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26 giu 2012

Salmo 48 - Sion, monte di Dio


Cap. 48

Sion, monte di Dio

 1  Cantico. Salmo. Dei figli di Core. 2  Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
 3  Il suo monte santo, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, dimora divina,
è la città del grande Sovrano.
 4  Dio nei suoi baluardi
è apparso fortezza inespugnabile.

 5  Ecco, i re si sono alleati,
sono avanzati insieme.
 6  Essi hanno visto:
attoniti e presi dal panico,
sono fuggiti.
 7  Là sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
 8  simile al vento orientale
che squarcia le navi di Tarsis.

 9  Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l'ha fondata per sempre.
 10  Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
 11  Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.
 12  Gioisca il monte di Sion,
esultino le città di Giuda
a motivo dei tuoi giudizi.

 13  Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri.
 14  Osservate i suoi baluardi,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
 15  Questo è il Signore, nostro Dio
in eterno, sempre:
egli è colui che ci guida.


11 mag 2012

Salmo 104 - Gli splendori della creazione


Cap. 104

Gli splendori della creazione

 1  Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
 2  avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
 3  costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
 4  fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
 5  Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
 6  L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
 7  Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
 8  Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
 9  Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.

 10  Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
 11  ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
 12  Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.

 13  Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
 14  Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
 15  il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.

 16  Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
 17  Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
 18  Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.

 19  Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
 20  Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
 21  ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
 22  Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
 23  Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.

 24  Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
 25  Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
 26  Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.

 27  Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
 28  Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
 29  Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
 30  Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

 31  La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
 32  Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
 33  Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
 34  A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

 35  Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.




Salmo 107 - Dio salva l'uomo da ogni pericolo

Cap. 107

Dio salva l'uomo da ogni pericolo

 1  Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
 2  Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
 3  e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
 4  Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
 5  Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
 6  Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
 7  Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
 8  Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
 9  poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.
 10  Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
 11  perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
 12  Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.
 13  Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
 14  Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
 15  Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
 16  perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.
 17  Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
 18  rifiutavano ogni nutrimento
e gia toccavano le soglie della morte.
 19  Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
 20  Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
 21  Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
 22  Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.
 23  Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
 24  videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
 25  Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
 26  Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
 27  Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
 28  Nell'angoscia gridarono al Signore 

ed egli li liberò dalle loro angustie.
 29  Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
 30  Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
 31  Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
 32  Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.
 33  Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
 34  e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
 35  Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
 36  Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
 37  Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
 38  Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
 39  Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
 40  Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.
 41  Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
 42  Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
 43  Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.



11 feb 2012

Riforma pesca UE WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”


 Riforma pesca UE
WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”

Nuovo rapporto WWF sull’espansione delle flotte dal 1950 a oggi con
mappa interattiva su www.wwf.it

SUBITO LA RIFORMA UE PER SALVARE PESCE E PESCA
La petizione WWF online sulla nuova piattaforma europea wwf.it/petizionepesca

Pescherecci europei in alto mare alla “conquista” degli oceani del mondo, con un’attività di pesca che in 60 anni, e in particolare dagli anni Ottanta, è diventata sempre più insostenibile. È l’immagine che emerge dal nuovo rapporto WWF “L’espansione delle flotte europee ed internazionali nell’oceano dal 1950 ad oggi”, corredato da una mappa animata pubblicata su www.wwf.it, che mostra come le flotte europee siano tra quelle che si sono spinte più lontano nei mari del mondo per pescare e trovare nuovi stock di pesce totalmente ignoti a noi consumatori, con un’intensità sempre maggiore e spesso al limite della sostenibilità e potenzialmente della legalità.
Un primato negativo stimolato dal calo delle catture nazionali e dagli sforzi per ridurre il numero dei pescherecci che pescano nelle acque europee, ciò ha portato gran parte delle flotte a concentrare i propri sforzi all’estero, il tutto favorito da accordi di pesca con i Paesi in via di sviluppo. La pratica immorale del cambiamento di bandiera (per cui le navi dell'UE eludono le norme comunitarie cambiando bandiera con quella di un paese non UE) e i sussidi per i carburanti hanno determinato l’attuale stato di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, con  conseguenze deleterie non solo sugli stock ittici mondiali, ma anche nel lungo termine sullo stesso settore della pesca.

Per avviare la necessaria, ambiziosa riforma della Politica Comunitaria della Pesca (PCP), il WWF chiede all'UE di rendere la sua flotta da pesca sostenibile, e di impegnarsi a rendere ancor più sostenibile anche la gestione della pesca sulla scena internazionale. Serve coerenza tra le norme applicate in acque europee e quanto accade in acque internazionali o nei Paesi in via di sviluppo. Il WWF chiede anche che il miliardo di euro destinato alla gestione delle flotte in alto mare non venga in alcun modo utilizzato per finanziare pratiche di pesca distruttive e non sostenibili.

