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6 set 2012

Poesie di Arduino Rossi ......VERITA'






VERITA'

PRESENTAZIONE DELL'AUTORE

La metà degli anni Novanta furono particolarmente sereni, un po' faticosi, ma con un po' di pace e speranza: per questo le mie poesie di quel periodo sono meno tormentate.
Sono sempre ricche di immagini e colme di ansia, timorose, ma più felici, con un po' di speranza.
La mia ricerca non ha mai avuto tregua e proseguii anche allora verso una nuova meta, con a mia bramosia si verità.

ROSSI ARDUINO

VERITA'

Io sono come te,
un poco limpido,
un poco stolto,
un po' affaticato.

Gli anni sono trascorsi
e i petali cadono
come pezzi di sogni
frantumati.

Appartengono all'era
giovane
e vecchia
di chi giustizia
vuole e mai
avrà.

Il tempo è trascorso
inutilmente per
e per la mia razza,
in via di estinzione.




DENARO

Non credete
al flusso
dell'oro
nelle vostre tasche
gonfie.
Vana fu la cupidigia
di Simon Mago,
padre di ogni stirpe
simoniaca.

Vane furono le gesta
dei sovrani
e dei pontefici
rinascimentali,
vana fu la loro fiducia
nel denaro
sopra la libertà
dei cuori.






CAVALIERI

Alla rottura
del terzo sigillo
giunse un cavaliere
su un cavallo
nero,
gli fu dato
il potere di dominare
la miseria, portando
fame e morte
tra i poveri.

Il suo volto
era liscio
e la menzogna
era la sua forza:
mille e mille
furono i suoi
predecessori
e altrettanti
lo seguirono.

Portò con sé
la bilancia
dell'iniquità,
la guerra lo anticipò,
il lutto
gli fu fratello.




1 set 2012

IL GIARDINO ...poesie di Arduino Rossi






DECIDERE


La vecchia signora in nero

mi accompagnò, io le detti l'anello.
Il ramo cedette sotto i miei piedi
e si ruppe; speranza io ti colsi,
ma ora sei tra i pini,
in un'estate che non so più
ritrovare.

Il Signore mi sfugge e la notte

si allontana; il gallo di San Pietro
non canta più tra gli alberi
della mia casa.
Alberi, case e morti fanno il giro
tondo, scivolano tra la nebbia dei sogni.
Candele accese e spente, spettri e uccelli
volano tra i cipressi; gli zoccoli
dei muli rompono il selciato.

Giuda si lecca le dita, sporche

di melassa rancida.
Chi gli chiese di non morire?
Io so che la sua anima è
dannata.
E oggi inizio a vivere:
rompo i fili di seta fosforescente,
spargo il sale sul mondo e grido
la mia paura.

(29/12/1986)



IL GIARDINO


Non credo, Amore, non credo

che tu possa capire
l'autunno e le sue foglie secche,
l'angoscia e la furia dei
vinti.
Amore! Non saprai mai che
cosa sia il cielo e la speranza,
o la voglia dei fiori di zaffiro.

(2/2/1987)



DA PADRE IN FIGLIO


Maledetto fu quel giorno

che i passeri presero il volo
e i corvi li uccisero.
I cavalli nella steppa profumavano
di libertà e gli zingari
andavano in cerca di una
terra tutta loro.
Non è vero! Non è vero!
Essi furono trattati peggio
degli animali.
Mio padre piange per quel
giorno; maledetti bugiardi!
Le vostre parole ricadano
su di voi!
L'albero delle castagne dà
solo frutti amari; i ciliegi
fioriscono in autunno
e gli zombi risalgono i fiumi.
La speranza ora non è più
di questa Terra.
Giustizia, parola
maledetta
e chi la inventò sia dannato!

(2/2/1987)



PADRONE DEL FUMO


Giullare del Re di bastoni,

buffone della corte degli incubi,
cantastorie dei tarocchi,
Signore dei nostri destini, io ti
supplico!
Fammi vincere questa partita
con il giovane manichino
vestito di porpora.
Sabbia e sale sono le tue armi;
non raccogliere cristalli
inutili, ma dammi le foglie
dell'edera, su cui fanno
il nido le rondini disperse.

