5 lug 2011

Eiapopeia: l’infanzia nell’opera di Paul KLEE

Aosta, 25 giugno 2011
 
Il termine tedesco eiapopeia significa "ninna-nanna" ed è anche il titolo della mostra che ripercorre il tema dell'infanzia nell'opera di Paul Klee, riportando in questo modo la mente a ciò che per il poliedrico artista è fantasia e libertà espressiva e a quell'universo dell'infanzia che lo ha sempre attratto proprio per le sue caratteristiche primordiali: la creatività, la fantasia, l'anticonformismo, che sono diventati nella sua opera un modello cui ispirarsi. L'esposizione è stata inaugurata sabato 25 giugno 2011 al Museo Archeologico Regionale di Piazza Roncas ad Aosta. Il progetto espositivo, realizzato dall'Assessorato regionale alla Cultura in collaborazione con il Zentrum Paul Klee di Berna e la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, e curato da Alberto Fiz, presenta 130 opere tra dipinti, tecniche miste, acquerelli e disegni, accompagnate dalla serie di marionette realizzate da Paul Klee per il figlio Felix. Il tutto testimonia in modo particolare l'attrazione dell'artista per le forme semplici, ma al contempo evocatrici, di fantasie e incantamenti e di una primitività che l'artista spiega come "disciplinata riduzione del tutto a pochi tratti". Ma come viene affrontato Klee in questo evento espositivo, dove ritroviamo anche opere mai esposte prima?
 
Alberto Fiz – Storico dell'arte e curatore della mostra
"Viene affrontato attraverso una grande selezione di opere delle sue esperienze inconsce di quando lui aveva 3-4 anni fino alle opere dell'ultimo anno della sua vita, il 1940. Una grande rassegna piena di sorprese dove c'è il teatrino che Klee aveva realizzato per suo figlio Felix, con una serie di capolavori molto importanti, e soprattutto una visione del mondo che Klee affronta attraverso l'infanzia mai convenzionale, che non è l'Eden o il paradiso perduto, ma è davvero un atteggiamento nuovo nei confronti del visibile. Klee ha la capacità di rendere visibile attraverso quel segno inconscio legato all'infanzia che non è condizionato dal principio razionalista dell'adulto e dunque ogni opera è davvero una creazione inedita e non c'è niente di convenzionale all'interno di questa mostra che va proprio guardata così.
Queste 130 opere sono un viaggio lenticolare all'interno del mondo di Klee, dove si incontrano i suoi angeli, i suoi ritratti, le caricature, i paesaggi e le figure legate al mondo intermedio, ovvero a quelle entità divine a cui Klee si ispira nell'ultimo periodo della sua produzione, e quindi una mostra piena di sorprese, di emozioni e anche di ironia".
 
"I signori critici dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero così! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei". Parole di Paul Klee, che inquadrano il senso della mostra aostana. Il percorso espositivo si apre con un disegno eseguito da Klee all'età di quattro anni, intitolato Bambin Gesù, e si conclude con una composizione del 1940, Uomo e albero, dove l'artista, con piena consapevolezza, tende ancora verso forme elementari mantenendo intatta l'ispirazione infantile. Il corpus pittorico e grafico è inserito in un percorso multimediale che propone proiezioni dei primi cortometraggi dei fratelli Lumière sull'infanzia, in una relazione diretta con gli anni di formazione di Klee. L'esposizione al Museo Archeologico si distingue anche per una serie di letture trasversali e in tale contesto si inseriscono le marionette realizzate da Klee per il figlio Felix tra il 1916 e il 1925. Si tratta di un mondo immaginario, dove l'artista realizza i propri personaggi utilizzando ogni tipo di materiale, da frammenti di abiti usati a gusci di noce, dal cartone alle prese elettriche: un'infinita serie di assemblage che strizzano l'occhio con ironia alle avanguardie storiche, siano esse Dada o il Bauhaus. L'evento espositivo, inserito nella programmazione dell'Assessorato regionale alla Cultura, si integra così in un'offerta culturale regionale che guarda al turista e al residente…
 
Laurent Viérin – Assessore regionale alla Cultura
"Intanto portare grandi nomi, in questo caso un'unica data italiana di un grande evento internazionale, significa per noi offrire ai valdostani, ma anche ai turisti, una grande stagione espositiva che, coordinata e integrata con la proposta di eventi e nei nostri siti culturali, dell'Aosta medievale e dell'Aosta romana, significa puntare su un turismo culturale in una stagione estiva che già si sta affermando su questa filiera e sicuramente portare la Valle d'Aosta e il nome della Valle d'Aosta nei grandi circuiti internazionali di arte e cultura. Quindi significa continuare ad investire, anche soprattutto in un momento di crisi, sul settore cultura e cercare di rilanciare il settore culturale e le nostre località".