La
vergogna di Bergamo sta nel clientelismo delle grandi famiglie che
hanno monopolizzato il pubblico e il privato, per colpa della Diocesi
e delle forze politiche, di destra, di sinistra e di centro.
Le
caste, perché di caste si trattano, da generazioni, se non da
secoli, occupano i luoghi più ambiti, come liberi professionisti, ma
anche posti pubblici, forse non sempre in bella vista, ma importanti.
Queste
famiglie vincono concorsi per dirigere enti ed associazioni
economiche, sono in primo piano nella vita sociale, pur non avendo
mai dato e creato qualcosa di utile: sono un residuato del medioevo
bergamasco.
Pochi
fanno caso a loro, ma certi cognomi si trovano anche nelle
amministrazioni locali, in certi posti chiave e ben pagati.
Non
dirò chi sono, perché basta cercare sull'elenco telefonico, sulle
pagine gialle tali potenti signorotti: loro non sono intelligenti,
non sono colti, ma vincono e contano molto.
I
figli particolarmente scemi poi si dedicano alla pubblica
amministrazione e fanno, ovviamente, carriera.