15 mag 2013

Beppe Grillo e i 20 denunciati per vilipendio al presidente al Capo dello Stato

Il vilipendio al Presidente della Repubblica è un reato grave, troppo grave e di dubbio senso democratico., da come viene interpretato appunto da una parte della magistratura: questo capo dello Stato si avvale il diritto di denunciare, chi per lui, 20 ragazzi che lo hanno criticato ed è questa è una prova grave, gravissima di attacco alle opinioni, al libero pensiero.
La libertà in Italia è in pericolo, per colpa della cultura di una certa magistratura e di questo pazzesco partitito unico, il Pd, per loro il muro di Berlino è solido e resistente.

Blog ..Beppe Grillo e le barricate del prossimo futuro


Blog ..Beppe Grillo e le barricate del prossimo futuro: la rabbia o si incanala dentro un sistema democratico o esplode e non c’è sistema di controllo dell’informazione che tenga, tutto precipiterà sul vecchio regime.
Il rischio di una rivolta contro i partiti è alto, ma oggi sono le forze di destra, razziste e anti democratiche, che possono conquistare il Paese, con poca fatica: ormai i partiti si sono squalificati o si stanno squalificando in modo completo, totale.

Sars e il corona virus che minaccia il mondo


Sars e il corona virus che minaccia il mondo dall'Arabia Saudita, ovvero il pericolo di una nuova pandemia, dopo l’ultima di quasi 100 anni fa: le condizioni storiche ci sono tutte le condizioni storiche per il ritorno di qualcosa di tremendo, che colpirà il mondo.
Probabilmente non sarà la nuova sars, ma qualcosa d’altro: prima o poi la vigilanza non sarà sufficiente e il pianeta patirà le pene le conseguenze di uno sviluppo senza limiti.
La natura si difenderà e imporrà le sue leggi e i suoi equilibri.

Beppe Grillo avvisa la casta politica al governo

Beppe Grillo avvisa la casta politica: «Io spero in una nostra affermazione totale perché se non ci affermiamo noi ci saranno le barricate, si dovranno assumere loro la responsabilità».
La politica è colpevole di ciò che fa e la nostra è una crisi politica prima che economica, ma Beppe Grillo non so se è la soluzione, o l'unica soluzione.
Loro hanno evitato lo scontro fisico nelle strade, il pericolo vero sta nelle forze oscure, da sempre presenti in Italia, che potrebbero approfittare della situazione.

Milano e il sindaco Pisapia riporta i soldati in città

Il sindaco di Milano, tutto a sinistra e tolleranza... non si sa di che tolleranza si possa parlare, decide che l'esercito a Milano ci può stare, per l'ordine pubblico, come la destra un tempo.
Lui propone il lutto cittadino per i tre morti del picconatore ghanese, che ora lo vogliono far passa re matto, per la buona pace di tutti, ma che era solo un razzista nero, come ce ne sono tanti al mondo.
Poi la magistratura a Milano è tutta da quella parte... sì, per la.... legalità, si sa.
Peccato che Pisapia, che .... se lo porti via, si arrenda all'esercito e dica che non ci sia emergenza criminalità a Milano: forse era meglio che tacesse o andasse a vivere nella periferia, senza protezione armata.

Servizi equitalia ... la moderazione nelle richieste è la nuova nelle legge ... si spera


Equitalia si deve moderare e valutare caso per caso, a chiederlo è Il primo dirigente  di Euitalia Benedetto Mineo: "Valutate caso per caso e cercate il dialogo con i cittadini ………………un disagio esteso”.
La legge della moltiplica per 10 terrorizza gli italiani ed è questa strana legge, che colpisce i poveri, ma non i ricchi con i soldi in Svizzera, che  lascia perplessi.
Equitalia si armi di altre armi, per colpire i grandi evasori e sia più umana con i disoccupati e tutti i disperati.
Quindi la politica della riscossione a tutti i costi, deve essere rivista, perché a pagare sono solo coloro che non si sanno muovere nel mondo dei ricorsi e delle furbate, tutte italiane.

Equitalia si vuole moderare e non vuole essere paragonata ai cattivi esattori, ai gabellieri di un tempo

Il primo dirigente  di Euitalia Benedetto Mineo chiede  alle sedi periferiche: "Valutate caso per caso e cercate il dialogo con i cittadini ………………un disagio esteso”.
Contro la famosa, io non dico famigerata, Equitalia arriverà Robin Hood?
Ormai siamo a queste condizioni e lo Stato della casta, che raccoglie soldi per re  Giovanni, attende il ritorno di Riccardo cuor di leone.
La storia si ripete e la gente è disperata: c'è chi si dà fuoco per non dover dormire in mezzo alla strada, chi perde tutto in un sol colpo, per una manciata di multe di anni fa.

