27 ott 2010

Il moralismo della sinistra ricorda troppo l'odio politico dei processi stalinisti, quelli degli anni Trenta e quelli famosi degli anni Cinquanta.

Capezzone è il portavoce del Pdl e mentre era per strada, vicino alla sede del suo partito a Roma ha subito un'aggressione improvvisa da parte di uno sconosciuto.

E' stato colpito a pugni in viso e sul torace: è stato portato in ospedale per essere medicato, ma ormai il clima delle aggressioni fisiche, da parte dei soliti esagitati, spesso psicopatici, lascia perplessi.

Il clima di odio è alle stelle e certamente a sinistra, storicamente, si amano le maniere forti, come un tempo facevano i fascisti: tutto il dopoguerra è zeppo di piccole e grandi aggressioni da parte dei soliti violenti.

Il vecchio Pci e oggi il Pd stigmatizzano questi atti, ma poi poco o nulla fanno per fermare i violenti, tranne quando questa violenza ricade su di loro, provocando reazioni repressive sconsiderate.

La sinistra con la violenza politica ha sempre avuto un rapporto ipocrita: la utilizzata come arma quando faceva comodo, poi la condannava e la reprimeva, senza troppe remore.

Spesso questa repressione non porta alla giusta punizione dei violenti, ma alla loro emarginazione sociale, spesso indiscriminata e ingiusta: la sinistra è senza pietà nell'applicare ...la sua giustizia di partito, contro tutti.

Il moralismo della sinistra ricorda troppo l'odio politico dei processi stalinisti, quelli degli anni Trenta e quelli famosi degli anni Cinquanta.