Il
problema però non è questo: Anders Behring Breivik aveva degli
atteggiamenti un po’ particolari.
Si
considerava un discendente dei cavalieri Templari, ovvero dei
crociati del medioevo, odiava l’Islam e sparò contro i suoi
concittadini.
Le
sue teorie erano chiaramente farneticanti, ma diffuse nell’estrema
destra europea, con simboli e mitologia relativa.
Un
folle è una persona incapace di intendere e di volere, vive in un
suo mondo onirico parallelo al nostro, a occhi aperti: questo suo
sogno diurno, che diventa un incubo per gli altri, lo spinge ad
azioni inconsulte, da folle, come quelle che viviamo noi nei nostri
sogni.
Quindi
un psicopatico doc è incapace di progettare, non ha uno schema
razionale e logico nella sua mente, anche se questo schema può
essere ridicolo, buffo, strampalato.
Anders
Behring Breivik invece aveva delle idee chiare e aveva un progetto
politico: uccidere dei ragazzi socialdemocratici faceva parte di un
piano per favorire la strategia della tensione in Norvegia, prassi
terroristica ben conosciuta da noi, in Italia.