Sfrattato per 10 mila euro, si dà fuoco muratore disoccupato

Giovanni Guarascio, muratore disoccupato di 64 anni. vive a Vittoria nel Ragusano, aveva una famigliola con due figlie e la moglie, disoccupati: non riusciva più a mantenere la famiglia, non riusciva più a pagare quei 10mila euro di debito con la banca e l'unica cosa che aveva era quella casa, mai finita, che ne valeva poco più di 20 mila euro.
Eì un onesto lavoratore, non un raccomandato dai partiti, non un iscritto a questa o a quella associazione per far carriera a spesa di chi merita di più, non un falsario di concorsi pubblici.
E' un muratore di 64 anni che non ha ancora la pensione, che non poteva pagare 10 mila euro e gli stavano togliendo l'unica cosa che aveva, una casetta, neppure finita, forse sistemata, costruita da lui stesso.

........ Grazie a tutti i politicanti d'Italia!
Che il diavolo vi porti!

mostra di pittura, Arte, Isabella Smerchinich di Bergamo. - Scritto da: Arianna Iezzi -




(Maternità)







Il Cosmo di Isabella Smerchinich
Maternità
Seriate maggio 2013 - Mercatino dell’antico, carino e ben organizzato. Allestito con ordine dove le vecchie curiosità si possono ammirare senza caos come capita spesso in tanti simili eventi. Ma… sorpresa, sotto i portici trovo una estemporanea di Isabella Smerchinich. Non è una ragazzina, ma un “nuovo” che timidamente si affaccia al mondo dell’arte. I suoi primi approcci con il disegno e i colori li ha avuti frequentando il Liceo Artistico Statale di Bergamo, poi a bottega, come si usava un tempo, nello studio del pittore Tonissi Emilio (1945-2008). Una pausa dall’attività artistica aveva allontanato fisicamente Isabella dalla sua passione, ma non con la mente. Dopo questo periodo, si è riavvicinata ai pennelli con più tenacia e convinzione. E’ “esplosa” con i suoi colori modulandoli sulle tele come se cantasse una melodia, l’inno alla vita, o una ninna nanna, o ancora, un grido di speranza. La sua pittura gestuale, da non confondere con quella degli artisti americani, è delicata; curva dopo curva sistema sul cavalletto ciò che la sua anima sente nell’istante preciso che dipinge. I colori uno dopo l’altro sinuosamente si muovono sulla tela evocando sogni, speranze, gioie, dolori. I titoli dei quadri esposti sono: maternità, genesi, angelo custode, gemelli, amore, leggerezza, vulcano, aurora e tsunami, titoli che non sono dati a caso, sono frutto di meditazione e precisa consapevolezza di comunicare uno stato d’animo, il suo Cosmo colorato, delicato e inquieto nello stesso tempo. Questo astrattismo espressionista di Isabella, ricorda Munch, ma l’urlo di Isabella è tutto il suo stile avvolgente che abbraccia e che trasmette una vibrante sensazione di vita come il suo sorriso. Isabella è presente, Isabella è emozione, Isabella è colore. Un passo alla volta, poi il salto per ballare nel mondo, perché l’arte di Isabella è musica.
Un ringraziamento all’ASAV di Seriate (BG), per averci fatto conoscere Isabella Smerchinich di Bergamo. - Scritto da: Arianna Iezzi - ari.ari58@live.it

Seriate 12 maggio 2013
Mercatino dell’antico

14 mag 2013

I TRE ANELLI di Luigi Capuana -- racconto

I TRE ANELLI

C'era una volta un sarto, che aveva tre figliuole, una più bella dell'altra. Sua moglie era morta da un pezzo, e lui si stillava il cervello per riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po' difficile a trovarsi.
Un giorno questo povero padre pensò d'andarsene in una pianura e chiamare la Sorte:
- Sorte, o Sorte!
Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso:
- Perché mi hai tu chiamata?
- Ti ho chiamata per le mie figliuole.
- Menale qui ad una ad una; si sceglieranno la sorte colle loro mani.

