12 apr 2011

Politica estera e immigrazione, estrema sinistra


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L’estrema sinistra li vuole tutti in “casa nostra”, senza fare differenza tra lavoratori, profughi per fame e profughi di guerra, tenendosi anche i pregiudicati e i fuggiaschi dalle carceri, i terroristi e le oneste e pacifiche persone, tutti assieme.

Sì, il pasticcio è grande e la situazione è difficile, ma ci si scorda che il lavoro è poco anche per gli italiani e secondo le ottimistiche organizzazioni di categoria, servono artigiani, elettricisti, falegnami, panettieri, non operai non specializzati, detti popolarmente manovali.
Bisogna vedere se esiste questa grande abbondanza di richiesta di personale in questi settori e non sia una valutazione tutta da interpretare e immaginaria: invece la maggior parte degli extracomunitari ingrosserà le file dei precari, dei lavoratori in nero, dei disperati delle periferie.
Questa non è ospitalità, ma qualcosa d’altro: sfruttamento, speculazione e ricatti sulla miseria umana.
Il fronte di chi li vuole respingere però si allarga e sono certo che tra loro ci siano molti extracomunitari integrati: è chiaro che l’Italia non sia il continente americano, o quello australiano della fine dell’Ottocento, nemmeno degli anni quaranta e cinquanta del Novecento.
Invece è proprio la politica estera che deve essere rivista, ma quella non la si muta mai: si bombarda in Africa, per motivi “umanitari” e per la “democrazia” pare.