(2/2/1987)



IL CANTASTORIE


Durò solo tre giorni il suo volo

e di lui non rimase nulla.
Ci fu chi lo vide correre verso il sole,
ma forse fu un sogno.
Era come noi: solo un uomo,
con minuscoli occhi grigi da cane.
Eppure il suo canto aveva fatto
piangere e sperare anche chi lo
voleva morto.

Era piccolo e innocente:

lo catturarono, perché parlava
del volo degli uccelli.
Io lo vidi sorridere, mentre lo stavano
uccidendo, ma essi non lo odiavano:
doveva morire, perché era giusto
che pagasse il suo debito alla luce.

C'è ancora chi lo attende,

sull'uscio di casa, quando alla sera
il sole si spoglia degli ultimi
raggi di paglia e si colora
con il sangue del cantastorie.

(15/1/1988)

Vento del Sud .... poesie di Arduino Rossi









VENTO DEL SUD

Caldo è il sole delle città
sudate del Sud.
Alla sera in piazza
non si guarda l'orizzonte.
Scuro in volto
parlò di una terra lontana.
Raccolsi il primo fiore,
rosa verde fu la mia.

(1980)


LA RESA

L'alba era calda
e sentivo il puzzo della morte.
Il pianto non copriva il mio
lamento.
Bruciarono le mie notti.

Solo io rimanevo, rincorrevo
il sogno nella mia pazzia.
La paura mi uccide sempre.
Tutti erano vinti, i nemici tenevano banchetti....
Seppellirono i vivi sconfitti in bianche
camere mortuarie, per far loro scoprire
la gioia della morte. Fratello, il nostro sole
è calato, non mi rimane che correre
lungo il fiume.

Meglio lo schianto; non esiste più
l'albero senza confini.
Le legna brucia, il cielo ora
è bruno.

(1980)


VITTIMA

Vennero, vennero
all'alba come sempre.
Vennero e non bussarono.
Lui non oppose, non oppose
nulla e loro lo trattarono
come loro di solito trattano
la gente come lui.
Non era ancora giorno
e il sole era già alto,
nulla era vero nella
notte.
Gli occhi gli piansero
e non soffrì: lui non
soffriva più
ormai.
Presero ciò che rimaneva
del suo cristallo
e lo gettarono sotto
i piedi.
Presero ciò che rimaneva
del suo sole e lo buttarono
nel buio.
Lui non pianse più,
non pianse più.
Loro lo videro cadere
e non dissero nulla,
nulla uscì dai loro
occhi.
Loro lo portarono via al tramonto,
ma al sole più nessuno
credeva.

(1980)


FIORE GIALLO OCRA

Il puzzo dell'anima era sempre intenso,
mai i cadaveri hanno questo odore!
E Dio?
Forse i fantasmi lo hanno incatenato
e con lui le leggi del passato.
Non comprendo il senso della nera terra
spoglia, fertile ma inutile, o la rabbia
degli alberi bruciati dalla neve rossa.

Il caldo esalava dalle crepe dei campi.
Io raccolsi qualche filo
d'erba, ma erano
più secchi delle mie dita.
Escono, oh Dio! se ne tornano a casa.
Si sono tolti la polvere
dalle scarpe
e vanno, come vagabondi, lungo la strada
che porta in nessun posto.

Stenderanno la mano e cercheranno pietà,
sputando sul loro cuore.
Chi vive ancora si nasconde dentro il buio
e attende, l'umidità si attacca al viso.
Qualcuno dice che c'è un pezzo di terra
da poter coltivare.

(30/6/1985)


MARGHERITA SENZA PETALI

Il fumo della plastica bruciata
entrava in tutti gli angoli;
non si poteva fuggire.
Il cielo si abbassava,
non riuscendo a reggere il suo peso.

Che Dio abbia pietà di noi
e di coloro che verranno dopo di noi!
Mai vidi alberi divenuti così gialli,
ma ormai non ne avrei visti di diversi.
Il falco dalle piume di cristallo
si elevava che pochi metri.

