9 mar 2011

Diminuiscono i laureati dal 2008, diminuiscono le matricole iscritte all'università e le prospettive sono sempre peggiori.



Diminuiscono i laureati dal 2008, diminuiscono le matricole iscritte all'università e le prospettive sono sempre peggiori.
Non solo gli laureati ricevano scarso interesse dal mercato, specialmente se donna, ma pure ci si accontenta sempre più di lavori precari e il nero, senza contratto è di …. moda.
Così si può scoprire cosa fanno i giovani, detti bamboccioni, o almeno una parte dei loro: svolgono lavori senza contratti e guadagnano pure poco.
Non tutti i 2 milioni di nulla facenti delle statistiche sono a casa a grattarsi la testa, o altro, ma spesso accettano tutto e tacciono, per la gioia degli imprenditori che urlano contro gli italiani nulla facenti e poco elastici nell'accettare lavori umili.
Sempre questi ragazzi, laureati o solo diplomati, lavorano in nero e sono disprezzati da certi politici perché inadatti a svolgere dati mestieri, che vengono lasciati agli extracomunitari.
In realtà nelle nostre aziende, in genere piccole, c'è la guerra dei poveri per 700, 800 euro al mese, senza contratto.
I ragazzi accettano e stanno zitti, poi ci sono i figli di papà che non muovono il sedere e restano a casa, ma non sono molti, per fortuna.
Questa generazione è stata tradita dai politici, dai sindacalisti professionisti e dagli....esperti televisivi che li disprezzano pure.
Intanto questi giovani di oggi sono poco solidali tra loro: sono stati cresciuti con valori individualistici, dove il migliore vince, anzi il più furbo vince.
Eppure non ho mai conosciuto nella mia vita un solo imbecille che non si considerasse scaltro: forse qualche dubbio per la propria furbizia renderebbe molte persone, in particolare molti giovani, più attente alle ingiustizie sociali ed umane, per loro e per chi è vicino a loro.
Abbiamo avuto negli anni Sessanta e Settanta il massimo livello di fiducia nelle ideologie, poi dagli anni Ottanta in poi tutti sono diventati favorevoli alla filosofia spicciola che recita: ognuno per se stesso e Dio per tutti.
Non è solo colpa della crisi se i giovani laureati non trovano lavoro e le lauree non attirano più come un tempo: pare che sia faticoso trovare lavoro anche per i settori tecnici e scientifici, come ingegneria.
Così ci si adatta e si rassegna, ma sbocchi ci sono : lo studio, quello vero non i titoli comprati, dà la formazione mentale, o dovrebbe dare sufficiente bagaglio culturale per far crescere nel mondo del lavoro sia come dipendente che come indipendente.
Pare invece che in troppi si rassegnino a condizioni di vita peggiori di quelle dei genitori.
Questa è la prima generazione che starà peggio dei suoi genitori negli ultimi due o tre secoli?
Dipende molto dai giovani e dalla loro decisione ad essere indipendenti e a pretendere da questa classe politica un futuro, con tagli agli sprechi e una politica per lo sviluppo, non una logica malsana di dominio clientelare.
Stanno rubando il futuro ai nostri giovani?
Per ora i politici e non solo loro, ma anche gli economisti della domenica, hanno cercato di creare un conflitto tra generazioni per il lavoro e le pensioni: dividere per imperare.
Invece le generazioni si devono ritrovare, padre e figli, con una nuova logica: non è chi ha 40 anni di lavoro sulle spalle che ruba il futuro ai ragazzi, ma tutta una struttura rigida, cristallizzata di potere nazionali e locali.
Deve essere chiaro che un giovane si deve poter creare il suo lavoro se non lo trova sul mercato e lo deve fare con quattro carte e due licenze, in 24 ore, massimo in 48 ore, tutto il resto è un abuso della pubblica amministrazione.