9 mag 2013

Pd in crisi e la scelta di un nuovo segretario è fondamentale


Pd in crisi e la scelta di un nuovo segretario è fondamentale, perché la storia del Paese è cambiato e siamo ormai alla fine delle contrapposizioni tra destra e sinistra: ormai i raggruppamenti politici e le alleanze si fanno su forze su altre questioni, come interessi di parte e locali, non più ideali con ideologie e schemi di pensiero, frutto di analisi.     I partiti si stanno decomponendo ed è solo una questione di tempo, la loro fine sta arrivando.

Pd e il rischio di dissoluzione per un partito che non si sa rinnovare

Ora che il governo è stato fatto, che Berlusconi è stato condannato all'interdizione ai pubblici uffici per 5 anni, mettendolo di fatto fuori gioco, non c'è più motivo che questo sistema di destra contro sinistra prosegua: ormai le differenze sono minime, solo per qualche questione secondaria.
Ora il Pd rischia di frantumarsi tra forze di sinistra, poche, di centro laiche e tra cattolici di sinistra.
Tutto finisce e anche un'era politica, per noi post comunista, sta svanendo.
Cosa nascerà non si sa, ma il più gettonato e Renzi....
Dio ci salvi.

Blog ... Beppe Grillo va all'assalto dei giornalisti televisivi che danno i numeri

I numeri che danno i nostri giornalisti televisivi ce li possiamo giocare al lotto, ma soprattutto la loro faccia tosta non ha pudore, come l'intelligenza di chi crede in questa gente.
Infatti i dati, le previsioni elettorali erano totalmente differenti, prima delle elezioni, bastava leggere un giornale estero, anche su Google News, comodo e semplice con traduzione incorporata.
Invece costoro continuano  dare e a dire cosa che non esistono nel mondo reale, poi non se ne ricordano e continuano a negare di aver sbagliato tutto.
La faccenda è veramente patetica.

Berlusconi Silvio condannato per il processo Mediaset, con l'interdizione dai pubblici uffici

Berlusconi è stato condannato a 4 anni di carcere, che non sconterà per la sua età, con altri 5 anni di interdizione dai pubblici uffici: questa è la sentenza del processo Mediaset per truffa  fiscale, ma la sentenza ha un odore particolare, che puzza di politico e di giustizia.
L'abitudine di utilizzare trucchi per non pagare le tasse è molto diffusa in Italia, non è solo del Cavaliere, ma in questo caso lui è stato preso e identificato, perché si è messo troppo in vista, questa è l'unica persecuzione che subisce Silvio, se si può chiamare persecuzione. 

Crimini e criminalità dilagante con lo Stato sempre più assente

I crimini sono diversi, che colpiscono le persone più deboli: abbiamo la violenza domestica, dei mariti contro le mogli, ma anche dei figli adulti nulla facenti contro i genitori anziani, non in grado di difendersi.
I furti in casa, con le strade insicure, le piccole e grandi truffe di tutti i giorni, dei soliti noti personaggi in rete, poi abbiamo l'arroganza di gente nuova, venuta non per lavorare, ma per commettere reati senza essere puniti, senza essere espulsi.
Mentre il governo si preoccupa solo della rabbia della gente, che chiede lavoro e diritti.... umani.

Colazione gli italiani non la fanno più, specialmente i giovani

Sono 7 milioni gli italiani che non  fanno la colazione e sono soprattutto giovani, ragazzi che hanno fretta o mutano le abitudini dei genitori.
A dire il vero la colazione degli italiani spesso è fatta con un po' caffè e basta, talvolta un cappuccino al bar con cornetto e nulla più.
Oggi stanno entrando nuove abitudini alimentari, come una sola colazione abbondante per coprire tutto il giorno 

Pd rischio di dissoluzione... la politica non perdona

Mentre Silvio Berlusconi subisce la condanna più dura della sua vita, con l'interdizione per 5 anni nei pubblici uffici, il Pd perde colpi e rischia di sciogliersi come neve al sole, come una forza politica anacronistica, che nacque per contrastare Berlusconi.
Ora Silvio è quasi fuori combattimento, mentre loro non hanno più energie per difendersi dalla realtà che avanza: i problemi sono tanti e loro sono anacronistici.
La storia avanza e li sta divorando.

