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Il caso Yara Gambirasio sta portando alla disperazione un'intera provincia, quella di Bergamo.
La rabbia e il senso di impotenza è grande: quando si è annunciato la cattura del 22enne marocchino subito la rabbia è montata.
I soliti giornalisti, che spesso hanno qualche difficoltà a utilizzare Internet, si sono accorti di due cartelli xenofobi a Brembate, ma ovviamente non delle valanghe di insulti e la rabbia contro lo straniero, che in questo caso era marocchino, da parte della popolazione giovanile.
Si è sentito parlare di ..pulizia etnica, si sono visti nelle scuole i saluti romani, nelle superiori, con tanto odio feroce contro i magrebini, oltre a un sentimento ostile che implicava pure gli altri extracomunitari, contro sempre loro, i marocchini.
Il fatto è terribilmente preoccupante, prima cosa c'è l'angoscia per la scomparsa di una ragazzina, poi c'è un mondo giornalistico, che ormai si rivolge solo agli ultra quarantenni, lasciando, io dico con soddisfazione, indifferenti chi usa Internet.
I modi ...accomodanti e le notizie addomesticate che si sentono nei telegiornali nazionali, non entrano più nelle teste dei giovani: non ci cascano più.
Però ciò che si vede non è più il mondo ovattato dei loro padri, ma quello durissimo e feroce della realtà virtuale.
I ragazzi hanno visto il cadavere di Sarah Scazzi su Facebook, con tantissimi altri orrori: la crudeltà entra nelle loro teste come qualcosa di naturale.
Se si somma alla rabbia per le colpe vere o presunte di quello straniero, il quadro è tragico.
Sui telegiornali nazionali, dai giornali di partito sono uscite banalità e luoghi comuni: al primo posto c'è sempre un razzismo vecchio stile, che in Italia non è mai esistito.
Uno dei titoli più stupidi che ho letto era quello che "parlava di caccia al nero" a Brembate Sopra, paese di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa: la realtà è mille volta più complessa, forse un giorno vedremo i negri che daranno la caccia agli arabi e i cinesi che si scontreranno con gli indiani.
Si vede che qualche giornalista si è rivisto un vecchio film sul Sud degli Stati Uniti degli anni Trenta, con i linciaggi, senza processo, dei neri accusati di stupro.
In realtà a Brembate forse c'era solo la caccia al mostro e visto che questo mostro non ha ancora un volto, non si sa neppure dove si trovi Yara, la rabbia è tantissima e feroce.
Ora il primo "mostro" per caso, con un nome e un volto, oltre a un'identità doveva essere trovato: la tensione e la paura per le proprie figlie, per tutti gli abitanti, sia italiani che stranieri, era straboccante.
Tutti gli altri commenti sono solo polemiche inutili, anche razziste, vergognosamente razzisti, contro i bergamaschi.
Sì signori, esiste un razzismo, che spesso è solo vecchio regionalismo o odio della metropoli, o disprezzo se preferito, verso la provincia.
Spesso scaturisce dai discorsi di molti signori della stampa, pseudo- intellettuali da salotto televisivo: gli intellettuali seri e veri non si presentano in televisioni, si vergognerebbero come cani a dialogare con showgirl scosciate, presentatori non troppo intelligenti e idioti urlanti.
In questi giorni ci si è scordato di Yara e si è parlato, in modo squallido, di razzismo, facendo del becero classismo, con vetusti atteggiamenti da contessine snob con i poveri villici rozzi.
Quanto cattivo gusto e quante idiozie si sono dette, oltre alle solite mezze verità, tra innocentisti a tutti i costi e i colpevolisti per partito preso.