20 ott 2012

XXVI. IL PENSIERO DOMINANTE. di Leopardi


XXVI.
IL PENSIERO DOMINANTE.

      Dolcissimo, possente
Dominator di mia profonda mente;
Terribile, ma caro
Dono del ciel; consorte
Ai lúgubri miei giorni,
Pensier che innanzi a me sì spesso torni.
       Di tua natura arcana
Chi non favella? il suo poter fra noi
Chi non sentì? Pur sempre
Che in dir gli effetti suoi
Le umane lingue il sentir propio sprona,
Par novo ad ascoltar ciò ch’ei ragiona.
       Come solinga è fatta
La mente mia d’allora
Che tu quivi prendesti a far dimora!
Ratto d’intorno intorno al par del lampo
Gli altri pensieri miei
Tutti si dileguàr. Siccome torre
In solitario campo,
Tu stai solo, gigante, in mezzo a lei.
       Che divenute son, fuor di te solo,
Tutte l’opre terrene,
Tutta intera la vita al guardo mio!
Che intollerabil noia
Gli ozi, i commerci usati,
E di vano piacer la vana spene,
Allato a quella gioia,
Gioia celeste che da te mi viene!
       Come da’ nudi sassi
Dello scabro Apennino
A un campo verde che lontan sorrida
Volge gli occhi bramoso il pellegrino;
Tal io dal secco ed aspro
Mondano conversar vogliosamente,
Quasi in lieto giardino, a te ritorno,
E ristora i miei sensi il tuo soggiorno.
      Quasi incredibil parmi
Che la vita infelice e il mondo sciocco
Già per gran tempo assai
Senza te sopportai;
Quasi intender non posso
Come d’altri desiri,
Fuor ch’a te somiglianti, altri sospiri.
       Giammai d’allor che in pria
Questa vita che sia per prova intesi,
Timor di morte non mi strinse il petto.
Oggi mi pare un gioco
Quella che il mondo inetto,
Talor lodando, ognora abborre e trema,
Necessitade estrema;
E se periglio appar, con un sorriso
Le sue minacce a contemplar m’affiso.
       Sempre i codardi, e l’alme
Ingenerose, abbiette
Ebbi in dispregio. Or punge ogni atto indegno
Subito i sensi miei;
Move l’alma ogni esempio
Dell’umana viltà subito a sdegno.
Di questa età superba,
Che di vote speranze si nutrica,
Vaga di ciance, e di virtù nemica;
Stolta, che l’util chiede,
E inutile la vita
Quindi più sempre divenir non vede;
Maggior mi sento. A scherno
Ho gli umani giudizi; e il vario volgo
A’ bei pensieri infesto,
E degno tuo disprezzator, calpesto.
       A quello onde tu movi,
Quale affetto non cede?
Anzi qual altro affetto
Se non quell’uno intra i mortali ha sede?
Avarizia, superbia, odio, disdegno,
Studio d’onor, di regno,