Il buon uomo, tornato a casa tutto contento, disse alle figliuole:
- La vostra fortuna è trovata!
E raccontò ogni cosa. Allora la maggiore si fece avanti, ringalluzzita:
- La prima scelta tocca a me. Sceglierò il meglio!
Il giorno dopo, padre e figliuola si avviarono per quella pianura:
- Sorte, o Sorte!
Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso:
- Perché m'hai tu chiamata?
- Ecco la mia figliuola maggiore.

La vecchia cavò di tasca tre anelli, uno d'oro, uno d'argento, uno di ferro e li mise sulla palma della mano:
- Scegli, e Dio t'aiuti!
- Questo qui.

Naturalmente prese l'anello d'oro.
- Maestà, vi saluto!
La vecchia le fece un inchino e sparì.
Tornati a casa, la sorella maggiore, pavoneggiandosi, disse alle altre due:
- Diventerò Regina! E voi reggerete lo strascico del manto reale!
Il giorno dopo andò col padre l'altra figlia.
Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso, e cavò di tasca due anelli, uno d'argento ed uno di ferro:
- Scegli, e Dio t'aiuti!
- Questo qui.

E, s'intende, prese quello d'argento.
- Principessa vi saluto!
La vecchia le fece un inchino e sparì.
Tornata a casa, quella disse alla maggiore:
- Se tu sarai Regina, io sarò Principessa!
E tutt'e due si diedero a canzonare la sorella minore:
- Che volete? Chi tardi arriva male alloggia. Dovea venire al mondo prima.
Lei zitta.
Il giorno dopo andò col padre la figliuola minore.
Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso e cavò di tasca, come la prima volta, tre anelli, uno d'oro, uno d'argento e uno di ferro:
- Scegli, e Dio t'aiuti!
- Questo qui.

Con gran rabbia di suo padre, avea preso quello di ferro.
La vecchia non le disse nulla, e sparì.
Per la strada il sarto continuò a brontolare:
- Perché non quello d'oro?
- Il Signore m'ispirò così.

Le due sorelle, curiose, vennero ad incontrarla per le scale.
- Facci vedere! Facci vedere!
Come videro l'anello di ferro, si contorcevano dalle risa e la canzonavano. Saputo poi che lo avea scelto fra uno d'oro e uno d'argento, per grulla la presero e per grulla la lasciarono.
E lei, zitta.
Intanto si sparse la voce che le tre belle figliuole del sarto avevano gli anelli della buona sorte. Il Re del Portogallo dovea prender moglie e venne a vederle. Rimase ammaliato dalla maggiore:
- Siate Regina del Portogallo!
La sposò con grandi feste e la menò via.
Poco dopo venne un Principe. Rimase ammaliato dalla seconda.
- Siate Principessa!
La sposò con grandi feste e la menò via.
Restava l'ultima. Non la chiedeva nessuno.
Un giorno, finalmente, si presentò un pecoraio:
- Volete darmi questa figliuola?
Il sarto, che ne aveva una Regina ed una Principessa, era montato in superbia e rispose:
- Il pecoraio, scusate, noi per ora ce l'abbiamo.
Stava per passare un altr'anno. La minore restava sempre in casa, e il padre non faceva altro che brontolare giorno e notte:
- Le stava bene, stupidona! Sarebbe rimasta in un canto, con quel suo anello di ferro.
E all'anno appunto, tornò a presentarsi il pecoraio:
- Volete darmi quella figliuola?
- Prendila - rispose il sarto. - Non si merita altro!

Si sposarono, senza feste e senza nulla, e la menò via.
Allora il sarto disse:
- Voglio andar a visitare la mia figliuola Regina.
La trovò che piangeva.
- Che cos'hai, figliuola mia?
- Sono disgraziata! Il Re vorrebbe un figliuolo, ed io non posso farne. I figliuoli li dà Dio.
- Ma l'anello della buona fortuna non giova a nulla?
- Non giova a nulla. Il Re mi ha detto: "Se fra un anno non avrò un figliuolo, guai a te!". Son certa, babbo mio, che mi farà tagliar la testa.

Quel povero padre, come potea rimediare? E partì per far visita alla figliuola Principessa. La trovò che piangeva.
- Che cos'hai, figliuola mia?
- Sono disgraziata! Tutti i figliuoli che faccio mi muoiono dopo due giorni.
- E l'anello della buona fortuna non giova a nulla?
- Non giova a nulla. Il Principe mi ha detto: "Se questo che hai nel seno morrà anche lui, guai a te!". Son certa, babbo mio, che mi farà scacciar di casa!

