La strategia del presidente iraniana sembra folle, ma è solo il tipico comportamento dei dittatori, che devono sempre inventarsi nemici e alzare la voce per sfidare chi è più forte di loro sperando in un scontro, ma piccolo, poco più di una scaramuccia, per far sapere al suo popolo che ha affrontato l'orso americano e l'ha fatto fuggire con qualche graffio sul sedere.
Invece l'orso americano quando si infuria lascia delle ferite profonde e il dittatore teocratico si troverebbe nei guai seriamente, ma questa è tutta un'altra storia, dell'orrore se avvenisse veramente.
Sono tanti che vogliono dare una “santa” lezione all'Iran: i primi sono i nemici delle teocrazie in Occidente, ma anche nel resto del mondo, compreso i nuovi politici negli ex-imperi del socialismo reale.
Ci sono coloro che credono nella diplomazia esportata con i cannoni, coloro che vogliono dare una batosta a quel regime nato negli anni Ottanta, che sconvolse il mondo: non ne comprese il significato perché era il ritorno della guerra tra Occidente laico e cristiano contro l'Islam.
Per noi tutto questo ricordava il Medioevo, ma per loro era tutta attualità.
Poi ci fu la teoria di Oriana Fallaci, con il suo scontro di civiltà, tesi discutibile: io preferisco parlare di incontro di civiltà con attriti e qualche scintilla.