20 ott 2010

loro odiano gli “infami”, che nel linguaggio carcerario sono coloro che parlano alla polizia, ai carabinieri, ai magistrati.

Dal carcere di Taranto i carcerati hanno espresso la loro innocenza a Sabrina Misseri: ''Non mollare, resisti perché c'è tanta gente innocente in carcere''.

Così i carcerati odiano il padre, ma non per l'innocenza e la colpevolezza: loro odiano gli “infami”, che nel linguaggio carcerario sono coloro che parlano alla polizia, ai carabinieri, ai magistrati.

Michele Misseri è un doppio infame, per la loro cultura e per questo deve pagare anche per loro: è un assassino di una ragazzina, stupratore, almeno secondo la prima confessione e traditore, per di più dei suoi parenti.

Peggio di così non si può essere, per un carcerato.