4 lug 2010

04/7 I 40 di lavoro e la pensione che fugge

Dal 2016 non saranno più sufficienti i 40 anni di contributi?
La domanda è la solita.
Perché nessuno fa qualcosa?
Se si calcola che il denaro versato dai lavoratori e dai datori di lavoro corrisponde circa a un terzo dello stipendio netto di un lavoratore, si possono fare due conti: uno stipendio di 18mila euro all'anno, circa 1.500 euro al mese, costa 6mila euro di contributi pensionistici.

04/7 I vecchi del futuro non avranno la pensione

E' chiaro che questo sistema pensionistico non può assicurare la pensione per 40, 50 anni di vita ed è necessario non costringere la gente a lavorare sino a 60, se non a 70 anni.
Questa ipotesi pare fantascientifica, ma è probabile se non si cambia rotta subito, che possa avvenire.

04/7 Morte naturale delle pensioni

Il sistema delle pensioni così concepito rischia di morire di morte naturale, infatti la media di vita, anzi la speranza di vita, cresce sempre più.
Gli uomini hanno superato i 78 anni e le donne marciano per gli 84 anni: in futuro poi si camperà sempre più e già si parla di 90, addirittura di 100 anni di media per i ragazzi, i bambini di oggi.

04/7 Pensioni di solidarietà e da rendita

Non si levano proteste né voci autorevoli dal mondo economico eppure fu Modigliani, premio Nobel per l'economia, a consigliare un sistema differente di metodo pensionistico, non più legato sulla solidarietà delle generazioni, o non solo, ma soprattutto sul risparmio investito.
Sarebbe bastato accumulare un piccolo capitale, che con gli anni si sarebbe trasformato in una grande somma: per far questo occorre la vigilanza di tutti e conti trasparenti, ma non ci sono alternative.

04/7 I lavoratori del futuro senza pensione

In molti finiranno tra i disperati o tra coloro che camperanno con i sussidi, sperando che arrivino prima o poi.
La scelta continua di innalzare l'età pensionabile senza modificare il sistema delle pensioni, trasformandolo in qualcosa di non adatto al futuro demografico dell'Italia è veramente sciagurata.

04/7 Sacconi e la legge con il rifuso

Invece questo “rifuso”, che prima o poi passerà, lascia dubbiosi e confusi.
Cosa se ne farà il mondo del lavoro dei sessantenni, anzi anche dei settantenni?
Probabilmente avremo moltissimi disperati che non avranno sostentamento economico in anni difficili, tra i cinquanta e i settanta anni: in un epoca dove serve rinnovarsi continuamente, possedere una vasta cultura e specializzazioni, sarà sempre più difficile, per una fetta larga di popolazione, riuscire a essere sempre competitivi.

04/7 Le pensioni sempre più per vecchi

Il ministro Sacconi ha successivamente smentito, parlando di rifuso nel testo: è una giustificazione un po' insolita, che lascia molti dubbi.
Qualcuno ha insinuato invece il contrario, che fosse un tentativo di riforma pensionistica fatto a luglio perché il caldo e le ferie vicine distraggono da sempre gli italiani.

04/7 Pensioni, pensione di vecchiaia e oltre

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi non si era accorto, così afferma, che c'era pronto un emendamento del relatore Antonio Azzollini (Pdl) dentro la manovra economica: con questa norma dal 2016 l'età pensionabile avrebbe seguito la speranza di vita degli italiani, secondo i dati Istat.
Secondo questa ipotesi ogni tre anni ci sarebbe stato il rinnovo delle condizioni dell'età e i 40 anni non sarebbero stati più sufficienti per essere messi a riposo dal lavoro.

