13 mag 2010

12/5 Pace o guerra tra Fini e Berlusconi (Arduino Rossi)



Ora i vantaggi però sarebbero pure quelli palpabili: gli elettori non dovrebbero pretendere il denaro da spendere per i il sociale lontano, a Roma, mentre potrebbero pretendere un corretto uso dei loro soldi pagati in tasse: tutto si svolgerebbe a livello locale e non più su base nazionale.
Gli sprechi sarebbero meno fattibili: i soldi che vengono da Roma non sono sentiti come denari dei cittadini, Roma è troppo distante.
Così i sindaci e i governatori delle regioni dovranno trovare le risorse sul territorio e non sprecare i denari degli altri: la cattiva gestione della cosa pubblica ha portato alla perdita di somme immense, sprofondate nelle voragini dello sperpero spesso fine a se stesso, se non per concedersi dei vantaggi da parte degli amministratori.


La guerra però ha un risvolto serio, che forse è meglio considerare con attenzione: Fini è centralista e vicino alle posizioni di Giorgio Napolitano, contro il federalismo, quello proposto dalla Lega, che vuole soprattutto regioni e comuni responsabili dei soldi racimolati con le tasse e che siano poi spesi sul luogo.
Così il denaro verrebbe speso sul posto senza il cattivo governo della cosa pubblica: si ritiene che si avrebbe il buon governo, attento, senza favoritismi, che verrebbe subito all'occhio degli elettori.
Però ci si scorda che intere regioni del Sud devono subire la pesante iniziativa della criminalità organizzata: queste terre rischierebbero di finire sotto il giogo della mafia e delle altre organizzazioni criminali.
Il Nord forse potrebbe avere qualche vantaggio, ma pure al Nord non tutto sarebbe positivo: una suddivisione del Paese, con una spaccatura reale, se non una vera scissione, porterebbe a un indebolimento della nostra forza diplomatica nella politica estera.