Quando penso agli atti della Prima Repubblica, con tantissimi processi insabbiati, con cause e segnalazioni velate, nascoste e non si è avuto nemmeno un giudice inquisito per corruzione rimango perplesso.
So di corrotti, con stipendi da impiegato statale, che la passavano in realtà di provincia, dove tutti li potevano vedere con prostitute di alto borgo, utilizzando auto sportive da milionari.
Tutti vedevano, tutti sapevano, ma i magistrati non agivano, sino a quando lo scontro tra bande rivali, tra gruppi di potere provocò inchieste e qualche arresto.
Pagarono solo i funzionari corrotti e non chi stava dietro a loro.
Le faccende sono mutate?
Per me sono peggiorate, abbiamo parchi gioco per bambini trasformati in mercato di spaccio, ma se qualcuno fa il suo dovere ecco le proteste per le carceri piene e abbiamo gruppi politici, con la stampa al seguito, che lotta per i diritti degli spacciatori, degli stupratori e per i poveri tagliagole.
Perché avviene questo?
È semplice, noi ci immaginiamo i mafiosi armati di lupare, con le coppole calate sugli occhi.
Invece ai vertici abbiamo altri personaggi, in giacca e cravatta, ufficialmente imprenditori di successo, che riciclano, lavano i soldi sporchi.
Il sistema poi passa alla politica e pure lì abbiamo politici in carriera, che lottano per i diritti, ma servono solo per celare il marcio evidente.
La gente lo sa, a Bari hanno votato i politici in odore di mafia, per esempio e non è un caso unico.
Quindi i caporali che sfruttano i braccianti, i papponi che sfruttano le prostitute e i prostituti, la droga che gira tra i ragazzini, comprata con i soldi di papà e mammina, tutti li vedono, ma i troppi tacciono.
Ecco a voi i il popolo accogliente, tollerante come una casa di tolleranza, detta bordello.
In piazza vanno spesso e lo fanno per diritti, così li definiscono i poverini.
Voi pretendete che i magistrati colpiscano i mafiosi e i corrotti, facciano sequestrare i soldi sporchi?
Se lo facessero il popolo dei minchioni scenderebbe in piazza con le bandierine rosse, contro la repressione.