3 mar 2010

03/3 Gianfranco difende i giovani? (Arduino Rossi)

Il presidente della Camera entra nel bel mezzo della campagna politica con un suo intervento sulle pensioni: "Fra dieci anni al massimo l'attuale equilibrio sui cui si regge il nostro sistema pensionistico è destinato a rompersi e questo è un problema che deve essere affrontato con urgenza dalla politica".
E' un economista? E' un imprenditore che ha interesse a ridurre il costo del lavoro?
No, è un politico attento e molto interessato alla salute.......del Paese: "Oggi giovani e immigrati permettono il pagamento delle pensioni a coloro che sono usciti dal mondo del lavoro. Domani i giovani riceveranno meno, al momento in cui arriveranno all'età della pensione. La politica non si perda solo nelle questioni dell'immediato, come la par condicio, per fare un esempio, ma dia risposte a questo grande problema. I giovani sono ormai entrati a pieno titolo fra i soggetti deboli e subiscono le conseguenze di un sistema di flessibilità sul lavoro che nel nostro Paese è stato interpretato con eccesso rispetto ad altri paesi europei....”
Le tesi che propone sono sia quelle della sinistra, sia quelle degli imprenditori, sia quelle dei grillini, seguaci di Beppe Grillo, ovvero degli anziani che derubano i giovani del loro futuro.
Che il nostro Gianfranco Fini fosse un politico attento e non si facesse sfuggire nessuna delle ipotesi più in voga, più discutibili era risaputo: sono idee frutto di interessi di parte e non di valutazioni attente della realtà italiana.
La prima contestazione è ovvia e banale: sono i vecchi che hanno creato il benessere che oggi godono i giovani, questo principio lo conosceva bene la gente di qualche generazione fa, quando la solidarietà tra anziani e giovani era chiara, era tra genitori e figli.
Gli immigrati rappresentano un mondo del lavoro marginale e seppure importante, quasi mai di specializzazione, che serve sempre più per la nostra economia: sono le eccellenze che spingono le economie sviluppate e non la manodopera a basso costo.
Una nazione progredita crea reddito per tutte le sue esigenze, compreso per gli anziani dando aiuti alle famiglie, all'istruzione, alla sanità, alla ricerca scientifica e alla cultura.
Infine la decisione di rendere precari i giovani, ormai non solo loro, è stata una scelta imposta da questo liberismo all'italiana, preso dai libri e interpretato, anzi imposto sempre contro gli altri e mai su se stessi.
Invece servono aiuti alle famiglie, perché chi vuole l'ambito secondo figlio lo possa avere senza fare il martire, con sacrifici disumani.
Per lo sviluppo economico occorrono soldi per la ricerca scientifica, che ci innalzerebbe al di sopra delle preoccupazioni di recessioni e decadenze nell'avvenire.
Dove trovare i denari io in passato l'ho già detto, rubando l'idea ad economisti, a imprenditori illuminati: si devono tagliare i fondi alla burocrazia e alla politica, ovvero all'apparato.
Questo è il compito della politica, ma per far questo si devono rinunciare a troppe cose, tra cui al controllo clientelare del Paese: stiamo attendendo le famose riforme, che dovrebbero ridurre i costi incredibili della burocrazia, con un sistema concorrenziale tra pubblico e privato, con il dimezzamento dei nostri rappresentanti in Parlamento, con la scomparsa delle province ed altro ancora.
Vogliono riformare le pensioni?
Inizino a intaccare il mastodontico castello di scartoffie burocratiche, perché oggi l'Italia non lo regge più, poi si potrà trattare anche di altro, magari facendoci lavorare sino a 70, o a 80 anni.