11 mag 2011

News - La Repubblica quotidiano - Umberto Eco e il nemico che non c'è


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Umberto Eco su La Repubblica ci dà una monotona lezione sulla diversità e il bisogno di un nemico, per confrontarci, dice lui, i nostri valori da contrapporre ai loro.
Riporta la concezione che aveva Tacito, storico romano, degli usi degli ebrei, passando poi a descrivere i vari stereotipi dei nemici: i primi in assoluto sono i negri, descritti come brutti, infidi, crudeli, poi tutti i nemici hanno vizi disgustosi, in particolare gli ebrei.
Stanno tornando i nemici storici da descrivere come il male assoluto?
I nemici sono brutti, puzzoni e con difetti fisici vistosi: piccoli, larghi con le gambe storte.
Peggio di così non c’è nulla!
Paiono questi di Eco discorsi antichi, vecchi in tutti i sensi, che poco ci azzeccano con la situazione attuale. La tesi che abbiamo bisogno di un nemico con cui confrontarsi è tutta da dimostrare: i valori possono essere puri e limpidi senza nulla da contrapporre.
I capri espiatori servivano al potere costituito per allontanare la rabbia interna delle nazioni, il malcontento popolare: gli ebrei erano i nemici da indicare e combattere da sempre, per un insieme di motivi, anche perché non si fondano con gli altri popoli.
Invece oggi il nemico per il potere ha altri volti, anzi non ha volto: non è brutto, sporco e cattivo, è indefinibile, si insinua tra noi e pare normale, è pure educato.
Sono i terroristi e con loro c’è tutto il fanatismo che li contorna, ma loro si confondono nella folla: i nuovi nemici paiono come noi, sono occidentali o vestono all’occidentale.
La caccia alle streghe è fuori moda, anzi oggi i nemici sono pure coloro che escono dal branco e “cantano” fuori dal coro: non è il caso di Umberto Eco, che sa cantar bene ed è intonato su “La Repubblica”.