16 mar 2010

16/3 La morte e la vita dei piccoli indifesi interessa? (Arduino Rossi

La morte misteriosa di un bambino di otto mesi, ricoverato dalla mamma all'ospedale Gaslini di Genova, lascia molti sospetti: la donna ora è stata posta sotto interrogatorio da parte della polizia.
Le condizioni del piccolo apparvero subito disperate: la madre di 26 anni sostiene che sia caduto e abbia battuto la testa sul pavimento.
Con lei c'era un uomo che la accompagnava: l'interrogatorio della donna e del compagno è per accertarsi come sono andati i fatti, che lasciano molti sospetti.
Le ferite sulla testa del bambino paiono non compatibili con le spiegazione date della mamma.

Un fatto di cronaca importante e terribile come questo ricorda che i bambini pagano sempre: il caso in questione attende delle risposte e così non esprimerò alcun parere.
Invece la vita di troppi bambini sfugge al controllo delle istituzioni, degli enti pubblici e delle associazioni di volontariato private: la loro condizione è pessima, non assomiglia a quella dei loro coetanei viziati, pieni di dolcetti, giocattolini, di coccole.
Sono i figli di gente che vive al limite della sopravvivenza, ma spesso non è una questione economica, o solo quella, o non è la mancanza di denaro la causa prima: la loro miseria è tutta umana, psicologica.
Non vorrei essere frainteso: non voglio dare un giudizio moralistico su esistenze distorte e confuse.
E' solo un modo di far chiarezza e cercare di capire perché esistono mamme incapaci di provare affetto verso i loro figli, perché esistono padri che non si preoccupano dei loro bambini: li abbandonano al loro destino nella migliore delle ipotesi.
Costoro non sanno badare a loro stessi, a controllarsi, a guadagnarsi da vivere, a preoccuparsi della propria igiene, a cercare abitazioni decenti.
I figli così crescono nello sporco, nella saltuarietà, senza affetto, senza il necessario per crescere sani fisicamente e mentalmente: il loro destino sarà ben più duro di quello dei loro coetanei.
Così c'è l'alternativa dell'istituto o dello strumento difficile dell'affidamento: un bambino cresce in due famiglie, la propria e quella affidataria, che dovrebbe riuscire a fargli sentire un po' di amore, in contrasto con l'abbrutimento della disastrata famiglia naturale.
Il bambino mantiene i rapporti con la famiglia di origine e torna a casa in genere al fine settimana.
Spesso però ragazzini, che dovrebbero trovare un aiuto, sono abbandonati a loro stessi: il loro destino pare segnato.
Sono i figli della colpa?
Una volta si diceva che certi comportamenti criminali, da emarginati, erano nel “sangue” di certi soggetti: era un detto popolare, certamente se non razzista, certamente classista.
Erano affermate altre sciocchezze, viste come pseudo maledizioni divine: ”Le colpe dei padri cadono sui figli, tale padre, tale figlio.......”
Erano tutte espressioni che nascondevano tanti preconcetti che non dovevano esistere.
Invece è da chiedersi: è giusto lasciare un neonato, nonostante che la mamma è sempre la mamma, in mano a donne che non hanno una fissa dimora, che vivono di espedienti, nonostante l'aiuto per potersi rendere indipendente.
Forse, per proteggere i minori, bisogna essere più decisi, oso dire duri.