
L'arma delle intercettazioni, nell'epoca di Internet, non è facile da rendere innocua: infatti chi volesse svelare che quel tizio ha un'amante, che l'altro ha un vizietto, che gli affari di un terzo non sono del tutto puliti basta immettere su Internet la notizia, va bene pure dall'estero e il mondo è grande.
Si vede che in parlamento sono sempre in troppi che non hanno capito questo strumento e infatti, non riuscendo a cavalcare la bestia, la limitano, provocando però danni all'economia del Paese: se l'immagine è tutto, essere relegati tra le mezze democrazie non ci aiuta.
Già l'Italia è sempre considerata la terra della mafia, già si sostiene che siamo una nazione di raccomandati, di furbastri, di scaltri marioli.
Ora si tende a punire i cronisti per le intercettazioni, mentre basterebbe colpire singolarmente, con cause civili i direttori e gli editori che hanno ordinato la diffusione della notizia segreta, in mano magari alla magistratura.
Certe leggi vengono emanate per sopperire alla mancata applicazione di norme già esistenti, ma che si impantanano nella lentezza dei procedimenti giudiziari.
Così tutte queste normative sono sempre più grida manzoniane: si alza la voce promettendo pene severe, quando non si riesce a dare neppure semplici punizioni ai “ladri di polli”.








