9 mar 2010

09/3 Perché Thomas Hammarberg non indossa il burqa? (Arduino Rossi)

Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa è proprio convinto delle sue affermazioni: "Proibire il burqa o il niqab non libererebbe le donne dall'oppressione, ma potrebbe invece condurre a una loro ulteriore alienazione nelle società europee".
Lo svedese, già noto per le sue contraddizioni, crede che chi impone il burqa dovrebbe essere condannato, ma proibirlo sia sbagliato: "Le donne dovrebbero essere libere di scegliere come vestire, senza interferenze né da parte delle loro comunità, né delle autorità".
La posizione di tale signore è fin troppo facile da criticare: è ovvio che il burqa sia un abito imposto da leggi e tradizioni maschiliste, dalla supremazia violenta del sesso forte, nel senso di prepotente ed arrogante, che si impone con la forza fisica.
Thomas Hammarberg poteva evitare di mettere allo stesso livello leggi pubbliche laiche, che liberano le fisionomie femminili da uno “scafandro” caldissimo, orrendo, opprimente, deprimente, offensivo e nemico prima ancora della personalità che dei corpi delle donne.
Il fatto interessante o angosciante è un altro.
Perché sta alla Commissione per i diritti umani del Consiglio d'Europa un personaggio simile?
Chi l'ha eletto? Chi l'ha raccomandato?
Il consiglio che si può dare al signor Thomas Hammarberg è quello di dimettersi dal suo incarico e ritirarsi nelle foreste svedesi per riposarsi e respirare aria sana....... non inquinata.
Invece la preoccupazione maggiore sta nella ricerca del modo corretto di reagire a certe prese di posizioni, che nascondono uno spirito schizofrenico nella cultura europea.
Lo spirito laico, anzi, antireligioso è vincente da noi, ma c'è pure molto paternalismo verso gli altri popoli, che è la versione buonista delle opinioni razziste.
Sono idee che si possono riassumere: “Certi popoli sono inferiori perché devono maturare, in generazioni, come siamo oggi noi, bianchi Europei”.
Il razzismo si esprime con un disprezzo feroce verso gli altri, non bianchi, non europei, non democratici.
Il buonismo invece è paternalista, quasi dolce, affettuoso, verso gli “inferiori”, o presunti tali: sostiene infatti che bisogna rispettare le differenze culturali, gli usi e i costumi.
Alla fine le due anime europee sono quasi uguali: entrambi i pensieri sono rassegnati al destino infelice degli “inferiori” o dei popoli in via di sviluppo.
Non tutti possono arrivare ai livelli “supremi” della cultura europea bianca, così ritengono loro.
La contraddizione si mostrano quando si riconoscono i diritti delle etnie, ma non dei bambini e delle bambine in particolare, che avranno, per le etnie meno “sviluppate”, un destino differente: forse pure loro progrediranno, anzi evolveranno come noi, ma in molti anni, così si sostiene velatamente.
Il buonismo e il razzismo non si scandalizzano delle donne schiave, delle bambine che non vanno a scuola, che devono sposarsi chi vuole la famiglia, diventando delle macchine per produrre figli.
Così diventa un diritto umano il burqa, magari pure la infibulazione che una donna politica italiana definì un atto d'amore delle mamme verso le figlie: non faccio nomi, ma è una donna di sinistra, povera sinistra smarrita.
Io sono certo che le persone di tutto il mondo hanno i nostri diritti, donne o uomini che siano: dovrebbero avere la salute, una vita costruita da loro, dovrebbero professare la propria fede e mutarla come meglio ritengono.
Dovrebbero studiare e migliorare il proprio destino, ragazzi come ragazze.
Dimenticavo, hanno tutti il diritto di sfamarsi, di non essere trattati come schiavi, né come cittadini di serie B.
Sono valori e diritti sanciti da molti trattatati internazionali?
Se mandiamo alle Commissioni internazionali personaggi che difendono il burqa significa che le idee non sono chiare.
Qualcuno si stupisce perché i nazisti ogni tanto fanno capolino qua e là nel vecchio continente?
Basta grattare sotto la crosta del buonismo e scovare le croci uncinate.