Io sono nato povero, ero il settimo di una famiglia, certamente di altri tempi.
Per chi non lo sa, sino agli anni Cinquanta, un figlio in più non costava molto, anzi quasi nulla.
L'affitto era sempre quello, c'era un letto in più, in qualche angolo.
I vestiti erano riciclati, i maschi ereditavano quelli dei maschi e le femmine quelli femminili.
Spesso poi arrivavano pure dai cugini e venivano rammendati mille volte dalle mamme.
Quindi un nuovo nato era tutto a costo zero, tranne per il lavoro delle mamme.
I costi in più erano per il cibo, ma si faceva tutto in casa e non esisteva il già pronto, tanto meno i pranzi comprati al ristorante e portati in casa da qualche immigrato.
A 5, o 6 anni i bambini iniziavano a svolgere lavoretti in casa, pulizie e spese, di fatto si guadagnavano quello che mangiavano.
Sì, era un mondo lontanissimo da quello attuale, ma umano, bello, anche se duro, umile, semplice.
Senza arrivare, tornare a quelle realtà, si potrebbe rivalutare il valore della famiglia, degli affetti familiari, a quel punto lo spazio per il secondo figlio si troverebbe, senza rinunciare a troppi abiti firmati, a gite in luoghi rinomati, a auto di grossa cilindrata.