3 mar 2010

10/2 10 febbraio, giorno della memoria per le foibe e l’esodo dalla Venezia Giulia e Dalmazia. (Gustavo Longhi)

Le foibe di Istria sono uno degli argomenti storici “proibiti” ancora al giorno d’oggi: le truppe di Tito entrarono il 1° maggio del 1945, a Trieste, successivamente a Fiume e a Pola.

Il primo massacro avvenne dopo la rivolta popolare che seguì l’8 settembre 1943, che in Istria divenne subito sommossa anti italiana: in genere a pagare furono gerarchi fascisti e anche qualche criminale di guerra, oltre ai soliti innocenti, come capita in quelle occasioni tragiche.

Quanti furono i morti?

994 furono le salme ritrovate nelle foibe e nei pozzi minerari, 326 le vittime certe, ma non riesumate.

Le esecuzioni presunte furono 5.643 in base a segnalazioni locali, mentre furono 3.174 i morti nel campi di concentramento.

Dopo gli infoiba menti gli italiani dell’Istria furono costretti a fuggire ed entrarono in Italia: furono 250-350 mila persone costrette a lasciare le loro case, la loro terra, abitata dai loro avi da sempre.

In Italia il Partito Comunista, organizzò vergognose manifestazioni contro i “traditori” del comunismo: costoro furono insultati alle stazioni, trattati come reietti per decenni.

Questi avvenimenti furono scordati, anzi cancellati dalla storiografia ufficiale e solo la fine del comunismo, nel 1989, permise la ricostruzioni di questi avvenimenti.