8 mag 2013

I. All’Italia. (1818) di Leopardi

I.
All’Italia
.
(1818)

         O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo
E al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia;
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.
       Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
Mai non potrebbe il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
Che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, or non è quella?
Perchè, perchè? dov’è la forza antica,
Dove l’armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
O qual tanta possanza
Valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo
Combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl’italici petti il sangue mio.
       Dove sono i tuoi figli? Odo suon d’armi
E di carri e di voci e di timballi:
In estranie contrade
Pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
E fumo e polve, e luccicar di spade
Come tra nebbia lampi.
Nè ti conforti? e i tremebondi lumi
Piegar non soffri al dubitoso evento?
A che pugna in quei campi
L’itala gioventude? O numi, o numi:
Pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
Non per li patrii lidi e per la pia
Consorte e i figli cari,
Ma da nemici altrui
Per altra gente, e non può dir morendo:
Alma terra natia,
La vita che mi desti ecco ti rendo.
       Oh venturose e care e benedette
L’antiche età, che a morte
Per la patria correan le genti a squadre;
E voi sempre onorate e gloriose,
O tessaliche strette,
Dove la Persia e il fato assai men forte
Fu di poch’alme franche e generose!
Io credo che le piante e i sassi e l’onda
E le montagne vostre al passeggere
Con indistinta voce
Narrin siccome tutta quella sponda
Coprìr le invitte schiere
De’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Serse per l’Ellesponto si fuggia,
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
E sul colle d’Antela, ove morendo
Si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
Guardando l’etra e la marina e il suolo.
        E di lacrime sparso ambe le guance,
E il petto ansante, e vacillante il piede,
Toglieasi in man la lira:
Beatissimi voi,
Ch’offriste il petto alle nemiche lance
Per amor di costei ch’al Sol vi diede;
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
Nell’armi e ne’ perigli
Qual tanto amor le giovanette menti,
Qual nell’acerbo fato amor vi trasse?
Come sì lieta, o figli,
L’ora estrema vi parve, onde ridenti
Correste al passo lacrimoso e duro?
Parea ch’a danza e non a morte andasse
Ciascun de’ vostri, o a splendido convito:
Ma v’attendea lo scuro
Tartaro, e l’onda morta;
Nè le spose vi foro o i figli accanto
Quando su l’aspro lito
Senza baci moriste e senza pianto.
       Ma non senza de’ Persi orrida pena
Ed immortale angoscia.
Come lion di tori entro una mandra
Or salta a quello in tergo e sì gli scava
Con le zanne la schiena,
Or questo fianco addenta or quella coscia;
Tal fra le Perse torme infuriava
L’ira de’ greci petti e la virtute.
Ve’ cavalli supini e cavalieri;
Vedi intralciare ai vinti
La fuga i carri e le tende cadute,
E correr fra’ primieri
Pallido e scapigliato esso tiranno;
Ve’ come infusi e tinti
Del barbarico sangue i greci eroi,
Cagione ai Persi d’infinito affanno,
A poco a poco vinti dalle piaghe,
L’un sopra l’altro cade. Oh viva, oh viva:
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.
       Prima divelte, in mar precipitando,
Spente nell’imo strideran le stelle,
Che la memoria e il vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,
O benedetti, al suolo,
E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente
Dall’uno all’altro polo.
Deh foss’io pur con voi qui sotto, e molle
Fosse del sangue mio quest’alma terra.
Che se il fato è diverso, e non consente
Ch’io per la Grecia i moribondi lumi
Chiuda prostrato in guerra,
Così la vereconda
Fama del vostro vate appo i futuri
Possa, volendo i numi,
Tanto durar quanto la vostra duri.
 

Rio Salto di Pascoli


Rio Salto

Lo so: non era nella valle fonda
suon che s'udìa di palafreni andanti:
era l'acqua che giù dalle stillanti
tegole a furia percotea la gronda.
Pur via e via per l'infinita sponda
passar vedevo i cavalieri erranti;
scorgevo le corazze luccicanti,
scorgevo l'ombra galoppar sull'onda.
Cessato il vento poi, non di galoppi
il suono udivo, nè vedea tremando
fughe remote al dubitoso lume;
ma poi solo vedevo, amici pioppi!
Brusivano soave tentennando
lungo la sponda del mio dolce fiume.

Novembre di Pascoli


Novembre

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l'estate, fredda, dei morti.