In un primo episodio, a S. Omobono Terme, località Mazzoleni, la pattuglia del Nucleo ittico venatorio della Provincia ha scoperto un caso di uccellagione: un impianto di cattura per avifauna composto da tre reti verticali di 10 x 2 metri e da diverse gabbie contenenti uccelli da richiamo. L'impianto è stato utilizzato ''a regola d'arte'' con la preparazione del sito e la messa in opera di bacche appetite dagli uccelli, al fine di facilitarne la cattura.
La pattuglia si è appostata nei pressi per individuare l'autore del reato, che è giunto sul posto e ha recuperato dalla rete un tordo bottaccio. Nelle reti erano intrappolati vari esemplari di avifauna: tre tordi bottaccio, due passere scopaiole vive e una morta; esposti come richiamo c'erano invece otto passere scopaiole, otto luccherini sprovvisti di anello identificativo e un merlo.
Vicino alle reti si trovava un tavolino sul quale c'erano due passere scopaiole, una capinera e un pettirosso precedentemente estratti dalla rete e uccisi.
Si è poi proceduto al recupero della fauna morta e alla liberazione della fauna viva catturata e detenuta illegalmente, nonchè al sequestro delle reti.
Il soggetto è stato infine segnalato all'Autorità giudiziaria per il reato di uccellagione.
In un secondo episodio, il personale di polizia provinciale in servizio in Valle Imagna è stato avvisato dalla vigilanza venatoria volontaria che aveva individuato a Gerosa un appostamento temporaneo al cui interno si trovava un fucile carico abbandonato.
Giunta sul posto, la pattuglia del Nucleo ittico venatorio ha individuato un fucile monocanna calibro 8, ancora carico e posizionato all'interno di un appostamento temporaneo, costruito all'interno di un fondo recintato.
Nel luogo dove è stato approntato l'appostamento temporaneo, opportunamente mimetizzato nella vegetazione circostante, vi era la presenza di numerose essenze e piante che producono bacche per attirare i volatili.
Il soggetto identificato non era in possesso di licenza di caccia. All'interno di un deposito per attrezzi erano custodite alcune scatole contenenti munizioni varie e, presso una baita posta nelle vicinanze, un altro fucile (una "doppietta" calibro 12).
Le armi, pur denunciate alla stazione Carabinieri competente, erano evidentemente detenute e custodite presso l'abitazione del proprietario sita in un'altra località.
Si è proceduto quindi al sequestro delle armi e delle munizioni per esercizio dell'attività venatoria in assenza di licenza e per il porto abusivo dell'arma al di fuori del luogo di detenzione.
Infine gli agenti del Nucleo ittico venatorio e della vigilanza volontaria in servizio di prevenzione e controllo a Lurano hanno rinvenito nei pressi di un appostamento fisso di caccia, occultato e posto sotto un filare di vite, un richiamo acustico elettromagnetico munito di altoparlante e di una batteria supplementare di notevole dimensione e autonomia.
Gli agenti hanno disattivato il richiamo acustico elettromagnetico, il titolare dell'appostamento fisso ha ammesso le proprie responsabilità e - spontaneamente – ha estratto dalla tasca del giubbetto il telecomando per azionare a distanza il richiamo acustico. E' stato contestato l'utilizzo illecito di richiamo acustico elettromagnetico quale mezzo di caccia vietato, che veniva sottoposto a sequestro.
"Le azioni di controllo testimoniano una stretta sinergia operativa tra il Corpo di polizia provinciale e la vigilanza volontaria, un connubio vincente a tutela della fauna e del regolare svolgimento dell'attività venatoria nel territorio bergamasco", ha dichiarato l'assessore alla Polizia provinciale Fausto Carrara.