04/7 Cassazione, il caldo e le sentenze originali


L'ultima della Cassazione arriva con il caldo e forse i giudici hanno problemi con l'aria condizionata: se la moglie ha il carattere forte i maltrattamenti sono scusabili.
Il marito può così imporre la sua volontà di maschio dominante perché Lei 'non era per nulla intimorita'', ma solo ''scossa ed esasperata''.
Lui la picchiava e maltrattava da 3 anni e per il fatto che lei non mostrava dolore, ma solo risentimento poteva prenderle di santa ragione.
Volete commentare?
Cosa vi aspettate da gente che considerano i blue-jeans indumenti “adatti” a subire uno stupro, se indossati.
Costoro hanno appena scioperato perché gli taglieranno lo stipendio.
Dio ci salvi dai giudici!

3 lug 2010

Rifugio Tagliaferri - una storia nata per passione


Rifugio Tagliaferri
una storia nata per passione
Il Rifugio Tagliaferri è in un certo senso il simbolo della sottosezione ClubAlpino Italiano “Val di Scalve”. La sottosezione venne creata nel 1978.L’alpinista Nani Tagliaferri fu il suo entusiasta presidente. Insieme ad amici iniziò la ricerca di un posto adatto alla costruzione di un rifugio alpino. Purtroppo nel 1981 perse la vita, insieme a Livio Piantoni e Italo Maj, scalando il Pukajirka Central, nelle Ande peruviane: il crollo di un’intera parete ghiacciata appena sotto la vetta travolse gli scalatori. Il fratello di Nani, Francesco, e altri amici si impegnarono in modo ancor più deciso per realizzare il nuovo rifugio. Il posto che ritennero più adatto era la piccola conca a circa m. 2330 di altezza, appena sotto il passo Venano, collegata da comode e storiche mulattiere a Schilpario e al passo dell’Aprica. Nonostante la quota e la posizione vicinissima alla cresta, una sorgente garantiva la fornitura costante di acqua potabile, elemento indispensabile per la conduzione di qualsiasi rifugio alpino. Il rifugio fu costruito nel corso dell’estate 1985, in pochissimi mesi, grazie al lavoro volontario di diverse persone. Il 22 settembre 1985 fu inaugurato, con grande partecipazione di escursionisti e appassionati e la Santa Messa celebrata da Mons. Andrea Spada. Fu dedicato al primo presidente della sottosezione “Val di Scalve” del CAI di Bergamo, Nani Tagliaferri, tragicamente perito sulle Ande.
Purtroppo dopo solo un anno, nel mese di novembre 1986, un incendio distrusse il rifugio. Bruciarono tutte le opere in legno: travi, travetti, pareti interne, arredi; rimasero solo i muri in pietra. Gli amici decisero che non si poteva rischiare di lasciare la costruzione in quello stato per tutto l’inverno: si sarebbe corso il rischio di un decadimento irrimediabile di quanto restava dei muri. Quindi, si dette subito il via ai lavori di ricostruzione, al freddo e al gelo dell’incipiente inverno. Meno di un mese di lavoro competente e attivissimo di diversi volontari portò alla ricostruzione del rifugio con ampliamento della cucina, nuovo tetto, nuovi serramenti e muri riadattati. Nel 1998 il rifugio venne nuovamente ampliato dedicando più spazi ai dormitori e creando nuovi servizi igienici dotati di docce e acqua calda. Nel 2007 si è eseguito un ulteriore ampliamento erigendo sul retro del rifugio un piccolo corpo di fabbrica in muratura di pietra e tetto a struttura lignea: i posti letto sono passato da 35 a 50 e sono stati aggiunti altri bagni, con acqua calda ovunque. Nella scorsa primavera si è provveduto a installare un impianto eolico di produzione energia elettrica che sfrutta la costante presenza del vento e garantisce energia 24 ore su 24. Il nuovo impianto unitamente al potenziamento dei pannelli fotovoltaici permetterà maggior autosufficienza energetica a fonte rinnovabile, anche se rimarrà comunque a disposizione un generatore per le emergenze. Nel locale invernale del rifugio è attivo l’apparato S.O.S. dai Rifugi Orobici.