Gli
interventi umanitari alla fine non portano alla vera democrazia, ma
aprono la strada a nuovi potenziali conflitti, con odi che lievitano
negli anni, come potrebbe capitare nel Kossovo, in Bosnia.
Per
prima cosa bisogna capire che non ci sono buoni o cattivi dentro i
conflitti, ma solo combattenti: è vero comunque che spesso le
rivolte scoppiano contro le tirannie, ma non è detto che i rivoltosi
siano preferibili ai vecchi tiranni.
La
democrazia non si esporta con i bombardieri, con i cannoni, ma solo
con le idee.
Lottare
contro la tirannide significa imporre commerci e attività produttive
moderne, libere in dati Paesi, senza le quali la democrazia non
nascerebbe.
Non
si può condannare un dittatore o un regime, dopo aver fatto buoni
affari per anni con lui, perché ora non è più presentabile, per le
mani sporche di sangue.
I
regimi, prima o poi, o esplodono, o implodono, talvolta scompaiano
quasi senza far danni, altre volte causano morti e feriti, dolore e
distruzione.
Se
si tifa per una fazione, come si fosse davanti allo schermo con un
vecchio film, dove i buoni e i cattivi sono ben chiari e definiti,
allora si avranno grandi delusioni: i buoni non si riconoscono perché
uccidono i “cattivi”.