17 mar 2010

17/3 Stefano Cucchi e la fatica della verità (Arduino Rossi)

Il presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta, Ignazio Marino ora accusa qualcuno: “Sulla vicenda Cucchi ci sono state responsabilità dei medici”.
Il legale dei familiari di Stefano sta dalla parte della Commissione Parlamentare: “....le risultanze dell'inchiesta sono perfettamente coerenti con quanto sempre sostenuto dalla famiglia Cucchi attraverso i suoi legali e i suoi consulenti”.
Quando si parla di questa morte un po' di rabbia sale dentro: è impensabile che un ragazzo già segnato dalla vita per scelte dannose per se stesso, in prigione per reati minori come tanti come lui, possa morire così.
E' il destino di molti ragazzi fragili, che non sono mai cresciuti e da più di trentanni cadono lungo le strade della vita: tutti noi abbiamo nei nostri ricordi i nomi e i volti di nostri compagni delle scuole, dalle medie inferiori sino all'università, che sono “finiti male” alle periferie delle città, a farsi nei vespasiani, a rubare, a vendere il loro corpo nelle stazioni di sera, o nelle piazze male illuminate.
Lo facevano solo per quella sostanza: non erano i più cattivi, non erano i più stupidi, neppure i più deboli, erano solo quelli che avevano percorso la strada sbagliata nel giorno che non dovevano essere lì.
Poi decisero di prendersi, tanto lo fanno tutti, tanto quello là ha smesso senza fatica, l'altro invece è da una vita che si inietta roba ed era ancora al mondo vivo e vegeto: così credevano i poveri illusi.
Poi iniziarono a rubare per la roba, poi, se li incontravi, ti dicevano: “Domani smetto, non preoccuparti, ho capito di avere sbagliato”.
Ti chiedevano qualche spicciolo ma non smisero mai: di loro non si sa più nulla, si sono persi per sempre in una strada solitaria.
Ora Stefano Cucchi deve avere una risposta e un po' di giustizia: non era un pezzo di legno da lasciare lì, perché così non avrebbe dato più fastidio.
I dubbi sul caso sono molti e la scelta di dichiarare che morì per disidratazione pare dovuta a una scelta riassicurante.
Non si vogliono urtare certe sensibilità, è meglio non dire certe cose?
E' proprio tutta colpa dei medici?
Io oso dire che il carcere non è un ospedale e Stefano non doveva stare lì, doveva finire in un luogo adatto, doveva essere curato e riabituato a una vita degna di essere vissuta.
Ora si cercano i responsabili, ma più che disidratazione Stefano è morto per la distrazione di qualcuno che si è scordato di lui, come ci si distrae, non ci si preoccupa più di troppi ragazzi come lui, che ormai, per la mentalità comune, non avranno più un futuro.
Sono i figli perduti?
Sono quei ragazzi dal riso triste che non vogliono svanire dalla nostra memoria.