Facebook home, la libertà di parola in Italia ci potrebbe costare molto, per colpa di una strana interpretazione, usuale, da parte della magistratura, della ambigua legge sulla diffamazione: se si parlasse di insulti reali e oggettivi, indiscutibili, se si parlasse di calunnie messe in rete, allora potrei capire che non c’è una volontà censoria, ma qui si tratta di verità oggettive, spesso nota a molti, parlo del fatto che non si può dire che quella persona fa date cose che tutti vedono, ma che lui non vuol fare sapere.
Mi è capitato di essere stato denunciato perché ho osato affermare che un tizio vive con sua mamma, ma questo fatto risulta dall’elenco telefonico: l’assurdo sta nel fatto che per lui era disonorevole far sapere che vivesse con la mamma.
Questo capita perché la giustizia in Italia è di libera interpretazione, a secondo di chi riceve la querela e non secondo un senso razionale e oggettivo delle cose.