23 dic 2011

liberista Politica economia - i diritti dei lavoratori svaniti nel nulla


Ora i diritti svaniscono nel nulla della crisi e le lotte dei padri vanno nell'oblio, mentre pare normale che si vada in pensione anche a 70anni, così sarà per avere un reddito decente anche da anziani.
Oggi si riesce ad entrare nel mondo del lavoro solo tardi, anche dopo i trentanni.
Il lavoro è mal pagato e precario: solo chi si può permettere un'alta specializzazione o capacità professionali particolari è salvo da tali rischi.
Così ingegneri elettronici, tecnici informatici, saldatori particolari, falegnami, idraulici e panettieri, non temono il futuro.
Sì, è il mercato che stabilisce chi ha e avrà un lavoro, chi avrà un futuro e chi no, ma poi abbiamo le caste delle categorie …. protette, ovvero quelle che non accettano la logica del mercato.
Sono tante e non tutte rientrano nelle ipotesi di riforma, anzi alcune sono fuori pericolo perché hanno le radici nella storia nazionale, addirittura affondano la loro origine nel Medioevo: la provincia italiana è piena di famiglie potenti, borghesi di antica data, che svolgono da sempre, da padre in figlio, professioni liberali, ma non vogliono mettersi in discussione con la logica del liberismo trionfante oggi.
Eppure la globalizzazione avanza e colonizza tutto il Mondo: pure l'Italia, con le sue resistenze antiche, dovrà rinnovarsi.
Non credo che il liberismo sia una cura contro tutti i mali, non credo che sia l'unico sistema economico funzionante, specialmente nella sua versione di moda oggi, quella dura e pura, selvaggia e senza pietà nei confronti dei vinti.
Un fatto però è certo: la crisi economica italiana deriva in parte dal suo sistema clientelare, ingessato, tradizionale, anacronistico, con troppi privilegi e nicchie protette locali in particolare.
Se si vuole il libero mercato lo si deve imporre a tutti e non solo ai lavoratori dipendenti, altrimenti si affonda tutti assieme.