Un serial killer è attivo a Roma: così afferma il TG5.
La squadra ''cold case'' della Questura della capitale indaga su 10 morti sospette, prima archiviate perché ritenute provocate da incidenti: le vittime sono anziani uomini e donne.
Si tratta di persone che avevano a che fare con un tizio che pare si sia tradito, grazie all'analisi scientifica del Dna e le valutazioni con il computer: si sospetta un operatore sanitario e la polizia assicura che attualmente è innocuo, forse si intende che è tenuto sotto controllo.
Quindi esistono pure da noi quei individui freddi, normali in apparenza, con tante frustrazioni e rabbia recondita, da sfogare su personaggi che rammentano a loro padri violenti, madri oppressive ed educatori feroci.
Oppure sono falliti che sperano di dimostrare a se stessi di valere qualcosa, nella loro paranoia, ovvero mania di grandezza e mania di persecuzione.
Costoro sono in grado di intendere e di volere?
Sono responsabili penalmente?
Questo fatto può interessare i criminologi e gli psichiatri, invece è importante osservare qualcosa di strano e di terribile: questi serial killer in Italia erano sconosciuti, erano tipici della realtà statunitense.