Sembrava che bruciasse, ma era solo
un'illusione: il falco brillava di luce propria.
Crollavano gli edifici di quarzo.
Qualcuno già raccoglieva conchiglie per venderle,
ma i morti nessuno li toccava: chi sa
che non si offendano?

(30/7/1985)

L'ANGELO.... poesie di Arduino Rossi









SPEGNERSI IN NOVEMBRE

Che strano è il morire in un azzurro
giorno di novembre,
quando il sole riempie l'aria
e il freddo vento rigonfia di ebbrezza
le guance e i polmoni.

Che assurdità è la morte in questo giorno di luce,
fra il fragore delle foglie calpestate,
che risuonano nei nudi boschi
dalle molte braccia.
Vasto è l'orizzonte montano,
confinato da bianco colore, mentre
lontano il terrore veleggia.

(8/11/1978)


LA FINE DEL GIORNO

Il cieco uccise il vento.
Brahma morì sui monti della luna.
Temete la vendetta
degli dei, popoli della Terra!
(1978)
IL PIANTO DI ICARO
Gli ippocastani erano
malati e perdevano....
I loculi funebri non amavano
più i fiori; solo gli sciocchi
parlavano.
Gli idolatri gridavano
e avevano volti che le zitelle
vergini hanno nei mesi caldi.
Non si conosceva nessun
scarafaggio volante.
In alto c'era l'ultimo piccione
cadente.
Le case usavano i mattoni
e sbagliavano mestiere le pietre.
Io non credo nella favola del bufalo solitario.

(1978)


SFERE

La libertà è nell'infinita aria
infernale, avvolta da spazi
dalla violacea realtà angosciante.
Le voci di antichi defunti sorgono dalle profonde
viscere della Terra madre: sono gli antenati
ed erano di un'era la cui
dimensione cadeva entro l'umano destino.

Il glorioso eroe cavalcava fra la fluorescente
nebbia della speranza,
con l'aspetto di colui che non conoscerà
mai il sapore dell'arida polvere.
I cristalli, perfetti e gelidi,
sono immersi in un'immobile atmosfera
dallo splendore agghiacciante.
I vermi dannati strisciano come
uomini che si dicono felici e generano
il sangue con cui si nutrono
gli dei nel loro perfetto Olimpo.
....sfere dalla purissima trasparenza.

Eppure l'antico cavaliere percorre
i cieli ormai scordati, fra
mille ornamenti di luce e infiniti spazi, abitati
dai venti che disperdono semi generatori
di vita.

(1978)


SILVIA

Dolce sapore di donna,
dolce fumo bianco.
Profumata come il più profondo degli spazi,
chiarore che si confonde con la neve.

Amata tra il verde, luce di campo
dai mille bagliori.

Pudore non più di ragazza e vero aroma,
come quello della pelle più rosea.

(6/3/1979)


L'ANGELO

La luce cercò di penetrare la notte,
ma le tenebre si ribellarono.
Vidi il mio cadavere danzare
in una terra sconosciuta,
mentre i defunti spandevano
inni dal sapore che ha
il vino più caldo, nelle notti d'autunno.
Le fuggiasche lepri vivevano accanto
ai mostri sanguinari.

L'angelo venne sottratto dal buio
alla luce del tramonto perenne.
Canto le note più sincere della mia verde alba.

(29/9/1979)


FOLLIA

Pazzia tu mi penetri come la morte
penetra la vita: sei
l'orrore delle menti.
Sei il vento che profetizza la tempesta
nelle nude notti di terrore.
Sei il Demone nato nei giorni allucinati
da voci profonde.

Sei l'ultimo premio per coloro che
cercano la vita nelle viscere
dell'inferno.

(13/5/1979)


PRIMAVERA

Il colore delle ragazze è come quello
dei boschi quando la primavera è ancora
giovane.
Non è tanto il sole che brucia sul volto,
ma il freddo vento.

La neve illumina i punti più scuri
e i fiori nascono fra le ombre.
La paura ha il profumo del muschio
nascosto sotto le foglie morte.

Un chiaro cielo vuoto copre
una terra popolata da sogni.