La riforma della politica comunitaria della pesca è un'occasione unica per fare in modo che tutti i pescherecci dell'UE siano rispettosi di habitat e stock ittici, ovunque essi operino nel mondo - ha dichiarato Marco Costantini Responsabile del Programma Mare WWF Italia - Se l'UE non riuscirà ad assumere un ruolo di leadership nella gestione della pesca e nella protezione degli oceani sulla scena internazionale, contribuirà essa stessa in maniera preponderante alla crisi globale della pesca, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare globale nel lungo periodo. L'Europa ha purtroppo sempre mal gestito la pesca ed è quanto mai urgente una vera e propria riforma, radicale e coraggiosa, della Politica Comunitaria della Pesca.” conclude Costantini.
 
LA PETIZIONE PESCA ONLINE: OBIETTIVO 500.000 FIRME ENTRO SETTEMBRE
La Commissione Europea tende a partecipare con deboli mandati di negoziazione a livello internazionale, e mostra poca ambizione nel processo di riforma della pesca globale. Per sollecitare l'UE ad assumere un ruolo guida per eliminare la pesca illegale e promuovere attività che promuovano pratiche di pesca sostenibile a livello globale, proprio oggi il WWF rilancia su una nuova piattaforma europea la petizione pesca online suwwf.it/petizionepesca indirizzata al Presidente e ai Membri del Parlamento Europeo, per chiedere con l’aiuto di tutti i cittadini:

  • Di interrompere le pratiche distruttive di pesca (gestire la pesca in maniera coerente, costante e con prospettive di lungo termine, a livello di bacino, per consentire agli stock di ricostituirsi)
  • Di assicurare la presenza di pesce per le future generazioni (stabilire un insieme di regole condivise che consentano ai pescatori di prendere ciò che è ragionevole, scientificamente deciso, e soprattutto quando è necessario)
  • Di salvare i pescatori, le nostre tradizioni culturali e il pesce che mangiamo
  • Di applicare questi stessi principi a tutti i pescherecci europei ovunque essi operino nel mondo
NOTA: QUALCHE NUMERO SULLA FLOTTA EUROPEA
 
Ufficialmente, la flotta dell'Unione Europea che opera in acque extra-europee è composta di 718 pescherecci che rappresentano il 25% della flotta UE in termini di stazza lorda. Il 59% opera sotto la bandiera spagnola, il 14% sotto bandiera francese e il 10% sotto bandiera portoghese.

L'Unione europea consuma il 25% del pesce del mondo. Oggi importa il 65% dei prodotti della pesca disponibili sui propri mercati interni.
Il report e la mappa sono consultabili: www.wwf.it  
Firma la petizione su: wwf.it/petizionepesca

25 gen 2012

“PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”


 Riforma pesca UE
WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”
Nuovo rapporto WWF sull’espansione delle flotte dal 1950 a oggi con
mappa interattiva su www.wwf.it

SUBITO LA RIFORMA UE PER SALVARE PESCE E PESCA
La petizione WWF online sulla nuova piattaforma europea wwf.it/petizionepesca

Pescherecci europei in alto mare alla “conquista” degli oceani del mondo, con un’attività di pesca che in 60 anni, e in particolare dagli anni Ottanta, è diventata sempre più insostenibile. È l’immagine che emerge dal nuovo rapporto WWF “L’espansione delle flotte europee ed internazionali nell’oceano dal 1950 ad oggi”, corredato da una mappa animata pubblicata su www.wwf.it, che mostra come le flotte europee siano tra quelle che si sono spinte più lontano nei mari del mondo per pescare e trovare nuovi stock di pesce totalmente ignoti a noi consumatori, con un’intensità sempre maggiore e spesso al limite della sostenibilità e potenzialmente della legalità.
Un primato negativo stimolato dal calo delle catture nazionali e dagli sforzi per ridurre il numero dei pescherecci che pescano nelle acque europee, ciò ha portato gran parte delle flotte a concentrare i propri sforzi all’estero, il tutto favorito da accordi di pesca con i Paesi in via di sviluppo. La pratica immorale del cambiamento di bandiera (per cui le navi dell'UE eludono le norme comunitarie cambiando bandiera con quella di un paese non UE) e i sussidi per i carburanti hanno determinato l’attuale stato di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, con  conseguenze deleterie non solo sugli stock ittici mondiali, ma anche nel lungo termine sullo stesso settore della pesca.

