Per l'inchiesta Rai-Agcom la procura di Trani ha risposto alla richiesta dei legali Palumbo e Ghedini di Silvio con una conferma: gli indagati sono Silvio Berlusconi, Minzolini e Innocenzi.
Le accuse sono legate alle eventuali pressioni del Cavaliere per fermare la trasmissione Annozero: subito il premier ha affermato di non avere nessuna responsabilità penale nel telefonare a chi meglio crede, compreso il direttore del Tg1.
Minzolini invece sostiene che lo vogliono limitare nelle sue funzioni di direttore, naturalmente libero, del telegiornale pubblico.
Pare proprio che i talk show ormai non li vedremo sulle televisioni della Rai sino a dopo le elezioni, ma solo sulle private ci saranno, perché alcune emittenti hanno vinto i ricorsi con i magistrati.
La Rai naturalmente ha un chiodo fisso, Michele Santoro, ma ormai la rete se ne infischia della par condicio e il dibattito è vivacissimo e intelligente, o pure isterico, con insulti e ragionamenti di ogni genere: solo la rete resiste al grigiore di un giornalismo in doppio petto, noioso e privo di coraggio intellettuale.
Meno male che ci sono i rompi anima che dicono ciò che meglio credono: rischiano sulla loro pelle le conseguenze di urlare ciò che pensano.
La soluzione per superare il conflitto di interessi per il presidente del consiglio sta nello sviluppo della rete: con migliaia di voci differenti non ci saranno più interferenze.
Vincerà chi saprà spiegare, dibattere e dar forza alle sue ragioni.
Invece da noi e si spera che sia una delle ultime volte, tutto ancora dipende dalla televisione: forse torneranno le tribune politiche, forse ci addormenteremo tutti davanti al video.
Non mi sono mai piaciuti i programmi di giornalismo politico e politicizzato: sono troppo di parte e gestiti con quella furbizia un po' viscida, da conduttori che impongono verità preconcette, ma proibirle significa solo non capire l'importanza del dibattito.
Io preferisco la valutazione dei testi scritti, delle affermazioni rilette a freddo, senza emozioni forti, con un pubblico che batte le mani agli amici e fischia i nemici.
Mi ricordo di autentici linciaggi mediatici, di fatti narrati appositamente in modo incompleto, di vicende distorte.
Invece questo clima che genera vittime, vittimismo a cascata pare trionfare nel Paese: l'illegalità ormai non è solo per i piccoli delinquenti o per i mafiosi latitanti, sta nella cultura del predominio arrogante, di tradizione borbonica che ha sposato il “faccio tu io” del modo di pensare meneghino.
E' strano, ma il servilismo di certe realtà del Paese è stato e continua ad essere utile a certi imprenditori: hanno bisogno di gente che riconosca il potere, che schiacci i deboli e baci le mani ai forti.
Se loro, i più potenti d'Italia, non sono sicuri e temono complotti, non credono nella giustizia, noi poveretti a chi ci rivolgeremo quando subiremo un torto, magari da prepotenti, ricchi ed ammanicati?
Forse per questo motivo che in troppi diventano dei cavalier serventi, non di dame, come nel Settecento, ma di direttori, di signorotti, di capi e capetti: si mettono a servizio dell'uomo forte del momento.
Siamo tornati un popolo di damerini e di servi della gleba?
POLITICA, CULTURA, CRONACA, ARTE, RELIGIONE, SCIENZA, PENSIERO LIBERO. Quasi Giornale online. scritto a più mani da una redazione coraggiosa, da dei volontari. Responsabile Arduino Rossi-
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