7 nov 2010

 

Vi racconti un caso giudiziario, così come mi è stato raccontato da gente fidata e seria: un uomo quasi sessantenne decise di separarsi dalla moglie.

Aveva pure un figlio ormai 33enne che non lavorava, perché non cercava lavoro: iniziò la causa di separazione e l'uomo era pure …...handicappato ovvero aveva sofferto di una Meningite da giovane e gli era stata riconosciuta un'invalidità.

Lavorava ed aveva pure l'assegno di accompagnamento.

Così il giudice decise, nella sentenza di separazione, di riconoscere il mantenimento verso la moglie abile al lavoro, ma nulla facente e al figlio disoccupato.

Così l'uomo invalido, sessantenne dovette pagare e mantenere moglie e figlio fannullone.

Chiaramente è tutta una situazione che ha dell'incredibile: bisogna dire che il poveretto non ebbe abili avvocati, perché non li cercò, ma solo perché la sua capacità di intendere e di volere era limitata dalla sua antica malattia.

Il caso è emblematico della nostra società: un padre deve mantenere il figlio lavativo più che trentenne mentre lui malato ed anziano deve ancora lavorare.

Lo impone la sentenza di un giudice che si appella alla legge, sostenendo che non è colpa sua, ma della legge: io invece so bene che ogni articolo di legge, ogni parola, ha diverse interpretazione.

Così, senza ombra, di dubbio tutta la colpa è di chi interpreta la legge in questo modo distorto e contro natura: i giudici non si possono appellare sempre al principio che loro seguono le norme legislative e le applicano alla lettera.

Non è la prima sentenza di questo genere: altre sentenze di questa ….sostanza sono state lette nei nostri tribunali e non fanno onore all'Italia.