Per avviare la necessaria, ambiziosa riforma della Politica Comunitaria della Pesca (PCP), il WWF chiede all'UE di rendere la sua flotta da pesca sostenibile, e di impegnarsi a rendere ancor più sostenibile anche la gestione della pesca sulla scena internazionale. Serve coerenza tra le norme applicate in acque europee e quanto accade in acque internazionali o nei Paesi in via di sviluppo. Il WWF chiede anche che il miliardo di euro destinato alla gestione delle flotte in alto mare non venga in alcun modo utilizzato per finanziare pratiche di pesca distruttive e non sostenibili.

“La riforma della politica comunitaria della pesca è un'occasione unica per fare in modo che tutti i pescherecci dell'UE siano rispettosi di habitat e stock ittici, ovunque essi operino nel mondo - ha dichiarato Marco Costantini Responsabile del Programma Mare WWF Italia - Se l'UE non riuscirà ad assumere un ruolo di leadership nella gestione della pesca e nella protezione degli oceani sulla scena internazionale, contribuirà essa stessa in maniera preponderante alla crisi globale della pesca, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare globale nel lungo periodo. L'Europa ha purtroppo sempre mal gestito la pesca ed è quanto mai urgente una vera e propria riforma, radicale e coraggiosa, della Politica Comunitaria della Pesca.” conclude Costantini.

LA PETIZIONE PESCA ONLINE: OBIETTIVO 500.000 FIRME ENTRO SETTEMBRE
La Commissione Europea tende a partecipare con deboli mandati di negoziazione a livello internazionale, e mostra poca ambizione nel processo di riforma della pesca globale. Per sollecitare l'UE ad assumere un ruolo guida per eliminare la pesca illegale e promuovere attività che promuovano pratiche di pesca sostenibile a livello globale, proprio oggi il WWF rilancia su una nuova piattaforma europea la petizione pesca online suwwf.it/petizionepesca indirizzata al Presidente e ai Membri del Parlamento Europeo, per chiedere con l’aiuto di tutti i cittadini:

  • Di interrompere le pratiche distruttive di pesca (gestire la pesca in maniera coerente, costante e con prospettive di lungo termine, a livello di bacino, per consentire agli stock di ricostituirsi)
  • Di assicurare la presenza di pesce per le future generazioni (stabilire un insieme di regole condivise che consentano ai pescatori di prendere ciò che è ragionevole, scientificamente deciso, e soprattutto quando è necessario)
  • Di salvare i pescatori, le nostre tradizioni culturali e il pesce che mangiamo
  • Di applicare questi stessi principi a tutti i pescherecci europei ovunque essi operino nel mondo
NOTA: QUALCHE NUMERO SULLA FLOTTA EUROPEA

Ufficialmente, la flotta dell'Unione Europea che opera in acque extra-europee è composta di 718 pescherecci che rappresentano il 25% della flotta UE in termini di stazza lorda. Il 59% opera sotto la bandiera spagnola, il 14% sotto bandiera francese e il 10% sotto bandiera portoghese.

L'Unione europea consuma il 25% del pesce del mondo. Oggi importa il 65% dei prodotti della pesca disponibili sui propri mercati interni.
Il report e la mappa sono consultabili: www.wwf.it  
Firma la petizione su: wwf.it/petizionepesca

Riforma pesca UE WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”


 Riforma pesca UE
WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”
Nuovo rapporto WWF sull’espansione delle flotte dal 1950 a oggi con
mappa interattiva su www.wwf.it

SUBITO LA RIFORMA UE PER SALVARE PESCE E PESCA
La petizione WWF online sulla nuova piattaforma europea wwf.it/petizionepesca

Pescherecci europei in alto mare alla “conquista” degli oceani del mondo, con un’attività di pesca che in 60 anni, e in particolare dagli anni Ottanta, è diventata sempre più insostenibile. È l’immagine che emerge dal nuovo rapporto WWF “L’espansione delle flotte europee ed internazionali nell’oceano dal 1950 ad oggi”, corredato da una mappa animata pubblicata su www.wwf.it, che mostra come le flotte europee siano tra quelle che si sono spinte più lontano nei mari del mondo per pescare e trovare nuovi stock di pesce totalmente ignoti a noi consumatori, con un’intensità sempre maggiore e spesso al limite della sostenibilità e potenzialmente della legalità.
Un primato negativo stimolato dal calo delle catture nazionali e dagli sforzi per ridurre il numero dei pescherecci che pescano nelle acque europee, ciò ha portato gran parte delle flotte a concentrare i propri sforzi all’estero, il tutto favorito da accordi di pesca con i Paesi in via di sviluppo. La pratica immorale del cambiamento di bandiera (per cui le navi dell'UE eludono le norme comunitarie cambiando bandiera con quella di un paese non UE) e i sussidi per i carburanti hanno determinato l’attuale stato di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, con  conseguenze deleterie non solo sugli stock ittici mondiali, ma anche nel lungo termine sullo stesso settore della pesca.

