I finiani si sono separati dal loro partito originario, che avevano fondato con tutti gli ex alleati, il Pdl.
Si sono portati al centro e lì si sono liberati di Silvio, che sdoganò il Movimento Sociale Italiano, con Fini allora segretario: tutta la carriera di Gianfranco fu legata al Cavaliere.
Gianfranco fu leale ed onesto con il suo capo, sino a poco tempo fa: arrivarono i distingui e da posizioni da conservatore divenne sempre più un centrista moderato e laico.
Qualche malalingua lo ha definito un radicale, ma forse è solo una provocazione. Fini è un uomo che si è sempre vantato della parola data e del rispetto, ma ormai i suoi ex colleghi di partito, anzi dei partiti, lo chiamano traditore.
Cosa si intende per lealtà e per tradimento è tutto da chiarire, da dimostrare: io spiego così, in politica, le due condizioni.
I rinnegati sono opportunisti interessati ai vantaggi che quella data forza politica propone piuttosto che l'altra, perdente: si sceglie sempre il carro del vincitore e si urla sempre evviva, con chiunque sale al potere in quel momento.
L'importante è ottenere favori in ogni situazione.
Questi sono sempre pronti a mutar bandiera e sono da sempre disprezzati: da sempre erano chiamati con il termine Giuda.
C'erano filastrocche che i bambini di anni fa cantavano: "Chi fa la spia non è figlio di......"
Invece i leali e i fedeli muoiono per i loro ideali, rimangono fedeli sino alla morte, dopo un'esistenza da sconfitti.