1 set 2012

IL GIARDINO ...poesie di Arduino Rossi






DECIDERE


La vecchia signora in nero

mi accompagnò, io le detti l'anello.
Il ramo cedette sotto i miei piedi
e si ruppe; speranza io ti colsi,
ma ora sei tra i pini,
in un'estate che non so più
ritrovare.

Il Signore mi sfugge e la notte

si allontana; il gallo di San Pietro
non canta più tra gli alberi
della mia casa.
Alberi, case e morti fanno il giro
tondo, scivolano tra la nebbia dei sogni.
Candele accese e spente, spettri e uccelli
volano tra i cipressi; gli zoccoli
dei muli rompono il selciato.

Giuda si lecca le dita, sporche

di melassa rancida.
Chi gli chiese di non morire?
Io so che la sua anima è
dannata.
E oggi inizio a vivere:
rompo i fili di seta fosforescente,
spargo il sale sul mondo e grido
la mia paura.

(29/12/1986)



IL GIARDINO


Non credo, Amore, non credo

che tu possa capire
l'autunno e le sue foglie secche,
l'angoscia e la furia dei
vinti.
Amore! Non saprai mai che
cosa sia il cielo e la speranza,
o la voglia dei fiori di zaffiro.

(2/2/1987)



DA PADRE IN FIGLIO


Maledetto fu quel giorno

che i passeri presero il volo
e i corvi li uccisero.
I cavalli nella steppa profumavano
di libertà e gli zingari
andavano in cerca di una
terra tutta loro.
Non è vero! Non è vero!
Essi furono trattati peggio
degli animali.
Mio padre piange per quel
giorno; maledetti bugiardi!
Le vostre parole ricadano
su di voi!
L'albero delle castagne dà
solo frutti amari; i ciliegi
fioriscono in autunno
e gli zombi risalgono i fiumi.
La speranza ora non è più
di questa Terra.
Giustizia, parola
maledetta
e chi la inventò sia dannato!

(2/2/1987)



PADRONE DEL FUMO


Giullare del Re di bastoni,

buffone della corte degli incubi,
cantastorie dei tarocchi,
Signore dei nostri destini, io ti
supplico!
Fammi vincere questa partita
con il giovane manichino
vestito di porpora.
Sabbia e sale sono le tue armi;
non raccogliere cristalli
inutili, ma dammi le foglie
dell'edera, su cui fanno
il nido le rondini disperse.

(2/2/1987)



IL CANTASTORIE


Durò solo tre giorni il suo volo

e di lui non rimase nulla.
Ci fu chi lo vide correre verso il sole,
ma forse fu un sogno.
Era come noi: solo un uomo,
con minuscoli occhi grigi da cane.
Eppure il suo canto aveva fatto
piangere e sperare anche chi lo
voleva morto.

Era piccolo e innocente:

lo catturarono, perché parlava
del volo degli uccelli.
Io lo vidi sorridere, mentre lo stavano
uccidendo, ma essi non lo odiavano:
doveva morire, perché era giusto
che pagasse il suo debito alla luce.

C'è ancora chi lo attende,

sull'uscio di casa, quando alla sera
il sole si spoglia degli ultimi
raggi di paglia e si colora
con il sangue del cantastorie.

(15/1/1988)