Che sono altro che voglie
Al paragon di lui? Solo un affetto
Vive tra noi: quest’uno,
Prepotente signore,
Dieder l’eterne leggi all’uman core.
       Pregio non ha, non ha ragion la vita
Se non per lui, per lui ch’all’uomo è tutto;
Sola discolpa al fato,
Che noi mortali in terra
Pose a tanto patir senz’altro frutto;
Solo per cui talvolta,
Non alla gente stolta, al cor non vile
La vita della morte è più gentile.
       Per còr le gioie tue, dolce pensiero,
Provar gli umani affanni,
E sostener molt’anni
Questa vita mortal, fu non indegno;
Ed ancor tornerei,
Così qual son de’ nostri mali esperto,
Verso un tal segno a incominciare il corso:
Che tra le sabbie e tra il vipereo morso,
Giammai finor sì stanco
Per lo mortal deserto
Non venni a te, che queste nostre pene
Vincer non mi paresse un tanto bene.
       Che mondo mai, che nova
Immensità, che paradiso è quello
Là dove spesso il tuo stupendo incanto
Parmi innalzar! dov’io,
Sott’altra luce che l’usata errando,
Il mio terreno stato
E tutto quanto il ver pongo in obblio!
Tali son, credo, i sogni
Degl’immortali. Ahi finalmente un sogno
In molta parte onde s’abbella il vero
Sei tu, dolce pensiero;
Sogno e palese error. Ma di natura,
Infra i leggiadri errori,
Divina sei; perchè sì viva e forte,
Che incontro al ver tenacemente dura,
E spesso al ver s’adegua,
Nè si dilegua pria, che in grembo a morte.
       E tu per certo, o mio pensier, tu solo
Vitale ai giorni miei,
Cagion diletta d’infiniti affanni,
Meco sarai per morte a un tempo spento:
Ch’a vivi segni dentro l’alma io sento
Che in perpetuo signor dato mi sei.
Altri gentili inganni
Soleami il vero aspetto
Più sempre infievolir. Quanto più torno
A riveder colei
Della qual teco ragionando io vivo,
Cresce quel gran diletto,
Cresce quel gran delirio, ond’io respiro.
Angelica beltade!
Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro,
Quasi una finta imago
Il tuo volto imitar. Tu sola fonte
D’ogni altra leggiadria,
Sola vera beltà parmi che sia.
       Da che ti vidi pria,
Di qual mia seria cura ultimo obbietto
Non fosti tu? quanto del giorno è scorso,
Ch’io di te non pensassi? ai sogni miei
La tua sovrana imago
Quante volte mancò? Bella qual sogno,
Angelica sembianza,
Nella terrena stanza,
Nell’alte vie dell’universo intero,
Che chiedo io mai, che spero
Altro che gli occhi tuoi veder più vago?
Altro più dolce aver che il tuo pensiero?
 

