La
lettera con la confessione del presunto mostro di Yara Gambirasio, al
quotidiano “L’Eco di Bergamo”, lascia perplessi: sarebbe la
prima volta che un assassino si confessa a un quotidiano e racconti
la sua versione dei fatti.
Probabilmente
costui non è l’assassino, ma semplicemente un mitomane, uno dei
tanti che sbucano quando esistono fatti seguiti dai media con grande
interesse.
Menti
malate si incolpano di omicidi veri o immaginari, per dar sfogo al
loro complesso di colpa: è un fenomeno già visto e sentito.
Se,
anche se improbabile, fosse stato l’omicida a scrivere questa
lettera allora sarebbe certo che la pressione mediatica avrebbe dato
un grande risultato, impedendo all’orco di vivere in pace, nel suo
rimorso segreto, costringendolo a commettere passi falsi.
In
pace l’assassino di Yara non deve più campare, neppure un solo
giorno della sua, mi auguro, lunga e dolorosa esistenza.
