24 ott 2013

Datagate e le proteste formali dei potenti della terra

Il Datagate era prevedibile, anzi era ovvio, certamente si sapeva che gli Stati Uniti avevano un sistema di controllo mondiale delle informazione, ufficialmente per contrastare il terrorismo, ma in realtà serviva per controllare il pianeta, perché chi conosce tutto di tutti controlla il mondo.
Ora le proteste proseguono e tutto pare una farsa, ma è certo che la politica del controllo delle informazioni porterà a nuove situazioni sgradevoli a un mondo sotto tutela Usa, che non rinunceranno a spiare tutto e tutti. 

Alzheimer dormire poco e male lo favorisce

Gli studiosi parlano di rischio  di cattivo sonno, di oco sonno, che aumentano il rischo di ammalarsi di Alzheimer: i ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora hanno messo a confronto 70 persone e hanno notato che certe persone avevano i sintomo premonitori dell'Alzheimer.
Era qualcosa di prevedibile e normale, contraddittorio e assurdo, incomprensibile e confuso.

Bindi sotto attacco da parte di Brunetta... non la vuole all'antimafia

La Bindi non la vogliono all'antimafia perché..... non si sa perché, ma forse lo sanno.
La decisione di porre la Bindi in questa posizione politica lascia perplessi e dubbiosi, lascia confusi ... a destra: Bindi è la nemica di Berlusconi, con già molti problemi giudiziari.
Infatti la situazione politica segue la logica politica e giudiziaria, poi tutto segue una sua posizione precisa e confusa... quella dello scontro politico e giudiziario, con troppi elementi politici che sono sotto giudizio per faccende di mafia. 

IL PRECISINO .. racconto appartenente agli STATALI ebook gratis da scaricare

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EBOOK DA SCARICARE . RACCONTI INTITOLATO  ....GLI STATALI di Arduino Rossi