Per avviare la necessaria, ambiziosa riforma della Politica Comunitaria della Pesca (PCP), il WWF chiede all'UE di rendere la sua flotta da pesca sostenibile, e di impegnarsi a rendere ancor più sostenibile anche la gestione della pesca sulla scena internazionale. Serve coerenza tra le norme applicate in acque europee e quanto accade in acque internazionali o nei Paesi in via di sviluppo. Il WWF chiede anche che il miliardo di euro destinato alla gestione delle flotte in alto mare non venga in alcun modo utilizzato per finanziare pratiche di pesca distruttive e non sostenibili.

“La riforma della politica comunitaria della pesca è un'occasione unica per fare in modo che tutti i pescherecci dell'UE siano rispettosi di habitat e stock ittici, ovunque essi operino nel mondo - ha dichiarato Marco Costantini Responsabile del Programma Mare WWF Italia - Se l'UE non riuscirà ad assumere un ruolo di leadership nella gestione della pesca e nella protezione degli oceani sulla scena internazionale, contribuirà essa stessa in maniera preponderante alla crisi globale della pesca, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare globale nel lungo periodo. L'Europa ha purtroppo sempre mal gestito la pesca ed è quanto mai urgente una vera e propria riforma, radicale e coraggiosa, della Politica Comunitaria della Pesca.” conclude Costantini.

LA PETIZIONE PESCA ONLINE: OBIETTIVO 500.000 FIRME ENTRO SETTEMBRE
La Commissione Europea tende a partecipare con deboli mandati di negoziazione a livello internazionale, e mostra poca ambizione nel processo di riforma della pesca globale. Per sollecitare l'UE ad assumere un ruolo guida per eliminare la pesca illegale e promuovere attività che promuovano pratiche di pesca sostenibile a livello globale, proprio oggi il WWF rilancia su una nuova piattaforma europea la petizione pesca online suwwf.it/petizionepesca indirizzata al Presidente e ai Membri del Parlamento Europeo, per chiedere con l’aiuto di tutti i cittadini:

  • Di interrompere le pratiche distruttive di pesca (gestire la pesca in maniera coerente, costante e con prospettive di lungo termine, a livello di bacino, per consentire agli stock di ricostituirsi)
  • Di assicurare la presenza di pesce per le future generazioni (stabilire un insieme di regole condivise che consentano ai pescatori di prendere ciò che è ragionevole, scientificamente deciso, e soprattutto quando è necessario)
  • Di salvare i pescatori, le nostre tradizioni culturali e il pesce che mangiamo
  • Di applicare questi stessi principi a tutti i pescherecci europei ovunque essi operino nel mondo
NOTA: QUALCHE NUMERO SULLA FLOTTA EUROPEA

Ufficialmente, la flotta dell'Unione Europea che opera in acque extra-europee è composta di 718 pescherecci che rappresentano il 25% della flotta UE in termini di stazza lorda. Il 59% opera sotto la bandiera spagnola, il 14% sotto bandiera francese e il 10% sotto bandiera portoghese.

L'Unione europea consuma il 25% del pesce del mondo. Oggi importa il 65% dei prodotti della pesca disponibili sui propri mercati interni.
Il report e la mappa sono consultabili: www.wwf.it  
Firma la petizione su: wwf.it/petizionepesca

WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”


 Riforma pesca UE
WWF: “PESCHERECCI EUROPEI ALL’INSOSTENIBILE CONQUISTA DEGLI OCEANI”
Nuovo rapporto WWF sull’espansione delle flotte dal 1950 a oggi con
mappa interattiva su www.wwf.it

SUBITO LA RIFORMA UE PER SALVARE PESCE E PESCA
La petizione WWF online sulla nuova piattaforma europea wwf.it/petizionepesca

