28 ott 2011

Trent’anni di comunità perminori in Valle d’Aosta


Aosta, 22 ottobre2011
Trent’anni fa, per rispondere alle necessitàdei bambini e dei giovani in difficoltà, nascevano le primecomunità per minori valdostane. Negli anni questo tipo distrutture ha cercato di adattarsi ai mutamenti continui dellasocietà, individuando percorsi di accompagnamento e di sostegnoadeguati. Per fare il punto della situazione e conoscere da vicinorealtà simili di altre Regioni l’Assessorato dellasanità, salute e politiche sociali della Regione Autonoma Valled’Aosta ha organizzato un Convegno Nazionale sul tema,dal titolo Sentieri possibili verso casa? Che cosa è cambiatonel percorsi di accoglienza nelle comunità per minori. E’stata anche l’occasione per fare un bilancio per quanto riguardale quattro comunità valdostane esistenti.

Albert Lanièce - Assessore alla sanità.salute e politiche sociali

E’ un servizio importante, un servizio che compietrent’anni e vi è sempre più necessità diuna presa in carico complessa dei minori. Noi abbiamo delleéquipe miste costituite dall’assistente sociale e daglipsicologi che seguono i casi più particolari e questo fa si checi siamo dovuti organizzare sempre meglio, tant’è veroche da due anni a questa parte abbiamo fatto nascere una quartacomunità, che segue i ragazzi dai 18 ai 21 anni e che si chiamaPrimo Volo. Questa necessità è sorta quando abbiamopreso atto che molti ragazzi, una volta usciti dalle comunitàdopo avere compiuto la maggiore età, sono ancora indifficoltà, quindi hanno bisogno di un accompagnamentoulteriore per potersi inserire nella società. Si tratta di unservizio in più, che crediamo importante soprattutto per i casipiù particolari.

In tutto le comunità valdostane ospitano unatrentina di minori, mentre circa 15 ragazzi vivono nelle struttured’accoglienza fuori Valle, in quanto è stato ritenutonecessario allontanarli maggiormente dalla loro situazione familiare.Esistono anche molte famiglie che si dichiarano disponibiliall’accoglienza temporanea dei minori.

Albert Lanièce - Assessore alla sanità,salute e politiche sociali

Sono una trentina nelle nostre comunità eabbiamo da 13 a 15 ragazzi che sono nelle comunità minori fuorivalle. Spesso gli invii fuori valle sono necessari perché sitratta di situazioni familiari veramente pesanti, per le quali bisognaallontanare il minore dalla famiglia. Quindi, in generale, sonocoinvolti nell’assistenza circa una cinquantina di ragazzi,tenendo conto che abbiamo anche famiglie che, fortunatamente, sonodisposte ad accogliere i minori nel loro nucleo e questo ci permette,in modo ulteriore, di farci carico dei casi piùparticolari.

Al convegno erano presenti vari minori ospiti dellestrutture valdostane. Il simbolo della due giorni di conferenze,lavori di gruppo e dibattiti è stato disegnato dagli stessiragazzi, che, con il supporto dell’artista Franco Balan, hannopartecipato a un laboratorio per la realizzazione del logodell’iniziativa. Le loro opere sono state appese alle paretidella sala conferenze dell’Hostellerie du Cheval Blanc. Comepremio per la loro creatività, i ragazzi hanno ricevutociascuno un lettore mp3, un momento immortalato dalla foto dirito.  Durante il seminarioè stato proiettato un documentario di forte impatto sociale,realizzato da Gabor Palots, dal titolo Passo il tempo stringendo ipugni sul cuore.

Al convegno hanno partecipato numerosi ospiti, docenti,psicologi, educatori, formatori, direttori di strutture.L’ultimo intervento prima del dibattito finale è stato lalectio magistralis del professor Jean-Pierre Pourtois, dellaFacoltà di psicologia e scienze dell’educazionedell'Università di Mons-Hainaut, in Belgio.

Per concludere i lavori, il docente belga ha affrontato ilnocciolo della questione: come educare i cittadini di domani, infamiglia o in strutture di accoglienza per minori, a vivere in unmondo complesso come quello odierno?

Jean-Pierre Pourtois – Docentedell’Università di Mons-Hainaut, Belgio

Ce que nous essayons de faire est de donner de lasécurité à l’individu et ensuite de luipermettre de s’émanciper et de pouvoir continuer sa vie.Ce que nous cherchons ce sont les grands fondamentaux del’éducation dont le jeune a besoin, et par exemplel’un des premiers est le besoin de structures, de règles,et celui qui vient immédiatement après c’estl’attachement, c’est l’amour, c’est le faitd’être accepté, c’est pouvoir faire desexpériences, aussi, et surtout communiquer. Il y a unetrès grande difficulté aujourd’hui àcommuniquer, et ce que le jeune n’a peut-être pastrouvé dans sa famille il faut qu’il le trouve dans uneautre famille, et le problème qui se pose aujourd’huic’est comment créer une famille dynamique, positive,structurante, et qui conduit en fait l’individu àrencontrer le bonheur, parce que le bonheur il faut le construire, can’existe pas, mais quand on le construit on a un sentiment debonheur et à ce moment-là l’individu peuts’émanciper.

 

Fonte: Presidenza della Regione – Ufficio stampaRegione Autonoma Valle d’Aosta
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