IL PRECISINO 

Sono considerato da tutti un uomo fortunato, eppure la gente non sa quanto sia triste oggi la mia vita. 
Lavorai per venticinque anni nell'Istituto Nazionale per la Prevenzione della Malaria, in una sede del Nord del Paese e i miei compiti furono gli stessi, dal primo all'ultimo giorno. 
Io non mi consideravo un frustrato dalla monotonia della mia occupazione: non fui assente un solo giorno, ero orgoglioso della mia puntualità e della fedeltà all'ufficio mi avevano soprannominato il "precisino", dimenticando il mio nome "Paolo".
Ero deriso per la mia diligenza, che i miei colleghi consideravano eccessiva, ma io rispondevo loro: -Se voi foste ordinati, quanto lo sono io, questo ufficio sarebbe il più efficiente d'Italia!-
Essi ridevano, ma io non mi crucciavo. 
Forse il mio senso del dovere era un po' ossessivo: non perdevo il mio tempo in chiacchiere e non scendevo al bar per il caffè. 
Durante le ore d'ufficio ero sempre impegnato nel riordinare, nel pulire e nello spostare incartamenti: non un solo granello di polvere c'era sulla mia scrivania e nei miei scaffali. 
Avevo quaranta matite colorate, di marche e di tinte differenti, le avevo disposte in un portamatite, con le punte all'insù, rispettando la scala dell'arcobaleno, dal rosso più intenso al violetto. 
Esse avevano una funzione solamente estetica e nessuno doveva toccarle. 
Talvolta un mio collega, per scherzo o sbadataggine, spezzava qualche punta: era uno sgarbo che mi mandava su tutte le furie. 
Solitamente ero una persona ragionevole e un mio caro amico mi diceva molte volte: -Sei piccolo, grassoccio e calvo. 
Sei il tipico impiegato statale: sei meridionale e affronti tutto con troppa calma!- 
Ovviamente, oltre a riordinare la scrivania, avevo pure la mia mansione, che mi impegnava per il resto del tempo: revisionavo i  verbali di controllo sulla presenza della malaria nel territorio. 
Da anni non c'era un solo malato, o un sospetto affetto da febbre malarica, ma l'Istituto proseguiva la sua attività, seguendo tutte le normative del Ministero. 
Io ero un convinto assertore dell'importanza dell'Istituto, contro i colleghi "disfattisti.". 
Affermai un giorno: -Lo so bene che la malaria è stata debellata, ma noi dobbiamo tenere sotto controllo la situazione!- 
Un giovane collega ribatté: -Non hanno senso questi accertamenti: la malaria non ricomparirà più!- 
Un nuovo assunto mi impedì di replicare, intromettendosi: -Le pratiche dell'Istituto sono parecchie e complesse. 
Verifichiamo ogni attività tre o quattro volte, dobbiamo rendere conto di tutto a molti enti e a tre ministeri! E' un grande movimento di documenti, con firme e con timbri inutili!- 
Avevo sacrificato i migliori anni della mia vita per l'Istituto 
e non potevo permettere agli ultimi arrivati di denigrarlo: -Voi fate presto a deridere ciò che non capite! Non vi immaginate neppure quanto sia stata tremenda la miseria nelle zone infestate dalla Malaria, che è stata debellata grazia a Istituti come il nostro! Oggi vigiliamo sulle zone paludose, prevedendo nuovi contagi!- 
Nonostante queste discussioni la mia vita scorreva tranquilla. 
Non ero Felice, ma non mi lamentavo: avevo una famiglia con due figli studiosi, senza grilli per la testa e un buono stipendio. 
Un bel giorno, trasgredendo alle mie ferree regole, stavo sfogliando svogliatamente il giornale, nell'orario di lavoro: stavo confrontando i numeri del mio biglietto della lotteria di Merano per vedere se fosse vincente. 
Mi sfrega gli occhi per essere sicuro che non fosse un abbaglio: era vero, avevo vinto ed ero diventato molto ricco. 
Uscii correndo dall'ufficio, senza giustificare l'assenza. 
I colleghi credettero che mi fosse capitato qualcosa, o che fossi impazzito e ipotizzarono spiegazioni tra le più fantastiche. 
Entrai come un forsennato nella mia casa, gridando: -Ho vinto! Ho vinto!- 
Mia moglie mi fece sedere e senza ascoltarmi fece per telefonare al nostro medico. 
Placai la mia frenesia e le mostrai il biglietto vincente, ella non credeva ai suoi occhi, poi svenne: -Mi sento male! ...dell'acqua, un liquore....- 
La deposi sul divano buono: ero confuso e non mi decidevo a chiamare il medico, poi le detti un calmante. 
Ella si addormentò profondamente: aveva le palpebre cerchiate e il colorito giallognolo. 
Mi accorsi per la prima volta dell'invecchiamento precoce di Elena, notando i suoi capelli bianchi: i rimpianti le avevano scavato l'anima. 
Elena non aveva mai chiesto nulla più di quello che potevo offrirle nella vita di ogni giorno: le ero vissuto accanto senza accorgermi di soffocarla. 
Quando rinvenne per la gioia: -Che cosa faremo con tutti questi soldi? Sono troppi; non ho mai desiderato una ricchezza così grande!- 
La nostra convivenza era sempre stata quieta e senza liti: la nostra vita era stata come tante altre, con piccoli problemi e con semplici gioie. 
Avevamo due figli, un maschio di diciotto anni e una femmina di venti: non c'era da scialacquare col mio stipendio, ma con un po' di straordinari ero riuscito a mantenerli agli studi superiori. 
Gigliola, la maggiore, all'università frequentava Economia e Commercio, mentre Giovanni si stava diplomando in ragioneria. 
Li avevo indirizzati verso studi pratici, che assicurassero loro un futuro. 
Quando essi mi trovarono a casa in orario insolito e videro la loro madre piangente, si preoccuparono: -Cos'è successo?- 
Li abbracciai con impeto: -Abbiamo vinto il primo premio alla lotteria di Merano!- 
Essi spalancarono gli occhi, stupiti, increduli mostrai loro il biglietto del miracolo. 
Saltarono, urlarono, presi da un entusiasmo incontrollato.
Gigliola trovò per prima la calma: -Papà! Come vuoi investire questi capitali? Non sarà in appartamenti o in titoli statali, spero?- 
-Penseremo poi a questo, ora facciamo festa!- 
Ella insistette: -No! Bisogna preoccuparsi subito, per non farsi mandare in malora dalle tasse! Esistono azioni sicure, oppure delle attività commerciali molto redditizie, c'è solo l'imbarazzo della scelta!- 
Le risposi affettuosamente: -Figliola! Ci penseremo....-
Ella alzò la voce: -Non sei mai stato capace di concludere un affare! E' meglio che li gestisca io questi soldi, pure della riscossione mi preoccuperò io!- 
Giovanni approvò l'opinione della sorella. 
Mi sentii avvilito: i miei figli si ribellano, dopo tutto quello che avevano ricevuto da me. 
Il campanello di casa squillò ripetutamente, aprii. 
Una piccola folla di amici, colleghi e parenti entrarono con irruenza, per congratularsi della vincita: euforico, avevo dato la notizia al portinaio del palazzo, senza preoccuparmi delle conseguenze. 
Fui costretto a dare fondo alle bottiglie di liquore, conservato con tanta parsimonia da mia moglie per gli ospiti importanti. 
Ci fu chi, superstizioso, mi toccò la pelata e la gobba, che non avevo. 
Furono peggiori di una nube di cavallette: fecero danni, sporcarono, rubarono qualche oggetto. 
-Tanto è così ricco che non se ne accorgerà neppure!-
Parenti, amici e imbroglioni di professione mi proposero molti progetti: tanti consigli strambi, tutti assieme, non li avevo mai ricevuti. 
Il vicino disoccupato si impose, senza il mio benestare, come mio segretario e per tutta la sera mi stordì col suo "affare del secolo", ovvero un enorme allevamento di lumache. 
Un parente alla lontana, che non incontravo da anni, pretendeva che gettassi l'intera somma per finanziare una sua invenzione, a sentir lui geniale: una macchina che funzionava con energia scoperta e imbrigliata da lui. 
Insomma, una masnada di esaltati e di furbi mi costrinsero a sopportare le loro stranezze sino a tarda notte. 
Poi, finiti i liquori, delusi dalle mie opposizioni, se ne andarono. 
Era quasi l'alba e non avevo ancora sonno: uscii per respirare un po' di aria pura e per meditare in solitudine. 
Camminai alcune ore senza meta nella città, che si risvegliava. 
Finalmente, stanco, mi sedetti su una panchina. 
Avevo l'aspetto di uno che aveva passato una notte in bagordi: una gentile signora anziana mi si accostò per informarsi se mi sentivo male. 
Capita improvvisamente di trovare semplici soluzioni a problemi, che ci avevano assillato sino alla disperazione. 
Come per incanto le mie idee si schiarirono: il denaro era mio e lo avrei gestito nel modo che ritenevo migliore. 
Avrei acquistato, al mio paese in Basilicata, la vecchia tenuta in rovina dei Franciosio e l'avrei riattivata. 
Ero partito per il Nord venticinque anni prima, con solo una valigia di logori effetti personali, mentre ora ritornavo come il nuovo Signore del paese. 
Mi avrebbero chiamato Don Paolo e si sarebbero tolti tutti il cappello, salutandomi amici e nemici. 
Stavo fantasticando sul mio futuro di proprietario terriero, quando mi venne la nostalgia del mio vecchio ufficio: non ero distante e volli vederlo per l'ultima volta. 
Bussai alla finestra dell'anziano guardiano, che appena mi scorse si congratulò sinceramente con me. 
Non si meravigliò della mia richiesta, continuò a complimentarsi e rifiutò la mancia che gli offrii. 
La mia scrivania era nel solito ordine. Un assurdo rimpianto mi prese e nessun pensiero di futura felicità riuscì a scacciarlo: gli anni più sereni della mia vita li avevo trascorsi in quel luogo e forse erano stati i più belli. 
Se fossi stato solo avrei pianto. 
Un dubbio atroce mi assalì: -Sarò così felice in futuro, o con il denaro la tranquillità sarà fuggita per sempre?-