Pescherecci europei in alto mare alla “conquista” degli oceani del mondo, con un’attività di pesca che in 60 anni, e in particolare dagli anni Ottanta, è diventata sempre più insostenibile. È l’immagine che emerge dal nuovo rapporto WWF “L’espansione delle flotte europee ed internazionali nell’oceano dal 1950 ad oggi”, corredato da una mappa animata pubblicata su www.wwf.it, che mostra come le flotte europee siano tra quelle che si sono spinte più lontano nei mari del mondo per pescare e trovare nuovi stock di pesce totalmente ignoti a noi consumatori, con un’intensità sempre maggiore e spesso al limite della sostenibilità e potenzialmente della legalità.
Un primato negativo stimolato dal calo delle catture nazionali e dagli sforzi per ridurre il numero dei pescherecci che pescano nelle acque europee, ciò ha portato gran parte delle flotte a concentrare i propri sforzi all’estero, il tutto favorito da accordi di pesca con i Paesi in via di sviluppo. La pratica immorale del cambiamento di bandiera (per cui le navi dell'UE eludono le norme comunitarie cambiando bandiera con quella di un paese non UE) e i sussidi per i carburanti hanno determinato l’attuale stato di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, con  conseguenze deleterie non solo sugli stock ittici mondiali, ma anche nel lungo termine sullo stesso settore della pesca.

Per avviare la necessaria, ambiziosa riforma della Politica Comunitaria della Pesca (PCP), il WWF chiede all'UE di rendere la sua flotta da pesca sostenibile, e di impegnarsi a rendere ancor più sostenibile anche la gestione della pesca sulla scena internazionale. Serve coerenza tra le norme applicate in acque europee e quanto accade in acque internazionali o nei Paesi in via di sviluppo. Il WWF chiede anche che il miliardo di euro destinato alla gestione delle flotte in alto mare non venga in alcun modo utilizzato per finanziare pratiche di pesca distruttive e non sostenibili.

“La riforma della politica comunitaria della pesca è un'occasione unica per fare in modo che tutti i pescherecci dell'UE siano rispettosi di habitat e stock ittici, ovunque essi operino nel mondo - ha dichiarato Marco Costantini Responsabile del Programma Mare WWF Italia - Se l'UE non riuscirà ad assumere un ruolo di leadership nella gestione della pesca e nella protezione degli oceani sulla scena internazionale, contribuirà essa stessa in maniera preponderante alla crisi globale della pesca, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare globale nel lungo periodo. L'Europa ha purtroppo sempre mal gestito la pesca ed è quanto mai urgente una vera e propria riforma, radicale e coraggiosa, della Politica Comunitaria della Pesca.” conclude Costantini.

LA PETIZIONE PESCA ONLINE: OBIETTIVO 500.000 FIRME ENTRO SETTEMBRE
La Commissione Europea tende a partecipare con deboli mandati di negoziazione a livello internazionale, e mostra poca ambizione nel processo di riforma della pesca globale. Per sollecitare l'UE ad assumere un ruolo guida per eliminare la pesca illegale e promuovere attività che promuovano pratiche di pesca sostenibile a livello globale, proprio oggi il WWF rilancia su una nuova piattaforma europea la petizione pesca online suwwf.it/petizionepesca indirizzata al Presidente e ai Membri del Parlamento Europeo, per chiedere con l’aiuto di tutti i cittadini:

  • Di interrompere le pratiche distruttive di pesca (gestire la pesca in maniera coerente, costante e con prospettive di lungo termine, a livello di bacino, per consentire agli stock di ricostituirsi)
  • Di assicurare la presenza di pesce per le future generazioni (stabilire un insieme di regole condivise che consentano ai pescatori di prendere ciò che è ragionevole, scientificamente deciso, e soprattutto quando è necessario)
  • Di salvare i pescatori, le nostre tradizioni culturali e il pesce che mangiamo
  • Di applicare questi stessi principi a tutti i pescherecci europei ovunque essi operino nel mondo
NOTA: QUALCHE NUMERO SULLA FLOTTA EUROPEA

Ufficialmente, la flotta dell'Unione Europea che opera in acque extra-europee è composta di 718 pescherecci che rappresentano il 25% della flotta UE in termini di stazza lorda. Il 59% opera sotto la bandiera spagnola, il 14% sotto bandiera francese e il 10% sotto bandiera portoghese.

L'Unione europea consuma il 25% del pesce del mondo. Oggi importa il 65% dei prodotti della pesca disponibili sui propri mercati interni.
Il report e la mappa sono consultabili: www.wwf.it  
Firma la petizione su: wwf.it/petizionepesca

16 gen 2012

ambiente - WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”


INCIDENTE ISOLA DEL GIGLIO

WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”
Il WWF scrive al ministro dell’Ambiente e chiede un tavolo di confronto
con tutti gli operatori del mare

Ogni anno nel Santuario dei Cetacei 10.000 transiti commerciali
e 70 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi

Con una nota inviata al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il WWF solleva con forza il problema del controllo delle rotte all’interno del Santuario internazionale dei Cetacei e chiede un atto di verità e coerenza perché venga avviata una gestione reale, e non puramente formale, in un’area marina preziosa per la biodiversità, interessata ogni anno da oltre 10.000 transiti commerciali (non considerando quindi le imbarcazioni private), senza alcun obbligo di rotte certe e senza alcun riscontro satellitare costante, mentre l’unica attività ad alto impatto veramente vietata è quella delle gare motonautiche offshore.