youtube . Calcio scommesse Inter Atalanta

Calcio Scommesse e l'inganno dello sport più popolare, ovvero dove ci sono troppi soldi anche lo sport diventa sporco, i giocatori si vendono e tutto segue una logica precisa, insensata, strana.
Chi gioca i soldi nello sprt è un ... fesso e si fa fregare, prima o poi gli allocchi perdono tutto e chi gestisce il gioco guadagna, tranne qualche rarissimo caso.
Per questo motivo il calcio è truccato e lo è da anni, per fare fessi  soliti fessi.

XXVII. AMORE E MORTE. di Leopardi

XXVII.
AMORE E MORTE.

      Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
Altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall’uno il bene,
Nasce il piacer maggiore
Che per lo mar dell’essere si trova;
L’altra ogni gran dolore,
Ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
Dolce a veder, non quale
La si dipinge la codarda gente,
Gode il fanciullo Amore
Accompagnar sovente;
E sorvolano insiem la via mortale,
Primi conforti d’ogni saggio core.
Nè cor fu mai più saggio
Che percosso d’amor, nè mai più forte
Sprezzò l’infausta vita,
Nè per altro signore
Come per questo a perigliar fu pronto:
Ch’ove tu porgi aita,
Amor, nasce il coraggio,
O si ridesta; e sapiente in opre,
Non in pensiero invan, siccome suole,
Divien l’umana prole.
       Quando novellamente
Nasce nel cor profondo
Un amoroso affetto,
Languido e stanco insiem con esso in petto
Un desiderio di morir si sente:
Come, non so: ma tale
D’amor vero e possente è il primo effetto.
Forse gli occhi spaura
Allor questo deserto: a se la terra
Forse il mortale inabitabil fatta
Vede omai senza quella
Nova, sola, infinita
Felicità che il suo pensier figura:
Ma per cagion di lei grave procella
Presentendo in suo cor, brama quiete,
Brama raccorsi in porto
Dinanzi al fier disio,
Che già, rugghiando, intorno intorno oscura.
       Poi, quando tutto avvolge
La formidabil possa,
E fulmina nel cor l’invitta cura,
Quante volte implorata
Con desiderio intenso,
Morte, sei tu dall’affannoso amante!
Quante la sera, e quante
Abbandonando all’alba il corpo stanco,
Se beato chiamò s’indi giammai
Non rilevasse il fianco,
Nè tornasse a veder l’amara luce!
E spesso al suon della funebre squilla,
Al canto che conduce
La gente morta al sempiterno obblio,
Con più sospiri ardenti
Dall’imo petto invidiò colui
Che tra gli spenti ad abitar sen giva.
Fin la negletta plebe,
L’uom della villa, ignaro
D’ogni virtù che da saper deriva,
Fin la donzella timidetta e schiva,
Che già di morte al nome
Sentì rizzar le chiome,
Osa alla tomba, alle funeree bende
Fermar lo sguardo di costanza pieno,
Osa ferro e veleno
Meditar lungamente,
E nell’indotta mente
La gentilezza del morir comprende.
Tanto alla morte inclina
D’amor la disciplina. Anco sovente,
A tal venuto il gran travaglio interno
Che sostener nol può forza mortale,
O cede il corpo frale
Ai terribili moti, e in questa forma
Pel fraterno poter Morte prevale;
O così sprona Amor là nel profondo,
Che da se stessi il villanello ignaro,
La tenera donzella
Con la man violenta
Pongon le membra giovanili in terra.
Ride ai lor casi il mondo,
A cui pace e vecchiezza il ciel consenta.
       Ai fervidi, ai felici,
Agli animosi ingegni
L’uno o l’altro di voi conceda il fato,
Dolci signori, amici
All’umana famiglia,
Al cui poter nessun poter somiglia
Nell’immenso universo, e non l’avanza,
Se non quella del fato, altra possanza.
E tu, cui già dal cominciar degli anni
Sempre onorata invoco,
Bella Morte, pietosa
Tu sola al mondo dei terreni affanni,
Se celebrata mai
Fosti da me, s’al tuo divino stato
L’onte del volgo ingrato
Ricompensar tentai,
Non tardar più, t’inchina
A disusati preghi,
Chiudi alla luce omai
Questi occhi tristi, o dell’età reina.
Me certo troverai, qual si sia l’ora
Che tu le penne al mio pregar dispieghi,
Erta la fronte, armato,
E renitente al fato,
La man che flagellando si colora
Nel mio sangue innocente
Non ricolmar di lode,
Non benedir, com’usa
Per antica viltà l’umana gente;
Ogni vana speranza onde consola
Se coi fanciulli il mondo,
Ogni conforto stolto
Gittar da me; null’altro in alcun tempo
Sperar, se non te sola;
Solo aspettar sereno
Quel dì ch’io pieghi addormentato il volto
Nel tuo virgineo seno.
 

Hollande in Francia una ne fa l'altra la inventa

Hollande vuole le nozze gay e vuole tassare Google, per regalare soldi alla sua stampa, scusate alla stampa in generale, per timore delle critiche.
Ora le tre religioni figlie di Abramo, con i loro responsabili e rappresentanti, dicono no ai matrimoni gay: sono i protestanti e i cattolici, i mussulmani e gli ebrei.
Grazie allo sciocco Hollande i fedeli ad un solo Dio non sono mai stati così vicini.
Si può dire che Hollande abbia fatto un miracolo.

