5 mar 2010

24/2 Le foto proibite del senatore Nicola Di Girolamo (Arduino Rossi)

L'Espresso pubblica le foto di una cena elettorale, dove si è ben mangiato nell'aprile 2008: il senatore Nicola Di Girolamo era accanto al boss della 'ndrangheta Franco Pugliese, che fu poi ritratto con il boss Gennaro Mokbel

Costoro sono tutti implicati nella maxi inchiesta romana sul riciclaggio, che vede implicati i vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle.

Il senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo ha dichiarato: “....mai avuto contatti né con la mafia né con la 'ndrangheta né con la camorra. Sono stato una sola volta ospite in Calabria di un collega per una colazione elettorale e ci sono tornato, successivamente per ringraziare dopo l'elezione".

Ora il dubbio è una condizione normale e doverosa per tutte le situazioni: bisogna sempre andare oltre le apparenze.

Comunque delle domande si devono porre.

Come mai un senatore della Repubblica non sa chi frequenta le sue cene elettorali?

Ne va della sua sicurezza.

Sicuramente è almeno un grande ingenuo: l'ingenuità è una virtù che i politici non si possono permettere.

Invece è interessante notare altre cosucce: sicuramente affari, politica, associazioni criminali hanno diversi punti di contatto, almeno per interessi comuni.

La politica offre la copertura, gli affaristi investono il denaro che proviene dal mondo della criminalità, la quale ha bisogno di un veloce lavaggio dei capitali sporchi, con la copertura della politica.

E' sempre così, sempre questi tre mondi si incontrano?

E' probabile che queste realtà quanto meno viaggiano parallele: forse neppure si incontrano, ma l'osmosi è certamente necessaria perché il denaro finanzia, favorisce, sporca, inquina tutto.

Le associazioni mafiose di soldi ne hanno tanti, tantissimi e devono pure loro, i boss, ritrovare una collocazione da persone perbene, seppure apparente, nel mondo civile: si presentano come imprenditori, come commercianti.

Così possono partecipare a cene elettorali impunemente, ma il dubbio è sempre d'obbligo per tutte le ipotesi, sia assolutorie che accusatorie.

Ora queste contaminazioni della vita sociale del Paese, purtroppo di tutta l'Italia, ci fanno sentire una nazione speciale, quasi di appestati, di lebbrosi, che non merita rispetto, né stima.

La cultura mafiosa regna perché........

La questione è tutta aperta e sono convinto che non servono eroi che si devono immolare sull'altare della giustizia, per servire la legge e lo Stato.

La parola omertà deriva da umiltà, ovvero da una sbagliata interpretazione del significato cristiano di umiltà: non è inteso come lavoro onesto, senza presunzione e arroganza, ma sottomissione al più forte, chiunque egli sia.

E' il non giudicare che diventa il non vedere la verità, confondendo il dire la verità, l'oggettività dei fatti, anche negativi, come una sentenza morale: se uno è un delinquente e ruba, uccide, spaccia è solo un mascalzone.

Lo giudicherà il giudice in terra e Dio dopo morto, ma resta sempre un malavitoso: l'omertà invece impedisce di vedere questo e lascia fare, perché bisogna farsi gli affari propri.