2 ago 2010

Quando più nessuno baderà a lui, potrebbe diventare uno dei tanti senza nome che camminano nelle periferie delle megalopoli misere del pianeta.
Quando la cittadinanza diventa un premio e non un diritto, che nessuno ci può togliere, la dignità delle persone è legato a un filo, che può essere reciso.
Forse era meglio mantenere il diritto di cittadinanza per nascita o ereditato per adozione, oppure dopo 3, 4 generazioni concedere questa cittadinanza a chi risiede con radici stabili sul suolo di un Paese, ma una volta conseguita questa ambita condizione non si deve più togliere, in nessun caso.

Se un francese, con avi da sempre francesi, commette un crimine subisce il giusto processo ed è punito, come francese, mentre l'apolide terminerà la sua esistenza in qualche bidonville del Sud del mondo, senza giusto processo né possibilità di reinserimento.
E' preferibile una giustizia severa, dura, che condanni a pene dolorose, ma eque, che questa giustizia zoppa.
L'integrazione facilona e buonista alla francese, molto simile a quella italiana, sta provocando guai terribili e mostra il suo volto feroce, ipocrita e cinico.

La Turchia ha molte colpe sulla coscienza: non è solo per una questione di puntiglio per storici cavillosi: negare un massacro significa che in futuro se ne possono commettere altri e celarlo sempre, come nulla fosse.
Coprire questo è criminale, ma al compassato, impettito, snob leader britannico tutte queste faccende non interessano: un po' di merce britannica vale più della vita di molti poveracci.

Forse con questa posizione di politica estera, il premier della Gb voleva solo provocare un po' di sconcerto tra i suoi snobbati colleghi europei, tanto per dimostrare che l'impero britannico esiste ancora, nell'aristocratica superiorità degli inglesi.
Se raccontano scemenze le dicono con grande stile, al punto che qualcuno potrebbe credere che propinino sapienza a piene mani.
Come si potrebbe contrastare un personaggio così elegante e così convinto delle sue affermazioni?

Grazie a Dio le parole poi vengono trascritte e le contraddizioni vengono al pettine: in Europa possono entrare solo paesi autenticamente democratici, non dove un premio nobel rischia il carcere per aver scritto la verità, o perché un popolo che vuole parlare nella sua lingua, quella dei suoi antenati, è ferocemente perseguitato.
Inoltre io aggiungo che in Turchia, come in tutti i paesi islamici, professare la fede che si desidera è pericoloso, molto pericoloso: quanto meno si finirebbe tra i cittadini di serie B.
Il premier britannico David Cameron tutto questo non lo sa?
No, non gli interessa nulla: lo stile inglese rende superiori a tutte queste faccende da “poco”.
Sono inglesi, non miseri europei del continente come noi.

La guerra dei simboli è iniziata e un comunicato del Popolo della Libertà specifica senza tentennamenti: “Il presidente Silvio Berlusconi non solo è l'unico e legittimo proprietario del simbolo del PdL, ma ne ha la piena disponibilità senza il bisogno dell'autorizzazione di chicchessia, anche nel caso di fuoriuscita dal partito di uno dei contraenti che stipularono l'atto notarile il 27 febbraio 2008''.
Così già si ipotizza la cacciata di Gianfranco Fini dal partito e dopo la sua pesante stoccata sugli inquisiti, che dovrebbero lasciare le cariche del Pdl non si perdona: il colpo è troppo forte e diretto al capo, a lui, o così pare.

Poco prima delle ferie estive, doveroso per le due Camere della Repubblica, Gianfranco lancia il suo guanto di sfida: non solo attacca il capo direttamente e non lo difende dai “giudici cattivi”, ma lo invita, senza fare nomi, a ritirarsi, a lasciare spazio agli altri, cioè a Lui, il delfino, il puro, l'incensurato senza macchia.
Così la campagna della sinistra, dell'Idv di Di Pietro, ma in particolare quella di Beppe Grillo e affiliati della rete sta dando i suoi frutti.

Ora siamo sempre più vicini allo strappo e il conto dei fedeli, da una parte e da un'altra, prosegue: ne va del destino politico del Paese, ma qualche dubbio resta.
Fini sa che la maggior parte del Pdl rimarrà con il suo padre fondatore, mentre lui rischia l'emarginazione politica.
Inoltre un'alleanza a sinistra, con il Pd, l'Idv, e l'Udc porterebbe a una sconfitta elettorale probabile, futura: le grandi “ammucchiate” non piacciono agli elettori e questa sarebbe storica.
Altro che Compromesso Storico di Enrico Berlinguer degli anni Settanta: qui abbiamo una somma di ex da far invidia a qualsiasi raduno di nostalgici di ogni genere.
Ci sono i democristiani, i comunisti, i missini con la simpatia mai tradita verso un passato antico, ventennale, poi ci mettiamo sopra una bella manciata di giustizialisti, tanto vicino ai partiti dei giudici.

Per finire abbiamo pure la benedizione del cosiddetto partito di “La Repubblica”, il quotidiano che ha generato una coalizione di sinistra moderata, legata a un ceto medio “progressista” a parole, ma conservatore nell'anima, nell'intimo.
Tutti costoro formerebbero una moderna armata Brancaleone?
C'è pure l'altra ipotesi, Gianfranco dovrebbe riuscire a spodestare il suo capo, o ex capo e diventare lui il segretario del partito, ma la maggioranza cadrebbe: ci sarebbe la rottura con la Lega e a questo punto tutto diverrebbe possibile.

Il Carroccio non si farebbe isolare su posizioni di destra e riprenderebbe il suo spazio politico, ricomincerebbero le danze con tutte le formazioni politiche in parlamento.
A settembre ne vedremo delle belle?
Forse tutto finirà con qualche scandalo che ci annoiano sempre più: è l'ora della P3 e di indagini doverose, che spesso portano a poco arrosto.
Sì, abbiamo sempre tanto fumo, ma la “carne cotta” alla fine non basta per saziare la fame di giustizia degli italiani.