In assenza di regole basilari che sono state troppe volte rinviate, il Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999, non è in grado di tutelare adeguatamente i propri beni ambientali e paesaggistici, e perde totalmente la sua ragion d’essere, tanto da poter essere dichiarato un sostanziale fallimento. Ne sono gli esempi più recenti il drammatico incagliamento della Costa Concordia al Giglio e quanto accaduto all’alba del 17 dicembre 2011, quando l’Eurocargo Venezia  della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati.

Alla luce di questi eventi, il WWF ribadisce la necessità di mantenere un dialogo strutturato con gli operatori del mare e chiede l’istituzione di un tavolo di confronto, che riprenda l’impostazione di quello del 2001 sul traffico marittimo pericoloso, per prevenire che incidenti di tale natura possano compromettere gli ecosistemi marini.

Allo stesso tempo il WWF si appella a Costa Crociere perché, nell’ambito delle azioni messe in atto in questa delicata fase delle operazioni di recupero, continui a garantire la massima attenzione per scongiurare ogni tipo di impatto ambientale potenzialmente annesso alla tragedia, a partire dal rischio di sversamento di carburante che fino ad ora è stato mantenuto sotto controllo.

Nella nota inviata al Ministro dell’Ambiente, il WWF ricorda anche che nell’alto Tirreno insistono aree di enorme pregio come i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, come l’Argentario, il Golfo dei Poeti, Lerici, Portofino, come la Corsica, le Bocche di Bonifacio o il ponente ligure. Un immenso patrimonio di bellezza e biodiversità, di paesaggi mozzafiato e natura, di cultura e tradizioni oltre che di lavoro, che viene quotidianamente messo a rischio dal traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi vengono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno.

Il WWF chiede di fare il punto anche sull’applicazione dell’accordo volontario sul traffico marittimo pericoloso sottoscritto nel giugno del 2001, su iniziativa dei Ministri dell’Ambiente e dei Trasporti, con Confindustria (anche  per conto di Confitarma, Unione Petrolifera, Assocostieri e Federchimica), l'Assoporti, le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL e UGL) e le maggiori associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e WWF Italia). L’accordo prevedeva un articolato programma di interventi concreti finalizzati a prevenire i rischi connessi al trasporto marittimo di sostanze pericolose, innanzitutto mediante la più rapida messa al bando dalle nostre acque delle navi petroliere monoscafo, oltre ad altre misure per evitare il lavaggio delle cisterne in mare, per una più calibrata formazione professionale degli equipaggi, per la rapida ratifica della Convenzione internazionale “bunker oil”, per la tutela di particolari aree quali le bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia. Secondo il WWF non solo è fondamentale avere a 10 anni di distanza un bilancio condiviso, ma anche rilanciare su altri settori quali ad esempio lo stato di applicazione della Bunker Oil Convention  in vigore dal novembre 2008. Inoltre il WWF chiede per questo settore una particolarissima attenzione anche al cosiddetto doppio bunker per i serbatoi delle navi da crociera che, come la vicenda della Costa Concordia dimostra, potenzialmente possono creare elevate criticità ambientali per le grandi quantità di combustibile trasportate.

Secondo il WWF il problema della delicatezza del Mediterraneo dev’essere assunto nel suo complesso al di là delle situazioni puntuali. Infatti sulle coste del Mediterraneo non solo insistono 750 porti turistici e 286 porti commerciali, ma anche 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche. Questo sistema interessa la movimentazione di oltre 2000 traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna, centinaia di imbarcazioni commerciali; stime delle Nazioni Unite attestano che il Mediterraneo ogni anno è attraversato da oltre 200.000 transiti. La sicurezza nasce dunque non solo dal fissare regole, ma anche dal farle rispettare garantendo i necessari controlli.

