La proposta presente nel documento dei Cattolici italiani contiene tante buone intenzioni, ma sarebbero pericolose se realizzate: per prima cosa si danneggerebbe il risparmio interno, quel risparmio che ci ha impedito di finire come la Grecia di oggi, sul lastrico.
I capitali dei grandi e potenti uomini della finanza fuggirebbero dal Pese in pochissimo tempo: alla fine si potrebbe avere, se applicata questa riforma fiscale, un disastro economico di vastissime proporzioni.
Siamo in una realtà di mercato e i tentativi di mutare questa situazione sono malamente naufragati: questa è l'era del peggiore capitalismo selvaggio, che è esploso in Cina, ma pure in India e in altre realtà dell'estremo Oriente.
Invece di colpire le rendite, bisogna tassare il lusso.
Con la sovrattassa sulle rendite si punirebbe solo chi i soldi non riesce a spostarli nei paradisi fiscali, sempre esistenti nonostante le parole pesanti e le accuse: uno Stato a noi vicino ha minacciato che avrebbe rivelato i nominativi e la consistenza dei deposti appartenenti ai politici italiani.
Sono certo che i nomi di costoro sono sparsi nella destra, ma pure nel centro e nella sinistra, forse anche tra quella estrema.
L'intenzione dei cattolici italiani è buona o quasi, ma purtroppo è utopica, per nulla realizzabile: è giusto ridurre le tasse sul lavoro, ma colpendo l'evasione e il lusso.
Non bisogna scordarsi che chi reinveste i suoi utili crea lavoro e benessere per tutti: gli speculatori sono un male, io oso dire che pure il guadagno senza fatica e senza creare nulla di utile è un male.
Colpiamo l'esibizione dello spreco e diamo un lavoro agli uomini della finanza, trasformando i loro proventi in investimenti utili e positive per tutti, dando lavoro.