Eccolo il rapporto Almalaurea sull'occupazione dei laureati: guadagnano di meno e sono anche più disoccupati i laureati italiani.
Su 210 mila giovani con la laurea triennale i disoccupati sono passati dal 16,5 al 22% in un anno.
Pure per le lauree che hanno sempre dato certezze, come ingegneria, le cose non vano bene: cala sia la stabilità del posto di lavoro e il peso della busta paga per tutti.
Cosa si può aggiungere a questi dati: ora il sistema Italia non è più ingessato, il mito del posto fisso è rimasto nei ricordi di almeno una generazione più anziana dei neolaureati.
Una parte della colpa sta nella cultura famigliare in se stesso: invece una laurea non è un punto di arrivo, ma di partenza.
Il titolo conta poco in se stesso, ma gli studi devono dare la capacità di creare, inventare lavoro.
Invece le mamme spingono i figli neolaureati a non sporcarsi le mani, a fare i concorsi, ad attendere: il bambinone resta a casa anni ed anni, in attesa del posto che lo soddisferà, perché lui deve avere il premio dei suoi studi.
Il mondo non gira attorno a noi, siamo noi che ci dobbiamo muoverci, accettando pure, per incominciare, qualche lavoro precario non adatto alla nostra professionalità.
Dimenticavo bisogna lottare contro la cultura clientelare dei partiti, che umilia il valore individuale.
POLITICA, CULTURA, CRONACA, ARTE, RELIGIONE, SCIENZA, PENSIERO LIBERO. Quasi Giornale online. scritto a più mani da una redazione coraggiosa, da dei volontari. Responsabile Arduino Rossi-
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