LA STANZA N. 36
Arrivo presto alla mattina pensando ancora al letto. Entro nel buio e nel silenzio, zigzagando tra le scrivanie mi dirigo verso l’interruttore. Luce. A poco, a poco la stanza presenta la sua forma: alta, con grandi finestre che fanno fatica a far entrare il sole. Tutto è di nuovo davanti ai miei occhi, come lo avevo lasciato il giorno prima, e ancora prima del giorno prima. Tutto si ripete con cadenza già stabilita ed io cosciente inizio la giornata e continuo a sopravvivere. Carte, tante carte, scatoloni e postazioni sono lì in quella stanza n.36, al II piano di un palazzo severo, nel centro della città. Le grandi scrivanie con le poltrone ergonomiche, che di ergonomico hanno solo l’aggettivo, aspettano di essere partecipi della nostra storia fatta di burocrazia. Le vetrinette che conservano quella burocrazia cartacea, si scontrano con i PC che custodiscono la stessa burocrazia in modo virtuale, ed io mi ritrovo fra passato e odore di futuro, in una realtà transitoria. Mi siedo e osservo il “mio lavoro” sulla “mia scrivania”. Altra carta, altri timbri, altri utenti da soddisfare. Un’originale composizione di rose fatte con carta colorata, mi da il benvenuto. E’ un tocco che serve a nascondere i fili elettrici. Percepisco il rumore delle scariche elettriche nelle plafoniere che si scaldano, e sento i passi dei primi colleghi che arrivano. Apro le finestre per cambiare l’aria stantia. Ma subito mi viene in mente che è in corso il rifacimento del tetto: è meglio chiudere, la polvere dell’amianto è bene non respirarla! A poco, a poco la stanza si illumina di luce solare, ma senza i suoi raggi diretti, alzo lo sguardo e mi ritrovo a viaggiare sulla cartina geografica appesa proprio di fronte a me, sembra messa apposta per informarmi che fuori di qui c’è un mondo da scoprire reale e non virtuale. Anche i calendari, uno su di ogni parete, mi ricordano la data del giorno e mi fanno sognare quei viaggi da programmare. Arrivano Riccardo, Natalina e poi gli utenti che ora sono chiamati “clienti”, è più elegante, e allude ad una improbabile scelta. Nella stanza prende il via una parte di vita che molti credono essere la certezza assoluta, ma per fortuna ci sono le verdi piantine che circondano la mia postazione.
Arianna Iezzi