La
Repubblica è da sempre il quotidiano di un ceto medio ben pensante,
vagamente progressista, sempre pronto a …. rinnovarsi con i
modelli che provengono dal Nord delle Alpi.
Nacque
nel lontano 1976, quando era in corso una rivolta studentesca e
giovanile contro il potere costituito, anzi …. prostituito: la
rivolta giovanile del 1976 fu ferocemente repressa e i “cattivi”
di allora furono emarginati, qualcuno pure incarcerato, mentre La
Repubblica accompagnò il successo di questo ceto piccolo borghese,
presuntuoso, areligioso, con alcune … solide certezze vanagloriose,
con un tipico sarcasmo sprezzante.
Sì,
nacque la casta dei repubblichini, conservatori, anzi profondamente
reazionari, borghesi nel peggiore senso del termine, ovvero egoisti,
individualisti, senza remore etiche o morali, con un moralismo di
fondo che pare quasi bigotto, nel senso laico del termine, quel
moralismo di chi fa girare l’Universo attorno a se stesso.
I
nostri repubblichini cosa diranno quando il loro squallido e grigio
mondicciolo andrà in frantumi per la crisi economica?
Useranno
il cervello per pensare o ripeteranno le frasi, apprese
mnemonicamente dal loro amato periodico, per esprime emozioni,
sensazioni e banalità?