Un tempo si diceva che gli estremisti giocavano a fare i rivoluzionari, allora erano giovani, non superavano quasi mai i trent'anni e spesso neppure i venti.
Però dietro c'erano alcune motivazioni come la lotta contro il mondo dei raccomandati e delle varie caste, famigliari, sociali, politiche e sindacali.
Poi i ragazzini crescevano e quasi tutti prendevano la loro strada, tranne per pochi sciagurati, che finirono nell'estremismo violento o anarchico, senza sbocchi.
Oggi stanno riesumando slogan e argomentazioni vecchie di 50 anni fa, quando esisteva ancora la Guerra Fredda e i blocchi contrapposti.
La situazione oggi però è opposta, confusa, ambigua e anche ridicola.
I nuovi ribelli, ancora nelle università, sono vecchi disadattati, ex terroristi o anarcoidi senza futuro, che spingono ragazzini dietro a scontri politici contraddittori.
Oggi si lotta per Hamas, filo iraniano, per la Palestina libera, contro la Nato e la guerra, ma per Putin di fatto.
"Grande è la confusione sotto il cielo" dicono i cinesi, ma nel caos c'è chi ha le idee chiare.
I nuovi e vecchi violenti, più o meno con vecchie ideologie, svuotate di senso nel tempo, servono a chi gestisce, da sempre, la strategia della tensione.
In passato fu utile a corrotti e a filo mafiosi tutto il rumore e il polverone provocato dai ribelli di allora.
Servì a distrarre l'opinione pubblica dai loro traffici sporchi, tanti e spesso alla luce del sole.
Il ritorno della lotta antifascista senza fascismo, di vere forme di antisemitismo, confuse e ambigue, celano situazioni complesse, di traffici sporchi e interessi loschi.