Legge di Stabilità e anti-corruzione... due scelte dubbie

Oltre alla assurda legge definita di stabilità, che sta rientrando nella normalità per le giuste critiche anche per i rimborsi, ora la nuova legge  contro la corruzione provoca i sospetti della stampa e delle opposizioni perché pare abbia aperto la strada alla prescrizione per questi reati.
Fatta la legge trovato l'inganno si dice, ma il ministro di Grazia e Giustizia sostiene che allungherà la prescrizione e che non si vuole fare del perdonismo un'arma per nascondere il crimine ... politico dei corrotti e dei corruttori.
Speriamo che sia vero

Blog, blogger e gli uomini della rete, un po' cretini

Dietro un blog, talvolta, ma non sempre, ci sono personaggi che valgono veramente poco, non parlo dei blog veri, ovvero di persone che aprono un loro sito, meglio un loro blog, scrivono ciò che pensano, trattano di argomenti differenti, dall'economia alla cucina, sino alla fisica nucleare.
Parlo di personaggi che sono prezzolati non si sa bene da chi: hanno due caratteristiche sono poco intelligenti, hanno lo spirito degli imbonitori, dei venditori di pentole in televisione e al mercato, sono spesso stupidi e scaltri: sono furbi e si vendono ai potenti, ma non sanno reggere un discorso e lo evitano con battutine, idioe come loro.
Si rivolgono al popolo bue, alla gente ignorante come capre, senza offendere le capre.

Renzi Matteo e Bersani ai ferri corti... è una lotta dura

Renzi Matteo e Bersani si scontrano come non mai e le parole sono non pesanti, ma sprezzanti.
Bersani ha lasciato lavorare il rottamatore, con l'esclusione di Veltroni e di D'Aalema, ma in tutto questo blaterale non rimane che parlar chiaro, dire che tutto segue una logica strana e insolita, da lotta di potere interno, da faida.
Le idee dove stanno?
Un tempo non si litigava esplicitamente per il posto, per la poltrona, oggi sì: le idee e i programmi non ci sono più, non interessano neppure.
La casta.... non perde il vizio.

19 ott 2012

Facebook e Youtube, internet per tutti, anche per i cretini

Su internet e nei social network spesso la scemenza è di casa, gli imbecilli così trovano il loro spazio naturale e le loro affermazioni confuse colpiscono e fanno vittime tra i loro simili: le imbecillità che si aggirano, tra questi strumenti belli e intelligenti in se stessi, sono a livelli incredibili.
Abbiamo chi non sa fare due conti, altri sostengono le tesi più idiote, che neppure il peggiore dei giornalisti osa affermare.

Youtube News G Rossi straparla


Le stupidaggini e la confusione di questo video paiono terrificanti, il ragazzo in questione pare veramente alterato, il discorso non segue una linea logica, la confusione mentale del giovane G è tanta.
Parla di una proposta d legge in Inghilterra, scordandosi che l'Inghilterra è solo una regione della Gran Bretagna. Non dice chi la propone e poi confonde, non solo per ignoranza, grave lacune scolastiche, cosa sia la differenza tra proporre una legge, uno può proporre di dare la medaglia d'oro agli asini per esempio, ma la legge antiproibizionista non esiste e non esisterà, almeno in Gran Bretagna, governato dai conservatori.
G, poveretto, insiste in un insieme di notizie imprecise, dice che c'era una polizia (quale?) che controllava l'uso della droga, ma ora non lo fanno più, dice il povero G.
Per favore G- Rossi, leggi e leggi, così metterai in ordine il disordine mentale di questo brutto monologo, degno del trota.

Melania Rea. Parolisi Salvatore e l'ergastolo richiesto dallìaccusa

Parolisi è messo molto male e la pubblica accusa non ha dubbi e non concesso neppure un attenuante: per lui si chiede l'ergastolo, che ovviamente deve essere confermato dai giudici.
Il caso quindi sta arrivando alla parola fine, almeno per il primo grado, ma i dubbi rimangono: Parolisi è fortemente sospettato, ma il movente è troppo debole, quasi irreale.
Qualcosa è sfuggito alle indagini, qualche argomento, qualche movente più consistente.
Le ipotesi dei media sono state tante, molte fantasiose o improbabili: si è parlato di camorra e di massoneria, di sette sataniche e di droga in caserma, di tanto altro ancora...
Speriamo che poi la sentenza, qualunque essa sia, dia spiegazioni a ciò che è avvenuto, in ogni suo particolare misterioso, strano, confuso.