(1980)


LANGUORE

Lanciò il sasso, non so dove.
Io lanciai il sasso contro la
luna....
Il cane guaiva e il barattolo
di latta colpì, non tutto fu
vinto.

L'erba era viva, i vetri vennero rotti.
Sotto i sassi non c'era spazio
per il sole dell'alba.
Io ero sulla collina e attendevo.

(1980)

Musica ... poesie di Arduino Rossi










Musica

Il sole nero
calava nel fosco cielo del tramonto,
emanando musica triste.
Danza dolce spettro
hai visto il mio cuore spaccarsi,
per colpa tua la vita è malinconica.
Canta verde morte!

(30/6/1977)

Morbide vesti

Notabili coperti da bianchi veli
vanno lungo la terra del crepuscolo:
idioti senza luce con occhi bendati da vaste fasce.
Bonaccia di piombo,
alberi scheletrici sollevano
grandi rami contro cieli
infernali,
fumi dal sapore di cenere.

Morbide vesti sopra il marcio
di putride carni,
boia dai lunghi capelli bianchi.
......antichi mostri
rinati dal sangue degli eroi.

(18/10/1977)


L'avanzata

Era brulicante di vermi, assetati
dei suoi chiari occhi senza luce;
il latte nero colava dalle ultime verdi colline....
sapore di morte;
lamenti di corpi senza tomba.
Marciavano i cani dai volti bianchi, eretti nella loro
disumanità, belli nelle loro tremende divise.
Rosee carni si spolpavano sotto tacchi luccicanti,
bianche ossa.

Ultimi bagliori di una notte senza alba, i muri
erano sporchi e non esisteva più la verità.
Dolci fantasmi del passato seppellite i nostri
cadaveri.

(21/8/1977)


Lamento

Come si può descrivere il sapore
della cenere
nel tragico buio
della paura?
Come si può gioire per la nuova primavera
quando già un nero
inverno è alle porte?

Come si può gridare il lamento
di coloro che nulla hanno
da perdere? Il fuoco
brucia dentro, asciugando le lacrime.
No! Io non voglio più piangere
per i morti!
Vita! Sei un fiume impetuoso
che precipiti verso il mare,
senza la pace
del silenzio.

Il sangue scorre fra quei vuoti
che un tempo
furono le strade,
mentre si odono i cori:
inni di eunuchi usciti dalle loro tane
durante i periodi di tregua nella tempesta.
Parlavo nella buia stanza,
ma il vento mi restituì la voce.

(6/3/1978)

Inferno

Mi svegliai tra punte rocciose,
fosca fu la paura nel freddo
sonno della sconfitta.
Vidi il vento spegnere
lo sporco grigiore
della nebbia e le immagini del passato.
Non ricordo il terrore di quella profonda
valle diabolica,
ma fu una mitica memoria senza origine,
il cui caldo sapore non avevo mai provato.

(18/4/1978)

Farsi sera in un camposanto abbandonato di montagna.

Fratello perché piangi ancora?
Le acque delle sorgenti ricominciano a dissetare
e non c'è tomba dove l'erba non cresca.
Dimentica i giorni della fine!
Troppo sangue non si può cancellare
in una notte, ma i fantasmi vegliano
tra croci e ortiche.

Sono serene ombre immobili, luci di stupore,
profondità di un tiepido eterno passato.
Il vento ridona ciò che credevamo morto
e infiniti spazi non più vuoti.
Lascia che la vita rinasca.

Fratello! Assapora il silenzio della placida luna
e il caldo di una sera nella nuova estate. 

(19/5/1978)

Inno

Andremo a cantare nel vento la nostra storia,
quando il mondo non ci sosterrà più
con viva voce di libertà.
Racconteremo ai giovani
che la vittoria la godemmo
nella disperata fine.

Avremo sabbia grigia
tra le nostre ceneri,
dove il rosso liquore
dal sapore della vita irrigò,
per generare nuova primavera.

Troppo calore brucia, ma lieve
brezza rinfresca.
Continueremo a cantare nel vento
la gioia per coloro che
vorranno capire.

(8/6/1978)