INCIDENTE ISOLA DEL GIGLIO - WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”


INCIDENTE ISOLA DEL GIGLIO

WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”
Il WWF scrive al ministro dell’Ambiente e chiede un tavolo di confronto
con tutti gli operatori del mare

Ogni anno nel Santuario dei Cetacei 10.000 transiti commerciali
e 70 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi

Con una nota inviata al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il WWF solleva con forza il problema del controllo delle rotte all’interno del Santuario internazionale dei Cetacei e chiede un atto di verità e coerenza perché venga avviata una gestione reale, e non puramente formale, in un’area marina preziosa per la biodiversità, interessata ogni anno da oltre 10.000 transiti commerciali (non considerando quindi le imbarcazioni private), senza alcun obbligo di rotte certe e senza alcun riscontro satellitare costante, mentre l’unica attività ad alto impatto veramente vietata è quella delle gare motonautiche offshore.

In assenza di regole basilari che sono state troppe volte rinviate, il Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999, non è in grado di tutelare adeguatamente i propri beni ambientali e paesaggistici, e perde totalmente la sua ragion d’essere, tanto da poter essere dichiarato un sostanziale fallimento. Ne sono gli esempi più recenti il drammatico incagliamento della Costa Concordia al Giglio e quanto accaduto all’alba del 17 dicembre 2011, quando l’Eurocargo Venezia  della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati.

Alla luce di questi eventi, il WWF ribadisce la necessità di mantenere un dialogo strutturato con gli operatori del mare e chiede l’istituzione di un tavolo di confronto, che riprenda l’impostazione di quello del 2001 sul traffico marittimo pericoloso, per prevenire che incidenti di tale natura possano compromettere gli ecosistemi marini.

Allo stesso tempo il WWF si appella a Costa Crociere perché, nell’ambito delle azioni messe in atto in questa delicata fase delle operazioni di recupero, continui a garantire la massima attenzione per scongiurare ogni tipo di impatto ambientale potenzialmente annesso alla tragedia, a partire dal rischio di sversamento di carburante che fino ad ora è stato mantenuto sotto controllo.

Nella nota inviata al Ministro dell’Ambiente, il WWF ricorda anche che nell’alto Tirreno insistono aree di enorme pregio come i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, come l’Argentario, il Golfo dei Poeti, Lerici, Portofino, come la Corsica, le Bocche di Bonifacio o il ponente ligure. Un immenso patrimonio di bellezza e biodiversità, di paesaggi mozzafiato e natura, di cultura e tradizioni oltre che di lavoro, che viene quotidianamente messo a rischio dal traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi vengono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno.

Il WWF chiede di fare il punto anche sull’applicazione dell’accordo volontario sul traffico marittimo pericoloso sottoscritto nel giugno del 2001, su iniziativa dei Ministri dell’Ambiente e dei Trasporti, con Confindustria (anche  per conto di Confitarma, Unione Petrolifera, Assocostieri e Federchimica), l'Assoporti, le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL e UGL) e le maggiori associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e WWF Italia). L’accordo prevedeva un articolato programma di interventi concreti finalizzati a prevenire i rischi connessi al trasporto marittimo di sostanze pericolose, innanzitutto mediante la più rapida messa al bando dalle nostre acque delle navi petroliere monoscafo, oltre ad altre misure per evitare il lavaggio delle cisterne in mare, per una più calibrata formazione professionale degli equipaggi, per la rapida ratifica della Convenzione internazionale “bunker oil”, per la tutela di particolari aree quali le bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia. Secondo il WWF non solo è fondamentale avere a 10 anni di distanza un bilancio condiviso, ma anche rilanciare su altri settori quali ad esempio lo stato di applicazione della Bunker Oil Convention  in vigore dal novembre 2008. Inoltre il WWF chiede per questo settore una particolarissima attenzione anche al cosiddetto doppio bunker per i serbatoi delle navi da crociera che, come la vicenda della Costa Concordia dimostra, potenzialmente possono creare elevate criticità ambientali per le grandi quantità di combustibile trasportate.

Secondo il WWF il problema della delicatezza del Mediterraneo dev’essere assunto nel suo complesso al di là delle situazioni puntuali. Infatti sulle coste del Mediterraneo non solo insistono 750 porti turistici e 286 porti commerciali, ma anche 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche. Questo sistema interessa la movimentazione di oltre 2000 traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna, centinaia di imbarcazioni commerciali; stime delle Nazioni Unite attestano che il Mediterraneo ogni anno è attraversato da oltre 200.000 transiti. La sicurezza nasce dunque non solo dal fissare regole, ma anche dal farle rispettare garantendo i necessari controlli.

WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”


INCIDENTE ISOLA DEL GIGLIO

WWF: “MAGGIORI GARANZIE PER TUTELARE LE AREE SENSIBILI”
Il WWF scrive al ministro dell’Ambiente e chiede un tavolo di confronto
con tutti gli operatori del mare

Ogni anno nel Santuario dei Cetacei 10.000 transiti commerciali
e 70 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi

Con una nota inviata al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il WWF solleva con forza il problema del controllo delle rotte all’interno del Santuario internazionale dei Cetacei e chiede un atto di verità e coerenza perché venga avviata una gestione reale, e non puramente formale, in un’area marina preziosa per la biodiversità, interessata ogni anno da oltre 10.000 transiti commerciali (non considerando quindi le imbarcazioni private), senza alcun obbligo di rotte certe e senza alcun riscontro satellitare costante, mentre l’unica attività ad alto impatto veramente vietata è quella delle gare motonautiche offshore.

In assenza di regole basilari che sono state troppe volte rinviate, il Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999, non è in grado di tutelare adeguatamente i propri beni ambientali e paesaggistici, e perde totalmente la sua ragion d’essere, tanto da poter essere dichiarato un sostanziale fallimento. Ne sono gli esempi più recenti il drammatico incagliamento della Costa Concordia al Giglio e quanto accaduto all’alba del 17 dicembre 2011, quando l’Eurocargo Venezia  della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati.

Alla luce di questi eventi, il WWF ribadisce la necessità di mantenere un dialogo strutturato con gli operatori del mare e chiede l’istituzione di un tavolo di confronto, che riprenda l’impostazione di quello del 2001 sul traffico marittimo pericoloso, per prevenire che incidenti di tale natura possano compromettere gli ecosistemi marini.

Allo stesso tempo il WWF si appella a Costa Crociere perché, nell’ambito delle azioni messe in atto in questa delicata fase delle operazioni di recupero, continui a garantire la massima attenzione per scongiurare ogni tipo di impatto ambientale potenzialmente annesso alla tragedia, a partire dal rischio di sversamento di carburante che fino ad ora è stato mantenuto sotto controllo.

Nella nota inviata al Ministro dell’Ambiente, il WWF ricorda anche che nell’alto Tirreno insistono aree di enorme pregio come i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, come l’Argentario, il Golfo dei Poeti, Lerici, Portofino, come la Corsica, le Bocche di Bonifacio o il ponente ligure. Un immenso patrimonio di bellezza e biodiversità, di paesaggi mozzafiato e natura, di cultura e tradizioni oltre che di lavoro, che viene quotidianamente messo a rischio dal traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi vengono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno.

Il WWF chiede di fare il punto anche sull’applicazione dell’accordo volontario sul traffico marittimo pericoloso sottoscritto nel giugno del 2001, su iniziativa dei Ministri dell’Ambiente e dei Trasporti, con Confindustria (anche  per conto di Confitarma, Unione Petrolifera, Assocostieri e Federchimica), l'Assoporti, le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL e UGL) e le maggiori associazioni ambientaliste (Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e WWF Italia). L’accordo prevedeva un articolato programma di interventi concreti finalizzati a prevenire i rischi connessi al trasporto marittimo di sostanze pericolose, innanzitutto mediante la più rapida messa al bando dalle nostre acque delle navi petroliere monoscafo, oltre ad altre misure per evitare il lavaggio delle cisterne in mare, per una più calibrata formazione professionale degli equipaggi, per la rapida ratifica della Convenzione internazionale “bunker oil”, per la tutela di particolari aree quali le bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia. Secondo il WWF non solo è fondamentale avere a 10 anni di distanza un bilancio condiviso, ma anche rilanciare su altri settori quali ad esempio lo stato di applicazione della Bunker Oil Convention  in vigore dal novembre 2008. Inoltre il WWF chiede per questo settore una particolarissima attenzione anche al cosiddetto doppio bunker per i serbatoi delle navi da crociera che, come la vicenda della Costa Concordia dimostra, potenzialmente possono creare elevate criticità ambientali per le grandi quantità di combustibile trasportate.

Secondo il WWF il problema della delicatezza del Mediterraneo dev’essere assunto nel suo complesso al di là delle situazioni puntuali. Infatti sulle coste del Mediterraneo non solo insistono 750 porti turistici e 286 porti commerciali, ma anche 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche. Questo sistema interessa la movimentazione di oltre 2000 traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna, centinaia di imbarcazioni commerciali; stime delle Nazioni Unite attestano che il Mediterraneo ogni anno è attraversato da oltre 200.000 transiti. La sicurezza nasce dunque non solo dal fissare regole, ma anche dal farle rispettare garantendo i necessari controlli.