– Bergamo 19 giugno 2018 -
Un amico mi chiama e mi invita ad un’apericena nella cascina-studio-esposizione degli artisti Giuseppe Guerinoni e Mariella Perani. Con sorpresa apprendo che l’apericena, unito ad un’esposizione di tele, è un omaggio ideato dai coniugi Guerinoni per festeggiare il compleanno del fratello di lui: Claudio Guerinoni d’Averara artista.
Un gesto davvero amorevole e ammirevole nei confronti di un fratello. Ma le sorprese non finiscono: oltre al cibo, per altro ottimo, preparato da Mariella, ho ammirato le opere di Giuseppe e Mariella. Insomma, una famiglia di artisti, già il padre di Giuseppe e Claudio, Luigi Guerinoni era un artista scultore. Fra un sorso di ottimo vino, salame, tartine e altre leccornie, giro all’interno della bellissima cascina, osservando le opere di questi artisti. Conoscevo già da tempo Giuseppe, aveva esposto nella mia galleria a Bergamo, Galleria Hatria attiva fra gli anni 1980 e ’90. Ricordavo Giuseppe una persona squisita, dolce con questi suoi occhi azzurri
espressivi. Pacato, tranquillo, sempre sorridente e dopo tanti anni il rivederlo è come se fossi ritornata indietro nel tempo. Ai piani alti sono esposte opere di Giuseppe e Mariella, sono in perfetta sintonia tra loro: sia le opere che loro due! Appesi o adagiati lungo le pareti si ammirano le resine di Giuseppe, di grandi dimensioni, domina l’oro ma non luccicante. Rilievi di foglie, rami, forme astratte sono modellati su ampi supporti. Evocano un paesaggio lontano da noi: la giungla. Altri sono pannelli misteriosi dove la mano dell’artista ha steso il materiale come fosse un muro da modellare. In mezzo ai locali trovano posto le sculture. Scoprire l’arte di Giuseppe mi lascia sorpresa: lui così sereno produce opere spiazzanti, che ti lasciano il fiato sospeso: ma come…! I suoi uomini, le sue figure umane in movimento, i suoi acrobati, i contorsionisti, gli esili corpi drammaticamente espressivi rivelano un altro carattere di questo artista. Solo osservando a tutto tondo le sue sculture possiamo percepire una sorta di conflitto interiore nell’animo di Giuseppe. Le sue opere sono una denuncia dell’essere umano che combatte ogni giorno fra il bene e il male, fra la ragione e il sentimento, fra il lasciarsi andare e l’auto controllo e noi non la percepiamo se non guardandole attentamente. Mariella ha anch’essa un animo gentile, con dolcezza vuole catturare il vento, è in armonia con le sue sculture “paciose”, dormienti, assopite in un sonno perenne adagiate su cuscini morbidi e delicati. Figure in carne, contrapposte alle esili figure del marito. Sono rilassate, dialogano con la fissa dinamicità dei corpi di Giuseppe. Si confrontano, si studiano, si fanno compagnia a vicenda: uno in conflitto con i suoi pensieri, l’altra con la pacatezza del sonno. Sonno ristoratore e sognante per poi svegliarsi e intraprendere il lungo movimento affinché si possa spingere la ruota del tempo, che non va da nessuna parte ma ti avverte che devi vivere il presente: il passato ormai è andato, il futuro è incognito, quindi fermati, sii cosciente e muoviti nel presente. A Mariella piace anche giocare, vedi le sue porte rivestite con materiali vari, una porta diversa dall'altra: la vita è anche questo un gioco e risulta ancora più bello se è fatto insieme alle persone che ami e agli
amici più cari. Non voglio dimenticare Claudio, che dire i suoi dipinti parlano un linguaggio di disagio, sono molto colorati ma ciò che rappresentano dicono
chiaramente che occorre urlare per farsi sentire e notare. Tre artisti, tre personalità diverse ma unite dall'amore del fare, del creare, del condividere e dall'armonia che regna in quella cascina adagiata lungo il fiume. Attraverso il ponte e ritorno nella giungla.
Scritto da Iezzi Arianna – Bergamo 19 giugno 2018