Le pensioni stanno provocando uno scontro tra generazionale: si dice che le pensioni di oggi tolgono risorse ai giovani, alle loro pensioni future.
Il problema delle pensioni è grave, è complesso, ma è risolvibile.
Non si vuole fare chiarezza?
Il principio elementare che uno si riprende, nelle pensioni, quanto ha versato nella sua vita lavorativa è corretto: più lavori e versi, più tardi vai in pensione e maggiore sarà quanto avrai a disposizione per gli anni che ti rimangono da campare.
Questo principio dovrebbe valere pure per le reversibilità: ai pensionati dovrebbe essere restituito ciò che hanno dato, né più né meno.
Cosa si potrebbe fare?
Trasformare parzialmente questo denaro versato, come vuoto a perdere, gradatamente in fondi pubblici (bot e cct), che danno una resa: per fare un esempio il 5% dei versamenti, che con gli anni diverrebbero raggiungere il
40%, il 50% di ciò che si è accumulato: daranno un reddito in più.
Raggiunto un minimo di reddito, a una data età, il potenziale pensionato potrebbe non versare più all’Inps le trattenute per la pensione, ma su fondi privati, ben controllati da organizzazioni nazionali e internazionali, in modo da trovarsi con due pilastri quando non potrà più lavorare.
Su questo punto si dovrebbe favorire chi resta al lavoro e abolire il limite di vecchiaia: uno potrà lavorare, senza essere penalizzato, sino a quando vorrà, potrà sommare pensione, lavoro, fondi.
So già che riceverò critiche da destra e da manca, ma non me ne importa: sono proprio chi non vuol risolvere il problema a “strapparsi le vesti” davanti a proposte sensate.
Si avrebbe un sistema elastico e non ci sarebbero gradini né gradoni, non si diventerebbe dei pesi per le prossime generazioni.