Notizie oggi Accedi a facebook e login... in cerca di contatti puliti, ma anche oericolosi

La nostra  lotta contro il gigante Facebook è per difendere l'onestà, la diffusione della violenza, dell'odio, della droga, del crimine.
La lotta quindi è contro il crimine in tutte le sue forme ed espressioni e non dei pettegolezzi degli amici e delle persone, delle battute cattive ed altro ancora.

Book liberi e democratici contro la casta, che prosegue nella sua logica precisa e solita

Combattere la casta, anzi le caste significa diffondere cultura e er questo motivo, noi di Notizie News, siamo pronti ad attaccare il potere costituito, contro la gente sciocca e ignorante, contro lo strapotere dei soliti criminali, venditori di fumo ed altro ancora.
La cultura è l'arma più potente contro i raggiri dei nemici della nostra libertà.

Blog e blogger , il costo sociale di essere libere e di denunciare il marcio di questo Paese

I blog sono sotto attacca dai soliti piccoli, piccoli personaggi, che fanno dello stillicidio vigliacco contro la libertà e la verità, sono l'arma segreta della casta.
Il reato è diffamazione semplice o aggravata, ma non a mezzo stampa, in pratica si finisce davanti ai giudici di pace, che possono condannare i blogger a un risarcimento minimo le loro fantomatiche vittime, con un ricorso si manda tutto in prescrizione e alla peggio c'è il giudizio civile, ma alla fine quello che costa è solo la'vvocato e la tensione nervosa.

Datagate .. siamo tutti spiati? Forse...

Lo scandalo è scoppiato perché certe notizie sono giunte alla stampa, ma da sempre si sapeva che il sistema informatico mondiale, con Internet e la telonia mobile, erano sotto controllo, specialmente negli Usa, nel mondo grazie alle mille sie e ai molti ineressi economici.
Il terrorismo è una scusa: chi sa tutto controlla il mondo, può fare ciò che vuole e imporre i propri interessi agli altri.
E' questa l'unica verità che scaturisce da questa situazione e quindi non scandaliziamoci, ma ... difendiamoci.

Libero e le news quotidiane di chi continua a denunciare il male

Il male ha molti volti e molti alleati, ma la denuncia via news in Internet continua, mentre il potere costituito prosegue nella sua guerra irrazionale, assurda contro chi critica, talvolta sbagliando i termini, mentre la lotta alla criminalità organizzata è spesso scordata, lasciata ai singoli magistrati coraggiosi.
Quindi denunciare il male è un dovere di tutti, un dovere di ogni persona, una necessità e un obbligo morale.

Privacy e diritti delle persone, spesso in contrasto

La privacy ci sta limitando i nostri diritti elementari, infatti anche nei casi di minacce ed insulti spesso non possiamo raccogliere prove contro i nostri aggressori, per colpa di una limitata interpretazione della legge sulla privacy.
I casi sono tanti e sui posti di lavoro, nelle assemblee condominiali spesso in troppi non vedono e non sentono, ma soprattutto non parlano, ma le prove registrate da noi non valgono davanti ai giudici.