Garantita
solo rafforzando il ruolo multifunzionale delle imprese agricole, che
proprio attraverso modelli di gestione ecocompatibili contribuiscono
alla riduzione del rischio idrogeologico, al ripristino degli habitat
naturali e adattamento ai cambiamenti climatici.
“A
fronte di un costante aumento della popolazione mondiale dobbiamo
agire per ridurre il consumo pro capite delle risorse e l’utilizzo
di combustibili fossili, rafforzando l’efficienza energetica e
quella relativa alla produzione e distribuzione del cibo. Il sistema
alimentare deve basarsi sull’ecoagricoltura , come documentano
tutti i rapporti internazionali sull’argomento, cioè pratiche
agricole che rispettino la biodiversità locale, i regimi idrici, la
rigenerazione del suolo e tutti i servizi che gli ecosistemi offrono
al benessere umano”, ha dichiarato Gianfranco Bologna,
Direttore Scientifico del WWF Italia. La riforma della Politica
Agricola Comune (PAC) in discussione al Parlamento europeo è
un’opportunità che i Paesi dell’Unione Europea devono saper
cogliere per aumentare la sostenibilità ambientale delle filiere
agricole attraverso il rafforzamento delle azioni per lo
sviluppo rurale per la conservazione della biodiversità, la gestione
sostenibile delle risorse idriche e il contrasto ai cambiamenti
climatici. Un’agricoltura più sostenibile per l’ambiente può
essere oggi
IL
TRACOLLO ALIMENTARE IN ATTO: I PRIMI SEGNI NEL 2008. Non è solo
l’attuale situazione alimentare che si va deteriorando, ma anche lo
stesso sistema globale del cibo. Se ne sono osservati segni
premonitori già nel 2008, quando i prezzi mondiali dei cereali hanno
subito un brusco raddoppio per una concomitanza di cause: da
un alto per gli effetti dei cambiamenti climatici, come le siccità
prolungate, e dall’altra strategia errate di contrasto come la
politica degli incentivi alle produzioni dei biocarburanti che stanno
progressivamente sottraendo terreni alle produzioni alimentari e agli
habitat naturali. Questa riduzione delle materie prime, ha
fatto aumentare i costi determinando una riduzione delle esportazioni
da parte dei principali paesi produttori per
garantire il fabbisogno interno.
In
conseguenza i governi delle nazioni importatrici si sono trovati in
condizioni di grandi difficoltà e alcuni tra questi, come ad esempio
la Cina, hanno reagito cominciando a comprare o a prendere in affitto
terreni in altri Paesi (fenomeno noto come ‘Land Grabbing’)
sui quali produrre cibo per il proprio fabbisogno rendendo ancora più
fragili le economie locali basate sulla piccola agricoltura. Una
pratica che ha dato il via a una nuova geopolitica della
scarsità alimentare. Man mano che gli approvvigionamenti di cibo si
riducono, andiamo verso una nuova era alimentare in cui ciascun paese
sembra muoversi in maniera individuale minando la sovranità
alimentare dei Paesi più poveri. Non sembra che i leader
politici abbiano colto la portata del tracollo alimentare e della
crisi ecologica in atto. I progressi degli ultimi decenni
nella riduzione della fame sono stati annullati. Nutrire quella parte
affamata del mondo dipende dalle nuove politiche demografiche,
idriche ed energetiche che sapremo adottare. Il tempo ormai
scarseggia. Il mondo potrebbe essere molto più vicino di quanto
comunemente si pensi a un’ingestibile carestia alimentare e crollo
dei sistemi naturali con conseguenti prezzi in ascesa, rivolte per il
pane e instabilità politica.