Quel povero padre che potea farci? E partì.
Per via gli nacque il pensiero d'andar a vedere l'altra figliuola, quella del pecoraio. Ma aveva vergogna di presentarsi. Si travestì da mercante, prese con sé quattro ninnoli da vendere e, cammina, cammina, arrivò finalmente in quelle contrade lontane.
Vide un magnifico palazzo stralucente, e domandò a chi appartenesse.
- È il palazzo del re Sole.
Mentre stava lì a guardare, stupito, sentì chiamarsi da una finestra:
- Mercante, se portate bella roba, montate su. La Regina vuol comprare.
Montò su, e chi era mai la Regina? La sua figliuola minore, la moglie del pecoraio. Quello rimase di sasso; non potea neppure aprir le cassette degli oggetti da vendere.
- Vi sentite male, poverino? - gli disse la Regina.
- Figliuola mia, sono tuo padre! E ti chiedo perdono!

Lei, che l'aveva riconosciuto, non permise che le si gettasse ai piedi, e lo ricevé tra le braccia:
- Siate il ben venuto! Ho dimenticato ogni cosa. Mangiate e bevete, ma prima di sera andate via. Se re Sole vi trovasse, rimarreste incenerito.
Dopo che quello ebbe mangiato e bevuto, la figliuola gli disse:
- Questi doni son per voi. Questa nocciuola è per la sorella maggiore: questa boccettina di acqua per l'altra. La nocciuola, dee inghiottirsela col guscio; l'acqua, dee berne una stilla al giorno, non più. E che badino, babbo!
Quando le due sorelle intesero la bella fortuna toccata alla minore e videro quella sorta di regali che loro inviava, arsero d'invidia e di dispetto:
- Si beffava di loro con quella nocciuola e con quell'acqua!
La maggiore buttò la nocciuola in terra, e la pestò col calcagno. La nocciuola schizzò sangue. C'era dentro un bambino piccino piccino: lei gli aveva schiacciata la testa!
Il Re, visto quell'atto di superbia e il bambino schiacciato:
- Olà! - gridò - levatemela d'innanzi; mozzatele il capo!
E, senza pietà né misericordia, la fece mettere a morte.
L'altra, nello stesso tempo, avea cavato il turacciolo alla boccetta e, affacciatasi a una finestra, n'avea versata tutta l'acqua.
Sotto la finestra passavano dei ragazzi che trascinavano un gatto morto. L'acqua cadde su questo, e il gatto risuscitò.
- Ah, scellerata! - urlò il Principe. - Hai tolto la sorte ai nostri figliuoli!
E in quel momento di furore, la strangolò colle sue mani.
Il babbo tornò dalla figliuola minore, e raccontò, piangendo, quelle disgrazie.
- Babbo mio, mangiate e bevete, e prima di sera andate via. Se re Sole vi trovasse, rimarreste incenerito. Appena avrò buone notizie, vi manderò a chiamare.
La sera tornò re Sole, e lei gli domandò:
- Maestà, che cosa avete visto nel vostro viaggio?
- Ho visto tagliar la testa a una Regina e strangolare una Principessa. Se lo meritavano.
- Ah, Maestà, eran le mie sorelle! Ma voi potete risuscitarle; non mi negate questa grazia!
- Vedremo! - rispose re Sole.

Il giorno dopo, appena fu giunto nel luogo dov'era seppellita la Regina, picchiò sulla fossa e disse:
- Tu che stai sotto terra,
Mi manda la tua sorella;
Se dal buio volessi uscire,
Del mal fatto ti déi pentire.
- Rispondo a mia sorella:
Sto bene sotto terra.
Dio gli dia male e malanno!
Vo' la nuova avanti l'anno!
- Resta lì, donnaccia infame!
E il re Sole continuò il suo viaggio. Arrivato dov'era stata sepolta la Principessa, picchiò sulla fossa e disse:
- Tu che stai sotto terra,
Mi manda la tua sorella;
Se vuoi tornare da morte a vita,
Del mal fatto sii pentita!
- Rispondo a mia sorella:
Sto bene sotto terra.
Male occulto o mal palese,
Vo' la nuova avanti un mese!
Resta lì, donnaccia infame!
Re Sole continuò il suo viaggio, e quelle due sorelle se le mangiarono i vermi.
Stretta è la foglia, larga è la via.
Dite la vostra, ché ho detto la mia.