerre e guerriglieri interne, interminabili, come quelle della Somalia e della Libia.
Contrastare questa religione è necessario per il bene di tutti, primo tra tutti per gli stessi popoli che la subiscono: quando nascerà un vero Stato laico islamico, che tratterà tutti i cittadini in modo uguale, colpendo la violenza senza distinzione, tra quella dei delinquenti comuni e quella dei religiosi islamici, il mondo supererà il suo ultimo Medioevo, anacronistico e assurdo.